MILANO - Qualcosa si è rotto il 22 maggio, il giorno delle lacrime sotto la curva nord per uno scudetto gettato al vento. Lì l’incantesimo che ha segnato la prima stagione di Simone Inzaghi all’Inter si è spezzato. Le parole in libertà pronunciate da Hakan Calhanoglu in Turchia (poi goffamente smentite), dovevano essere un indizio («L’Inter è molto più forte del Milan ma quella partita è cambiata al 75 , sull’1-0 per noi, dopo che siamo stati sostituiti io e Perisic. L’allenatore ha contribuito alla sconfitta, gliel’ho anche detto»). Quanto accaduto il 5 febbraio è stato poi amplificato dalla rimonta e quindi dal sorpasso subìto dal Milan. L’idea che Inzaghi sia il primo responsabile dello scudetto perso è sbagliata e ingenerosa però, quanto accaduto nelle prime partite di stagione, con i cambi sbagliati all’Olimpico e le sostituzioni tardive nel derby e pure col Bayern, hanno fatto ingrossare il partito dei falchi, anche in seno a una tifoseria che mercoledì, per la prima volta, non ha perdonato nulla all’Inter. Fischi a fine partita e brusii di disapprovazione ogni qual volta toccava palla Gagliardini nonché dopo l’occasione mancata da Correa nel finale. Tra l’altro, analizzando quanto visto nel derby e con il Bayern, sarebbe stato più utile partire nella stracittadina con Dzeko che, al contrario, con i tedeschi non è mai riuscito a fare il suo gioco per assenza di palloni buoni da maneggiare.
Asllani fuori dai radar
Per quanto riguarda Gagliardini, mandarlo in campo è stato doppiamente sbagliato: in primo luogo perché così il centrocampista ha fatto da parafulmine (pur essendo l’ultimo ad avere colpe) al malcontento dei tifosi, inoltre perché sarebbe stata l’occasione per far mettere minuti ad Asllani e magari pure a Bellanova che sono scomparsi dai radar a certificare come Inzaghi sia un allenatore che vede poco i giovani. La gara con il Bayern ha reso ancora più evidente un problema di condizione atletica: nei piani dello staff c’era l’intenzione di partire forte invece l’Inter in questa prima fase di stagione non è mai riuscita a fare la differenza su gli avversari ed è naufragata in Champions dove un anno fa, con il Real, pur perdendo per il gol di Rodrygo arrivato nel finale, non solo aveva tenuto testa, ma aveva addirittura giocato meglio dei futuri campioni d’Europa. L’unico ad aver visto un’analogia tra la gara con il Bayern e quelle con Real e Liverpool è stato proprio Inzaghi che, nella sua disanima post partita, ha sottolineato come «non ci sia stato assolutamente un passo indietro rispetto a quelle partite, sono state gare simili perché anche stavolta avevo la sensazione di poter far male a queste grandi squadre». A smentire questa analisi sballata, le statistiche emerse ieri che hanno certificato come dal 2003/04 nessun portiere all’Inter in Champions abbia parato più tiri (10) di Onana contro i tedeschi, segno di un dominio a tratti imbarazzante, nel primo tempo, da parte della formazione allenata da Julian Nagelsmann. Ma Inzaghi - al di là della decisione di dichiarare a microfoni unificati la scelta di rimettere in porta Handanovic col Torino (un’uscita che ha suscitato pure molte perplessità in società) - ha commesso un’altra scivolata parlando di Barella: «Ho deciso di dargli un turno di riposo, sta convivendo anche con un problemino da inizio stagione ma è un generoso e vuole sempre giocare. Stasera lo volevo risparmiare, poi sull’1-0 stavo per inserirlo, poi abbiamo preso il 2-0 e ho deciso di farlo risposare. Sabato credo rientrerà». Posto che da Appiano trapela il fatto che il centrocampista, oltre a denotare un certo nervosismo, ultimamente non abbia i giusti atteggiamenti, quella dell’allenatore non è parsa una grande uscita nei confronti dei 60mila tifosi che avevano pagato un regolare biglietto (non certo a buon mercato) nella speranza di vivere un’altra partita: considerato il recupero, il raddoppio dei tedeschi è arrivato a 27 minuti dalla fine e ci sarebbe stato da aspettarsi il tentativo di riacciuffare il risultato in extremis, anziché iniziare a pensare al Torino, come certificato pure dai 4 cambi effettuati contemporaneamente. Se Carlo Ancelotti avesse ragionato allo stesso modo, il Real - anziché vincere la Champions - sarebbe uscito agli ottavi col Psg, dopo aver subìto il gol di Mbappé al Santiago Bernabéu. L’ultima buccia di banana, Inzaghi l’ha presa dissertando sulle occasioni create dalle due squadre. «Stesse parate di Neuer e Onana, però perdiamo 2-0». Sembra incredible, però l’ha detto davvero.