Inter, l'inchiesta in tv: "Milano è della 'Ndrangheta, Beretta o parla o muore"

"Lo stato delle cose" dedica una puntata al caso giudiziario che sta sconvolgendo il mondo sportivo italiano, le infiltrazioni della criminalità organizzata nella curva Nord e in quella Sud tra ricatti, droga e omicidi
Inter, l'inchiesta in tv: "Milano è della 'Ndrangheta, Beretta o parla o muore"

Il caso della Curva dell'Inter (e del Milan) è stato dettagliatamente affrontato nel corso del nuovo programma di Rai 3 'Lo stato delle cose', condotto da Massimo Giletti. Il giornalista, prima di presentare i suoi ospiti, ovvero i colleghi Selvaggia Lucarelli e Federico Ruffo, fa subito il sunto della questione: "Tutte le carte sono arrivate alla commissione antimafia di Milano. Omertà? Paura? C’è una chiave di lettura: si chiama ‘Ndrangheta. C’è una frase che fa capire la gravità della storia. La moglie di un uomo che non c’è più, Vittorio Boiocchi. La signora Giovanna alla domanda 'Sa chi ha ucciso suo marito?', Risponde 'Io lo so da due anni, volevo solo dirglielo e io le do l’esclusiva una volta che sui giornali viene fuori il nome, sì, ma non adesso'".

Giletti prosegue: "Lo so da due anni non è una frase da poco, vuol dire che se lo sa lei lo sapevano in tanti. Questa donna deve avere giustizia: tra 15 giorni saranno trascorsi due anni da quando ha perso suo marito, forse qualcuno le dovrà dare una risposta. Ma riavvolgiamo i nastri. I due protagonisti della storia recente: Antonio Bellocco, detto U Nanu, arriva dalla Calabria, proveniente da una potente cosca. Sua madre e suo padre son stati al 41 bis, sua mamma c’è ancora. Bellocco vuole conquistare la curva dell’Inter, perché la ‘Ndrangheta vuole entrarci. Ma c’è un secondo protagonista, Andrea Beretta, l’uomo che ha ucciso Bellocco. Uomo noto, capo degli ultras. Andavano tutto sommato d’amore e d’accordo prima, volevano gestire la curva. La GdF, prima del fatto drammatico, aveva ascoltato questo audio: è proprio Beretta ad introdurre Bellocco nella curva perché voleva avere il potere della ‘Ndrangheta per unire tutti sotto di lui". 

L'omicidio Bellocco e il clima criminale

"C'è un'intercettazione del 16 novembre 2022. Gli uomini della mobile stavano ascoltando. E ascoltavano bene: “Vieni dentro, faremo un macello: domineremo la curva”. Questo era il vero obiettivo. Ma dobbiamo andare avanti nel racconto, vi voglio far ascoltare cose drammatiche ma che ci fanno capire cosa c’è dietro. Il 4 settembre Bellocco e Beretta hanno appuntamento alla palestra Testudo, a Cernusco sul Naviglio. Bellocco arriva, esce dalla macchina, la lascia lì perché tra pochi minuti sa che Beretta lo raggiunge. I due si abbracciano, si baciano, sono amici: nulla lascia trasparire quel che succederà a breve. I due escono ed entrano in macchina, hanno un appuntamento: devono andare alla comunità di don Mazzi. Tutto sembra tranquillo, si erano abbracciati nella palestra. Ma poi la smart va in retromarcia, si apre la portiera di destra di Bellocco, inizia la colluttazione. Nella palestra sentono il trambusto, e infatti alcuni escono. La macchina va a sbattere, e probabilmente Bellocco è già stato ucciso con una coltellata. Beretta si è buttato fuori dall’auto, ed è già colpito da un colpo di pistola, con Bellocco che era riuscito a colpirlo con la sua stessa pistola. Solo un colpo, il caricatore cadrà a terra, e Andrea Beretta ucciderà a coltellate Bellocco. Non contento, rientra dentro la Smart e continua a colpire selvaggiamente col coltello Bellocco. Cercano di fermarlo in tutti i modi, ma non ce la fanno: Beretta è enorme e fuori di sé. Solo ad un certo punto, dopo aver devastato il corpo di Bellocco con 21 coltellate, esce dall’auto".

Interviene Selvaggia Lucarelli: "Non è così sotterranea questa situazione, da persona che vive a Milano da 10 anni. Ci sono chiusure continue di società, di imprese, ristoranti, locali perché sequestrati alla Mafia, alla Camorra ma soprattutto alla ‘Ndrangheta. Solo quest’anno sequestrate alla ‘Ndrangheta 140 imprese a Milano e 5000 imprese sono in odore di infiltrazione. Io sono andata allo stadio una volta, andai a vedere l’Inter 3 anni fa e non ci sono mai più tornata: ho visto un livello di violenza che mi ha fatto passare la voglia. Sembrava, come dicevi, andassero tutti d’amore e d’accordo nella curva, ma leggendo alcune intercettazioni emerge quanto avessero paura dell’altro. C’era un ‘amore’ di facciata. Beretta? Chi uccide prima l’altro si salva. C’è un intercettazione di Ferdico, braccio destro di Bellocco, lui a un certo punto dice una cosa esplicita ad un tifoso 'Con Bellocco siamo amici, ma mi dice «Eh, sai, tu devi fare in modo di non tradirmi, altrimenti sono costretto ad ammazzarti» e questa cosa non mi piace'. Tutti avevano paura dell’altro, il clima era criminale". 

A questo punto viene mandata in onda l'intervista ad un tifoso Inter, ascoltato anonimamente: "Il discorso è che la curva è fatta di persone, e se le persone che gestiscono la curva devono rispondere a persone ancora sopra di loro, è chiaro che sono un organo di controllo per un sacco di situazioni che si sviluppano nella città e fuori: concerti, artisti… Tutti personaggi influenti, dal mondo dei più giovani a salire. Vuol dire avere il controllo totale su Milano. Dopo il Covid è cambiato qualcosa: si è rivisto in curva Boiocchi, poi è successo quel che è successo. Da lì sono iniziate a transitare figure nuove, c’era Bellocco che non era uno dei nostri ma è arrivato in quel periodo, e da lì si è capito che c’erano dei legami con persone che erano già all’interno della curva e che stava cambiando qualcosa. Se ho paura di dire la parola ‘Ndrangheta? Si, perché si percepisce che c’è qualcosa di diverso, di forte, un potere che non si era mai visto neanche nel nostro ambiente. Noi facciamo i tifosi, siamo tifosi, non facciamo i soldi sugli altri, anzi ce li mettiamo. San Siro ha bacino di utenza di 70.000 persone: che l’evento sia il concerto o la partita di calcio è uguale. I numeri son quelli: biglietti, posteggi, 1500-2000 macchine e 30 euro a vettura, bibite, cibo. Quello è l’indotto, il guadagno, poi capisci che la partita è uno strumento per avere per quel guadagno, si parla anche dei concerti. I personaggi sono gli stessi agli eventi. Ora si parla anche degli artisti e tutto, però i personaggi son quelli e i soldi son quelli, e la torta è quella".

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Beretta-Bellocco e il ruolo dell'uomo misterioso: "C'è un altro che sa tutto..."

Federico Ruffo spiega: "Sembra che dobbiamo essere sorpresi da una cosa che era lì, sotto gli occhi di tutti. Quando Boiocchi viene ucciso, viene ucciso sotto casa da 2 persone in moto. Quel giorno c’è Inter-Sampdoria, a cui lui non può andare perché è stato beccato pochi mesi prima mentre andava a sequestrare un imprenditore per estorcergli 2 milioni di euro coi fratini della GdF e tutto l’occorrente. Boiocchi era stato in carcere per 23 anni per rapina e traffico internazionale di stupefacenti: è un uomo dei palermitani. Torna in curva dopo 23 anni per Inter-Udinese, specifichiamo che aveva lasciato le chiavi della Curva al suo braccio destro, Franco Caravita. Quel giorno i due si incontrano: dall’anello sotto parte un coro per Boiocchi, i due quel giorno si picchiano. C’è una foto che li ritrae successivamente in ospedale col dito medio alzato, a far intendere che han fatto pace. Quello che accade quel giorno allo stadio, quando torna Boiocchi, è il simbolo di una resa, è la foto del proprietario della curva che torna, se la riprende, manda via chi gliel’ha retta, dicendo ‘Tutto mio’. A Milano hanno fatto finta di non vedere, ma è così evidente che è quasi assurdo doverlo ribadire".

A questo punto viene ricostruita la vicenda. Boiocchi si trovava di fronte la sua abitazione. All’improvviso, arriva una moto con due persone a bordo, caschi integrali. Il passeggero scende, sembra ripensarci ma poi ripercorre il porticato verso Boiocchi, con quest’ultimo che si rende conto e urla "Non lo fare, non lo fare". Ma l’assassino estrae la pistola e spara 5 colpi, di cui 2 mortali per Boiocchi. Poi torna dal complice e fugge. Lucarelli dice la sua: "I sospetti ricadono fin dal primo momento su Beretta. Lui ha avuto vari comportamenti sospetti dopo la morte di Boiocchi: diventa irreperibile per giorni, va a Pietrelcina, viene rintracciato in un locale di Pioltello. Poi è costretto ad andare in Questura. Brucia addirittura il telefono nel forno a microonde perché si sente insicuro, ha paura. Vari indizi porterebbero a lui, poi ha un pedigree criminale di tutto rispetto: ha massacrato di botte un napoletano che stava vendendo magliette fuori dallo stadio, tra l’altro quest’uomo soffriva di asma, ha chiesto i medicinali, Beretta li ha buttati a terra dicendo ‘Muori, ti ammazziamo’. Quest’uomo è stato portato in ospedale in fin di vita. Poi tra i due, Boiocchi e Beretta, c’erano state frizioni per le spartizioni di denaro". Ruffo rincara: "Questa cosa fra gli ultras se la sono raccontata. Boiocchi dice ‘Io ho 23 anni di arretrati’. Il codice, esattamente come nelle famiglie mafiose, dice che se io sto in carcere, voi vi dovere prendere cura di me. O mi mandate i soldi oppure quando esco me li date. Ma che ci fosse un tentativo di scalata era evidente: poche settimane dopo l’uscita di Boiocchi c’è questo Inter-Napoli, in cui un tifoso bresciano, Belardinelli, muore. Era stato investito da un tifoso del Napoli, che viene arrestato, nel corso di scontri che, si scopre, erano stati organizzati dai giovani della curva dell’Inter che volevano mandare il messaggio ‘Noi siamo il nuovo che avanza, il nostro sangue ribolle rispetto al vostro’. L’aria era pesante".

Viene mandata in onda una telefonata con la moglie di Boiocchi, Giovanna Pisuo: "Quella frase su chi ha ucciso mio marito? Non è che ci vuole uno studio, eh… Due più due fa quattro. Alla luce di quanto successo ultimamente mi sembra chiaro? Assolutamente. Guardi, non riesco a parlarne. Questioni legate alla curva? Io in questo momento… Non sono io che lo devo dire. È quel signore che lo deve dire, non io. Se mi riferisco a Beretta? Non lo so, uno lo deve dire… Sono in tanti. Se conosco Beretta? Sì, l’ho conosciuto. Se aveva rapporti con mio marito? Non lo so, io sono sempre stata in casa, quindi… Come stavo a casa prima, sto a casa adesso. Non ho a che fare, quindi… non lo so. Se Beretta iniziasse a collaborare potrebbe fare luce sulla morte di mio marito? Assolutamente si". Ruffo interviene: "E’ abbastanza evidente come sono andate le cose. Boiocchi era l’uomo forte della curva: dopo 23 anni esci e in 20 minuti ti riprendi una curva gestita da un altro, fa capire che non c’è discussione, era roba sua. Beretta non ha molte possibilità in questo momento, ha ucciso un rampollo dei Bellocco: o si pente, o si pente. E poi c’è un altro uomo che sa, quello che ha salvato la vita a Beretta e ha condannato Bellocco. L’uomo che, e si sa perché è stato pedinato in questa fase, doveva far addormentare Beretta dandogli qualcosa da bere, ma poi non se la sente. E quest’uomo va poi da Beretta avvisandolo: a fine luglio Beretta sa che lo vogliono far fuori, e inizia a prepararsi. Le 30 coltellate sono di uno che lo sa da 2 mesi".

Ruffo, nella sua trasmissione 'Mi Manda Rai 3' del 5 ottobre 2024, ha intervistato un ultrà Inter, sempre anonimamente. Il tifoso spiega: “La curva è come un’azienda, ed è come un’associazione mafiosa, funziona con le stesse omertà e modalità. C’è uno che tiene i conti, uno che distribuisce le sciarpe, che tiene i conteggi…”. Poi sul litigio Boiocchi-Caravita: "Questa cosa non finisce. Sai perché hanno litigato? Perché Boiocchi quando è uscito è andato allo stadio, dicendo a Caravita che in tutti quegli anni non gli aveva mandato un centesimo e che gli doveva dare tutti i soldi, poiché negli anni si era preso anche la sua parte. Caravita gli ha risposto che non gli doveva nulla, e quindi si son presi con le mani”. Il giorno seguente la rissa, i due pubblicano una foto insieme, per provare di aver fatto pace. Il tifoso anonimo della curva racconta però un’altra versione: "Questa cosa non finisce così. E alla fine qualche testa salta".

Giletti manda in onda un'intervista effettuata a Franco Caravita, ex capo ultras Inter: "La storia la conosce solo chi l’ha vissuta, l’hanno raccontata sempre in maniera distorta. Boiocchi era un grande interista, per me è stato anche un amico. Abbiamo avuto diverbi, c’è anche stata una scazzottata. Abbiamo condiviso un paio d’anni nei ’70, poi lui si concentrò esclusivamente sulla malavita, con le rapine. Dopo 27 anni di galera si ha bisogno di rientrare in società, per rifarsi una vita. Chi secondo me lo ha ucciso? Non lo so, ancora oggi mi chiedo quale sia stato il movente: soldi non ne aveva, era intercettato. Magari qualcosa di vecchio, non so. Curva? In quel momento aveva la curva in mano, qualcuno ha detto che lui ha deposto ma io nel 2018 ero fuori già da 6 anni. Quando muore lui, iniziano queste dinamiche, ed entra Bellocco, ma Bellocco non è la ‘Ndrangheta. Boiocchi ha ricevuto 5 colpi al petto, ma non era neanche così sorpreso di vedere queste persone sotto casa. Era un amico (si commuove, ndr)".

Dopo l'intervista, Lucarelli esclama: "Non avrà un gran pedigree criminale, ma romanticizzare la figura di Boiocchi è eccessivo, non è uno stinco di santo. Definirlo poi un grande tifoso dell’Inter mi fa rabbrividire: non si può definire uno che controllava tutto ciò che girava intorno alle partite e allo stadio un grande tifoso dell’Inter. Inquinare il calcio con la criminalità non ha nulla a che fare col tifo. Tanto più che tendenzialmente molti capi neanche potevano andare, per Daspo o per altri motivi. Che grande interista sei? Ci dispiace per le lacrime, ma resto perplessa". Ruffo dice la sua: "Parte dei soldi arrivavano dai biglietti che le società gli davano gratis perché avevano timore dei tifosi per vari motivi, così loro li rivendevano a prezzi maggiorati. Tu sulla passione dei tifosi veri ci stai lucrando, dove sta l’amore per la maglia?". E Lucarelli rincara la dose: "A molti la passione dello stadio è passata. Conosco personalmente persone che non vanno più allo stadio per non vivere in quel clima di paura".

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Il paragone con i Dominello e la Curva Juve

A questo punto Ruffo spiega come funzionava parte del business: "La questione veinva posta così: 'Ci sono anche gli abusivi, tu vuoi che vadano via? Ci pensiamo noi, ma devi darci una parte dei tuoi guadagni'. Quel venditore napoletano di cui abbiamo parlato prima viene pestato perché Beretta deve dimostrare che lui sta tenendo in ordine lo stadio, altrimenti non c’è motivo per dargli i guadagni. Sei anni fa, quando la cosca Dominello viene pescata tra i Drughi della Juventus, non è che la situazione sia diversa no? La Juve è sotto ricatto ma non vuole denunciare, mentre stanno indagando su altri traffici della ‘Ndrangheta intercettano alcuni dirigenti. Capiscono che fanno affari allo stadio, Dominello entra come amico di un leader, poi si vuole prendere tutto… La dinamica è proprio la stessa, con l’aggravante che più passa il tempo e più vengono sdoganati. Il paradosso è che ad esempio, nel caso di Dominello, lui come capo ultras a volte partecipava ai tavoli della sicurezza in vista delle partite, in Questura. In un paio di occasioni incontra anche Andrea Agnelli, che non sa che lui sia uno ‘ndranghetista. Sa chi è, in un’intercettazione dice ‘Quello ha mandato ad ammazzare qualcuno’, lo sa più o meno, però…". Giletti sottolinea: "Agnelli, chiamato a rispondere, dice ‘Sarebbe ora che il calcio rispondesse’. E invece la mia sensazione è che tutti se la siano presi solo con la Juve, non andando ad indagare sulle altre curve. Se non ci fosse stata la morte di Bellocco, questa cosa sarebbe stata ancora lì, andando avanti".

Ruffo illustra il modo in cui i club calcistici vengono ricattati: "Il ricatto nei confronti della società di calcio nasce dalla responsabilità oggettiva. ‘Se i miei ultras fanno un coro razzista, uno striscione che non devono, pago io la multa’. Perciò i tifosi si presentano ad inizio anno e dicono al club che se non vuole 12 milioni di multa in stagione, deve dargli i biglietti. Sarebbe sufficiente che in una delle miliardi di riunioni che si fanno per discutere dei diritti del calcio, delle piattaforme, si mettessero seduti e trovassero il modo per far sì che la responsabilità oggettiva non pesi sui bilanci dei club, così non sono ricattabili. Poi io sono dell’idea che se qualcuno ti ricatta, denunci. Se non denunci è perché ti sta anche bene così". 

Un sistema intero che non funziona, secondo Lucarelli: "Tutto il sistema non ha funzionato. Leggendo le carte, sono rimasta allibita anche da alcune decisioni del Tribunale di Sorveglianza, con un atteggiamento generoso con alcuni di questi criminali. Bellocco ha potuto risiedere in Lombardia grazie al fatto che tramite la curva ha ottenuto la residenza  e grazie al fatto che potesse fingere di lavorare con una finta attività, sempre procurata dalla Curva. Gli è stato permesso di restare a Milano dove aveva tutti gli affari criminali. Qui non si tratta di sottovalutare, le cose venivano fatte alla luce del sole. Nell’altra curva, quella del Milan, c’era Luca Lucci. C’è un’intercettazione che è illuminante, per certi versi fa anche sorridere per la spregiudicatezza. Gli viene consentito di tornare allo stadio, seppur non da solo ma accompagnato, nel 2023 dopo lungo tempo di allontanamento. C’è questa intercettazione in cui si prende gioco del Tribunale di Sorveglianza, dicendo ‘Mi hanno fatto entrare allo stadio perché vogliono farmi il lavaggio del cervello, sottolineandomi quanto fosse bello tornare ma con la famiglia, ecc. Ma la verità è che io avevo un’incredibile sete di sangue’. Questo è il Lucci redento: questi non li redimi, devi solo tenerli lontani dallo stadio, perché è lì che delinquono. Tra l’altro Lucci capo solitario da decenni, non era neanche uno che divideva un granché. Perché dobbiamo redimerlo? Teniamolo lontano dallo stadio!"

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Gli 'affari' tra biglietti e parcheggi, la politica e la Milano da temere

Si torna all'omicidio Bellocco. Giletti racconta: "Bellocco è di fronte casa sua alle 14.06, ma la squadra mobile racconta che è nervoso, va su e giù, come aspettasse qualcuno di importante. E questo qualcuno arriva, un po’ dopo, ed è Andrea Beretta, venti minuti in ritardo rispetto al dovuto. Arriva da solo, evidente non sa cosa può succedere, o magari l’ha intuito. Non si incontrano nell’alloggio di Bellocco, vanno nel garage, forse per maggior sicurezza. In questo garage, e lo scopriamo quando escono, non sono soli. Dalla Calabria erano arrivati Domenico Sità e Paolillo Salvatore, uomini molto importanti perché legati ad alcune delle ndrine più pericolose calabresi. Daniel D’Alessandro era il palo, per controllare se succedesse qualcosa. Circa 45 minuti nel garage, e il succo del discorso, fatto a muso duro, era che Beretta doveva sparire dalla curva. Il messaggio era ‘Boiocchi è stato eliminato, tu sei in vita, fai un passo indietro’. Bellocco aveva deciso di eliminare Beretta, ma la storia va all’opposto. Beretta ammazza Bellocco". Sull'omicidio Boiocchi Giletti sottolinea: "Si pensa possa essere stato Beretta, ma non c'è certezza su questa cosa, dobbiamo stare attenti. Tesi più accreditata? Non ci sono prove, anche se le dinamiche lo fanno pensare, è una possibile lettura. Come sempre sono i soldi che girano attorno al sistema. Quando chiamano l'allenatore dell'Inter Simone Inzaghi chiedendogli ulteriori 200 biglietti oltre ai 1500 avuti, Inzaghi li rimanda all'amministrazione. Alla fine i tagliandi diventono 1700, facendo due conti, 400-500 euro a biglietto, diventa una cifra di 6-700.000 euro, e solo per una partita".

Poi Selvaggia Lucarelli aggiunge: "Al di la dei biglietti, ci stavano anche gli ingressi illegali, pagando i leader della Curva, non erano nenche contabilizzati". Giletti chiede: "Il Comune dovrebbe dare delle risposte su come sono stati gestiti i parcheggi non solo durante le partite, ma anche durante i concerti". Un capo ultras parla della vicenda: "Non c'è nessun politico che abbia speso una parola o il sindaco. Oggi nessuno sa niente e mi sembra una cosa assurda, anche che si venga a parlare della Curva come il male del mondo. Da dopo il Covid si è percepito un cambio riguardo i biglietti e i parcheggi. Quest'ultimi non erano più a pagamento". A tal proposito il presentatore ricorda che Palmeri, il gestore dei parcheggi, è indagato: "Ma è possibile che la politica che ha in mano quello stadio non sapesse nulla". Poi mostra un documento in cui si certifica un rapporto di Inter e Milan: "I due club ogni anno devono dare 10 milioni di euro al comune per lo stadio. Questi soldi, questa gestione dei parcheggi, vanno a finire in mani molto strane".

Federico Ruffo spiega: "Prima di tutto doveva esserci conflitto di interessi, non puoi gestire una società che con l'amministrazione fa affare e poi fare politica. Solo la Curva fa 25-30mila persone a domenica e sono altrettanti voti. Con tutti questi voti si va a Bruxelles. Ricordo Renata Polverini in curva con la Lazio, con Zarate beccato tra i tifosi a fare saluti romani. E lei era lì per i voti. E allo stesso modo vale per Milano. E ora è un momento complicato perché le multinazionali che controllano Inter e Milan vogliono due stadi di proprietà. Se non sei riuscito a gestire uno stadio che è tua gestione diretta, come fai a fare gli appalti per altri due impianti".

Poi l'attenzione si sposta su Gherardo Zaccagni, che si occupa della gestione di uno dei parcheggi esterni. E in grafica viene mostrato lo scambio di battute tra lui e un socio che è un personaggio legato alla Ndrangheta: "Caspita, volevo darteli tutti, ma non riesco neanche questa volta" - dice Zaccagni. Il socio risponde: "Ma il resto magari risolviamo in un'altra maniera, con un bel prestitone formale". A cui replica in questo modo: "Certo è la cosa migliore del mondo, noi adesso dobbiamo cercare di portare a...adesso io a Manfedi gli ho comprato già il quadro. Sono 10.000 di quadro!". Giletti poi spiega: "Manfredi Palmeri è il consigliere comunale che ha avuto un quadro di un tale artista cinese Bolin, che rappresenta il Duomo con un volto di un uomo gigantesco. E la cosa che mi incuriosisce è che gli uomini che hanno fatto il pedinamento hanno visto proprio il quadro che viene portato a mano a Palmeri". 

Ruffo poi spiega: "Ci sta una commissione antimafia che prova a capirne qualcosa in modo timido e la conclusione del Procuratore è che i dirigenti delle società in qualche modo hanno fuorviato le indagini". La Lucarelli aggiunge: "Poi è sempre un problema di subappalto e quello spazio finisce nelle mani della Ndrangheta e per questo cadono sempre dalle nuvole. E questo non succede solo allo stadio. Pochi mesi fa sono andata al nuovo mercato d'Isola, ci voglio tornare e lo trovo chiuso e il motivo è per infiltrazioni della Ndrangheta e questo è stato chiesto a Sala".

Giletti poi ritorna sulla questione del quadro per avere delle risposte e ha detto: "Nessuno del Comune ci ha mai risposto. Io sono disposto a parlare con tutti. E per questo siamo andati di persona all'inaugurazione della nuova metro". A questo punto viene mandato in onda un video in cui si vede la giornalista respinta più volte nel tentativo di fare qualche domanda.

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"A Beretta non resta che collaborare se vuole vivere..."

E a seguire un'altro servizio su tutti gli affari che girano intorno allo stadio e sulle intercettazioni telefoniche di Ferdico che aveva messo gli occhi sui biglietti per la finale di Champions. Poi a tal proposito spiega quanto potrebbero arrivare a spartirsi: "Il biglietto te lo do a 600 e costa 80, sono 520 euro in più, diviso tre sono 160 euro a testa. Li vendi a 800 e te ne metti in tasca 600". Tutti guadagni illeciti che non si fermano ai biglietti e anche gli stand per i panini diventano una fonte di introiti: "Ho avuto a che fare con loro, con il direttivo della Curva" - spiega uno di questi. Poi continua: "Se ho mai visto Beretta? Lo conosco, ho anche il suo numero. Mi avevano proposto anche di lavorare in qualche postazione gratuita. Non so adesso ma qualche anno fa avevano una postazione dei camion dei panini, merchandising e sono postazioni che dà proprio lo stadio". Un controllo su tutto l'indotto stadio come viene detto nel servizio, in cui emerge che tutti conoscevano Beretta: "Si sapeva che era una persona che faceva palestra e faceva menare le mani". Questo potere nel gestire i guadagni illeciti arrivati grazie alla Curva non era gradito né a Ferdico né a Bellocco come emerge da un'intercettazione telefonica del 21 luglio 2023 tra loro due: "Tu hai dato a noi i soldi del nero, vuol dire che il giorno della finale e la bancarella dello stadio ci hai portato i guadagni, ma il problema è che hai incassato anche il bianco del negozio e dell'online, ci sono minimo 350mila euro che ballano, dove cazzo sono questi guadagni?".

A Pioltello c'era l'altra base di guadagno della Nord, ma oggi l'esercizio è chiuso. Nel video si vede poi quella che per gli investigatori sarebbe la compagna di Beretta, Ilaria Senatore, che ha detto: "Qui non lavoro più. Apre il negozio? Non penso". Alla fine del servizio, la Lucarelli ha invitato Sala a parlare: "Lui può permettersi il coraggio di dire qulcosa a differenza dei commercianti ed è un peccato che non lo faccia".

Gli inquirenti hanno ascoltato anche la suocera di Bellocco durante un colloquio con il fratello Berto: "Dove ti rassegni? Berto devi combinare una strage, ce l'ha tolto davanti un giovane figlio senza un perché". Federico Ruffo poi spiega: "Storicamente in Calabria sanno attendere, non è una cosa che si concluderà oggi. Per questo a Beretta non resta che collaborare se vuole vivere". Poi vira anche sull'Inter e il Milan: "Oltre alla risposta di Sala sull'argomento, mancano anche quelle della società. Non puoi limitarti a dire 'siamo estranei', non puoi non essertene accordo. Ferdico in una foto ha in mano la Coppa Italia, perché un tifoso deve averla?".

Infine viene mostrato anche un servizio sul campetto dove la sera prima dell'omicidio Beretta e Bellocco avevano giocato insieme a calcio: "Con Beretta ci ho giocato insieme e aveva paura che tutti lo perseguitassero, mi diceva che lui era stato minacciato", dice un uomo. Poi aggiunge: "Secondo me c'è anche altro oltre la Curva che non è uscita, come lo spaccio di droga".

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Il caso della Curva dell'Inter (e del Milan) è stato dettagliatamente affrontato nel corso del nuovo programma di Rai 3 'Lo stato delle cose', condotto da Massimo Giletti. Il giornalista, prima di presentare i suoi ospiti, ovvero i colleghi Selvaggia Lucarelli e Federico Ruffo, fa subito il sunto della questione: "Tutte le carte sono arrivate alla commissione antimafia di Milano. Omertà? Paura? C’è una chiave di lettura: si chiama ‘Ndrangheta. C’è una frase che fa capire la gravità della storia. La moglie di un uomo che non c’è più, Vittorio Boiocchi. La signora Giovanna alla domanda 'Sa chi ha ucciso suo marito?', Risponde 'Io lo so da due anni, volevo solo dirglielo e io le do l’esclusiva una volta che sui giornali viene fuori il nome, sì, ma non adesso'".

Giletti prosegue: "Lo so da due anni non è una frase da poco, vuol dire che se lo sa lei lo sapevano in tanti. Questa donna deve avere giustizia: tra 15 giorni saranno trascorsi due anni da quando ha perso suo marito, forse qualcuno le dovrà dare una risposta. Ma riavvolgiamo i nastri. I due protagonisti della storia recente: Antonio Bellocco, detto U Nanu, arriva dalla Calabria, proveniente da una potente cosca. Sua madre e suo padre son stati al 41 bis, sua mamma c’è ancora. Bellocco vuole conquistare la curva dell’Inter, perché la ‘Ndrangheta vuole entrarci. Ma c’è un secondo protagonista, Andrea Beretta, l’uomo che ha ucciso Bellocco. Uomo noto, capo degli ultras. Andavano tutto sommato d’amore e d’accordo prima, volevano gestire la curva. La GdF, prima del fatto drammatico, aveva ascoltato questo audio: è proprio Beretta ad introdurre Bellocco nella curva perché voleva avere il potere della ‘Ndrangheta per unire tutti sotto di lui". 

L'omicidio Bellocco e il clima criminale

"C'è un'intercettazione del 16 novembre 2022. Gli uomini della mobile stavano ascoltando. E ascoltavano bene: “Vieni dentro, faremo un macello: domineremo la curva”. Questo era il vero obiettivo. Ma dobbiamo andare avanti nel racconto, vi voglio far ascoltare cose drammatiche ma che ci fanno capire cosa c’è dietro. Il 4 settembre Bellocco e Beretta hanno appuntamento alla palestra Testudo, a Cernusco sul Naviglio. Bellocco arriva, esce dalla macchina, la lascia lì perché tra pochi minuti sa che Beretta lo raggiunge. I due si abbracciano, si baciano, sono amici: nulla lascia trasparire quel che succederà a breve. I due escono ed entrano in macchina, hanno un appuntamento: devono andare alla comunità di don Mazzi. Tutto sembra tranquillo, si erano abbracciati nella palestra. Ma poi la smart va in retromarcia, si apre la portiera di destra di Bellocco, inizia la colluttazione. Nella palestra sentono il trambusto, e infatti alcuni escono. La macchina va a sbattere, e probabilmente Bellocco è già stato ucciso con una coltellata. Beretta si è buttato fuori dall’auto, ed è già colpito da un colpo di pistola, con Bellocco che era riuscito a colpirlo con la sua stessa pistola. Solo un colpo, il caricatore cadrà a terra, e Andrea Beretta ucciderà a coltellate Bellocco. Non contento, rientra dentro la Smart e continua a colpire selvaggiamente col coltello Bellocco. Cercano di fermarlo in tutti i modi, ma non ce la fanno: Beretta è enorme e fuori di sé. Solo ad un certo punto, dopo aver devastato il corpo di Bellocco con 21 coltellate, esce dall’auto".

Interviene Selvaggia Lucarelli: "Non è così sotterranea questa situazione, da persona che vive a Milano da 10 anni. Ci sono chiusure continue di società, di imprese, ristoranti, locali perché sequestrati alla Mafia, alla Camorra ma soprattutto alla ‘Ndrangheta. Solo quest’anno sequestrate alla ‘Ndrangheta 140 imprese a Milano e 5000 imprese sono in odore di infiltrazione. Io sono andata allo stadio una volta, andai a vedere l’Inter 3 anni fa e non ci sono mai più tornata: ho visto un livello di violenza che mi ha fatto passare la voglia. Sembrava, come dicevi, andassero tutti d’amore e d’accordo nella curva, ma leggendo alcune intercettazioni emerge quanto avessero paura dell’altro. C’era un ‘amore’ di facciata. Beretta? Chi uccide prima l’altro si salva. C’è un intercettazione di Ferdico, braccio destro di Bellocco, lui a un certo punto dice una cosa esplicita ad un tifoso 'Con Bellocco siamo amici, ma mi dice «Eh, sai, tu devi fare in modo di non tradirmi, altrimenti sono costretto ad ammazzarti» e questa cosa non mi piace'. Tutti avevano paura dell’altro, il clima era criminale". 

A questo punto viene mandata in onda l'intervista ad un tifoso Inter, ascoltato anonimamente: "Il discorso è che la curva è fatta di persone, e se le persone che gestiscono la curva devono rispondere a persone ancora sopra di loro, è chiaro che sono un organo di controllo per un sacco di situazioni che si sviluppano nella città e fuori: concerti, artisti… Tutti personaggi influenti, dal mondo dei più giovani a salire. Vuol dire avere il controllo totale su Milano. Dopo il Covid è cambiato qualcosa: si è rivisto in curva Boiocchi, poi è successo quel che è successo. Da lì sono iniziate a transitare figure nuove, c’era Bellocco che non era uno dei nostri ma è arrivato in quel periodo, e da lì si è capito che c’erano dei legami con persone che erano già all’interno della curva e che stava cambiando qualcosa. Se ho paura di dire la parola ‘Ndrangheta? Si, perché si percepisce che c’è qualcosa di diverso, di forte, un potere che non si era mai visto neanche nel nostro ambiente. Noi facciamo i tifosi, siamo tifosi, non facciamo i soldi sugli altri, anzi ce li mettiamo. San Siro ha bacino di utenza di 70.000 persone: che l’evento sia il concerto o la partita di calcio è uguale. I numeri son quelli: biglietti, posteggi, 1500-2000 macchine e 30 euro a vettura, bibite, cibo. Quello è l’indotto, il guadagno, poi capisci che la partita è uno strumento per avere per quel guadagno, si parla anche dei concerti. I personaggi sono gli stessi agli eventi. Ora si parla anche degli artisti e tutto, però i personaggi son quelli e i soldi son quelli, e la torta è quella".

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