Pagina 2 | Inzaghi, Zanetti e l’Inter: il rapporto fuorilegge e l’aria che tira in Procura

L’Inter intratteneva rapporti con gli ultrà. Le audizione dell’allenatore Simone Inzaghi e del vicepresidente Javier Zanetti hanno confermato quanto emergeva dalle carte della Procura. E questo, al di là di come si possa evolvere l’inchiesta, è un punto piuttosto importante per i potenziali sviluppi della giustizia sportiva. Perché quel tipo di rapporto è espressamente vietato dalle norme federali e più precisamente dall’articolo 25, comma 10, che fa riferimento a una legge dello Stato (41/2007), frutto dell’inasprimento delle regole dopo l’assassino dell’ispettore Raciti nel 2007. L’articolo 25 norma il rapporto fra le società e il tifo organizzato, dalla distribuzione dei biglietti (che non può in nessun modo fare eccezioni rispetto alle regole generali di vendita) fi no alle relazioni da tenere con gli ultrà o, meglio, da non tenere. "Ai tesserati è fatto divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società», dice un passaggio del comma 10 e per «associazioni convenzionate", ci si riferisce a associazioni di tifosi che devono essere validate dalla Federazione, quindi non certamente gli ultrà della Curva Nord.

Il rapporto confermato nell'audizione

Lo spirito della legge e dell’articolo del codice sportivo è proprio quello di estirpare quelle relazioni pericolose fra i club e i gruppi ultrà più violenti e delinquenziali. Ora, Simone Inzaghi, intercettato mentre dialoga con Ferdico sembra avere un rapporto amicale, di conoscenza. Rapporto che ha di fatto confermato nell’audizione, quando ha voluto specificare che non si sentiva minacciato, perché quelle degli ultrà erano "delle richieste" di cui lui si faceva tramite presso la società. Questo non comporta alcun problema sotto il profi lo della giustizia ordinaria, infatti Inzaghi, come tutti i tesserati e dirigenti nerazzurri, non è stato inserito nell’elenco degli indagati.

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L'ammissione di Zanetti e cosa rischia l'Inter

Ma quel rapporto, di cui parla anche Zanetti ("Li ho conosciuti un po’ tutti. Per me sono sempre stati Marco, Andrea, Mauro. Ragazzi della curva, tifosi") è chiaramente vietato dalle norme federali proprio per evitare che i club e i tesserati si mettano nelle condizioni di relazionarsi con dei delinquenti (se non proprio malavita organizzata) infiltrati fra i tifosi. In questo senso, vanno interpretate le parole del ct Luciano Spalletti quando dice: "Al telefono si risponde, ma si può anche attaccare". Non è un’accusa a Inzaghi, piuttosto un’ammonimento su quei rapporti curva-società che, per quanto originati da buoni propositi, possono nascondere tante, troppe insidie, di cui i tesserati non possono non essere al corrente.

Alla giustizia sportiva, infatti, può bastare la sola frequentazione degli ultrà per contestare la violazione dell’articolo 25. Violazione che non comporta conseguenze sportive per i club (punti di penalizzazione per intendersi), ma multe e inibizioni (o squalifi che) per i tesserati coinvolti. Il procuratore federale Giuseppe Chiné attenderà la chiusura dell’indagine per avere un quadro completo e capire lo scenario nel suo complesso. Otto anni fa, quando la Juventus venne coinvolta in una situazione analoga e il procuratore federale di allora, Giuseppe Pecoraro (di cui Chiné era il vice) contestò alla Juventus anche l’articolo 4, quello sulla lealtà e probità sportiva, che ha uno spettro più ampio delle sanzioni, compresi i punti di penalizzazione. Non sembra, tuttavia, che stia tirando quel tipo di aria negli ambienti della procura federale.

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L'ammissione di Zanetti e cosa rischia l'Inter

Ma quel rapporto, di cui parla anche Zanetti ("Li ho conosciuti un po’ tutti. Per me sono sempre stati Marco, Andrea, Mauro. Ragazzi della curva, tifosi") è chiaramente vietato dalle norme federali proprio per evitare che i club e i tesserati si mettano nelle condizioni di relazionarsi con dei delinquenti (se non proprio malavita organizzata) infiltrati fra i tifosi. In questo senso, vanno interpretate le parole del ct Luciano Spalletti quando dice: "Al telefono si risponde, ma si può anche attaccare". Non è un’accusa a Inzaghi, piuttosto un’ammonimento su quei rapporti curva-società che, per quanto originati da buoni propositi, possono nascondere tante, troppe insidie, di cui i tesserati non possono non essere al corrente.

Alla giustizia sportiva, infatti, può bastare la sola frequentazione degli ultrà per contestare la violazione dell’articolo 25. Violazione che non comporta conseguenze sportive per i club (punti di penalizzazione per intendersi), ma multe e inibizioni (o squalifi che) per i tesserati coinvolti. Il procuratore federale Giuseppe Chiné attenderà la chiusura dell’indagine per avere un quadro completo e capire lo scenario nel suo complesso. Otto anni fa, quando la Juventus venne coinvolta in una situazione analoga e il procuratore federale di allora, Giuseppe Pecoraro (di cui Chiné era il vice) contestò alla Juventus anche l’articolo 4, quello sulla lealtà e probità sportiva, che ha uno spettro più ampio delle sanzioni, compresi i punti di penalizzazione. Non sembra, tuttavia, che stia tirando quel tipo di aria negli ambienti della procura federale.

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