MILANO - Un’impresa a costo zero. È il miracolo centrato dall’Inter, tornata nei quarti di Champions dopo dodici anni con una squadra impregnata di prestiti, acquisti low cost e soprattutto parametri zero. Ruolo per ruolo, compreso chi è entrato a partita in corso nella sfida con il Porto, sono ben otto. Onana, autore di una miracolosa parata su Taremi nel recupero, è stato strappato all’Ajax da svincolato. Idem per D’Ambrosio e De Vrij, entrati nel secondo tempo per alzare il muro visti i problemi fisici accusati da Bastoni e Dimarco: il primo era in scadenza al Toro (ed è stato il primo acquisto di Thohir: pare preistoria); il secondo, sempre a fine contratto, è arrivato dalla Lazio. Il meglio - in tal senso - c’era a centrocampo dove hanno imperversato Calhanoglu e Mkhitaryan. Il turco ha saputo diventare un regista di prim’ordine dopo che l’Inter l’aveva preso da svincolato dal Milan per tappare il buco aperto dalla inaspettata perdita di Eriksen. Ancora più incredibile la parabola dell’armeno che a Porto ha vissuto la diciannovesima (!) partita da titolare consecutiva. Ma in questo caso, quando è andato a buon fine il corteggiamento dalla Roma, nessuno aveva dubbi sull’apporto che avrebbe garantito Mkhitaryan alla causa.
Non solo Lukaku
Poi ci sono gli acquisti low cost e i prestiti, categoria a cui appartiene pure Romelu Lukaku, anche se visti i costi dell’operazione (7,860 milioni solo per il prestito), Big Rom - non ce ne voglia - è un intruso nel mazzo. A cui appartiene a tutti gli effetti invece Francesco Acerbi, per cui Inzaghi ha dovuto spendersi in prima persona (secondo Zhang e chi gli sta vicino era ingiustificato pagare quelle cifre di stipendio per un ultratrentenne). A cifre di saldo sono infine arrivati Dzeko (costato un bonus per la qualificazione in Champions riconosciuto alla Roma) e Darmian, approdato all’Inter per 3.3 milioni fra prestito e obbligo di riscatto.