Ultras-Inter, la telefonata piena di minacce: “Ci prendiamo tutto con forza”

La chiamata con toni intimidatori di Boiocchi a Sala in cui si lamenta con veemenza per il fatto che la curva non sia stata informata dell’arrivo a Milano di Ashley Young

Da Romelu Lukaku fino a Marcus Thuram, passando per Achraf Hakimi, Henrikh Mkhitaryan, Kristjan Asllani e Raoul Bellanova. Sul web c’è ancora ampia traccia del “comitato di benvenuto” che gli ultrà nerazzurri riservavano a ogni nuovo acquisto. Non solo foto ricordo: c’è addirittura la t-shirt che il direttivo della Curva Nord fa indossare a Big Rom, straordinario veicolo per pubblicizzare il merchandising del gruppo dichiarato oggi fuorilegge in quanto «associazione per delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa». Documento eccezionale, quello. Per la presenza al fianco del belga di Vittorio Boiocchi, il “capo dei capi” (il cui scettro, dopo la sua morte per omicidio, sarà raccolto da Beretta che poi formerà il “triumvirato” con Bellocco e Ferdico) e perché la prima foto del centravanti pagato dall’Inter 78 milioni, bonus compresi, al Chelsea non è stata fatta con la maglia nerazzurra bensì con quella della Curva.

Boiocchi che, scrive la Procura inquadrando intercettazioni datate gennaio 2020: “non ha esistato a fare dell’intimidazione uno degli strumenti utilizzati per far pressione su rappresentanti della società ogni qualvolta egli abbia ricevuto netti dinieghi alle proprie richieste. E’ il caso della conversazione telefonica avuta con Claudio Sala (Responsabile della Sicurezza della prima squadra). Nella circostanza il primo si lamenta con veemenza del fatto che la Curva non venga avvisata dal club dell’arrivo dei nuovi giocatori, affinché gli ultras possano degnamente accoglierli con il consueto calore. I toni del Boiocchi si fanno sempre più aspri, fino ad essere – verso la conclusione – apertamente minacciosi. “Ascolta... ma che ca*** sta succedendo che noi non sappiamo come e quando arrivano i giocatori e non andiamo a prendere i calciatori? Adesso cambiamo tattica...adesso le cose ce le prendiamo per forza e poi vediamo cosa succede”. La conversazione - prosegue il gip - è estremamente eloquente del clima di intimidazione nei confronti di colui che è il responsabile della sicurezza dell’Inter, lasciato solo a fronteggiare una situazione di pesante pressione”. 

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Boiocchi-Sala, la telefonata

Boiocchi : “Ascolta... ma che ca*** sta succedendo che noi non sappiamo come e quando arrivano i giocatori e non andiamo a prendere i calciatori”.

Sala : “Eh in che senso non lo sapete io non posso mica dirvelo quando arrivano giocatori mi ha chiamato Bombolino (Andrea di Jeva) ma io mica posso dirti... a prescindere che non lo sapevo!”.

Boiocchi : “Claudio come fate a non saperlo voi in sede che sta arrivando un calciatore dell’Inter... dai non mi dire fesserie... uno... possibile che nessuno sappia in sede che arriva un calciatore e non avvisano a noi della Curva...”.

Sala : “Il discorso è un altro cioè io non posso avvisarti poi con la curva... io c’ho il telefono sotto... ti parlo chiaro”.

Boiocchi : “Chiami un amico tuo e gli dici nell’orecchio “guarda che a mezzogiorno arriva un calciatore avvisa questo qua della Curva”.

Sala : “Un amico mio... ma Vittorio siete voi che vi dovete muovere in un altro modo... io perdo il posto di lavoro per ste cose qua... ma lo capisci o no?”.

Boiocchi : “Ascoltami Claudio, non va bene così”.

Sala : “No ma non va bene no!

Boiocchi : “No non va bene no... arriva un calciatore e voi non ci fate sapere niente e non andiamo a prenderlo... allora ce la prendiamo con voi, perché non esiste! Non esiste non esiste arrivano i giocatori e noi non andiamo a prenderlo!”.

Sala : “Eh allora prenditela con me Vittorio, prenditela con me. E cosa ti devo dire prenditela con me… io per telefono non posso dirti quando arrivano i giocatori!”.

Boiocchi : “Glielo dici a uno che ci chiama! Non ci vuole uno studio!”.

Sala : “Ah tu a me mi dici che non ci vuole uno studio! Tu a me dici che non ci vuole uno studio! È voi che dovete farvi lo studio Vittorio, non io che devo farmi lo studio! Io il telefono ce l’ho sotto, io il telefono ce l’ho sotto”.

Boiocchi : “Eh spiegamelo tu come devo fare”.

Sala : “E io te lo devo dire. E io te lo devo spiegare che lavoro all’Inter, non voi che fate gli Ultras?? Ve lo devo spiegare io??”.

Boiocchi : “Ah io so prima di te che sta arrivando un giocatore???”.

Sala : “Vittorio dai siamo al telefono di cosa stai parlando? Ma ragazzi se volete farmi lasciare a casa già vi siete impegnati... più di così”.

Boiocchi : “Nooooooo non succede niente (incomprensibile) mi avete rotto i co** voi dell’Inter e tu per primo!!!

Sala : “Ahhhh io per primo???”.

Boiocchi : “Adesso cambiamo tattica... Adesso le cose ce le prendiamo per forza e poi vediamo cosa succede!!”.

Sala : “Io per primo??? Io per primo??”.

Boiocchi : “Ti saluto”.

Sala : “Io per primo ti ho rotto i co** Vittorio?? Io per primo??”.

Richieste di favori

Il 21 febbraio 2020 sempre Claudio Sala fotografa così le pressioni dei capi ultrà sulla società. Domanda: Lei ha rapporti con esponenti della Curva Nord interista in ragione del suo lavoro? Risposta : “Occupandomi della sicurezza dei calciatori e pur sapendo che il compito di relazionarsi con i tifosi spetterebbe allo Slo (Supporters Liaison Officer), tuttavia, essendo un ex appartenente alla Curva, ho spesso rapporti con loro, soprattutto con Andrea Beretta e Andrea di Jeva, i quali – ovviamente – mi fanno delle richieste per ricevere favori quali incontri con i calciatori, accesso in aree dello stadio interdette al pubblico, presenza ad allenamenti o partite a porte chiuse, alle quali ho sempre risposto di no. Malgrado ciò il Di Jeva continua a chiamarmi ed a reiterare richieste insistentemente”.

Domanda: Lei o altri esponenti societari avete mai ricevuto minacce dagli ultras interisti? Risposta: “Io non ho mai ricevuto minacce e, che io sappia, nemmeno i miei colleghi, però percepisco che alcuni di essi, soprattutto il Bordogna, hanno una sorte di timore nei confronti dei capi ultras: timore di aggressioni fisiche piuttosto che di pressioni troppo forti”. Domanda: Lei che è a conoscenza di problematiche relative all’ingresso allo stadio di ultras sprovvisti di biglietto, ha parlato di ciò con i suoi superiori? Risposta: “Sì, con Pifarotti, Cosentino Massimo (segretario generale), e con l’Ad Marotta Giuseppe”.

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Luca Innocenti e le minacce

Il 21 aprile 2020 vi è anche un’altra telefonata, effettuata da Luca Innocenti (ai tempi responsabile della biglietteria nerazzurra), in cui emerge chiaramente una situazione di timore e preoccupazione nei confronti della Curva, qualora i suoi capi non vedessero le proprie richieste accontentate. Il funzionario, infatti, esprime il parere che per la prossima stagione – in cui la quantità di titoli da porre sul mercato sarà molto limitata a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria legata al diffondersi del Covid-19 – sarebbe preferibile non emettere alcun tipo di abbonamento per non correre il rischio che gli ultras ne restino esclusi. In una situazione di tal genere, infatti, Innocenti nutre il serio timore che “poi questi ti vengono a prendere a casa”. Si evince dalla conversazione che il potere intimidatorio della Curva sia capace di spingere, addirittura, il club a non favorire alcuna categoria di tifosi, pur di non scontentare gli ultras, poiché essi, in caso contrario, sarebbero capaci di reazioni violente:

Innocenti : “Se possiamo farci autorizzare minimo minimo è per proteggere chi?? Sponsor ospitality e poi magari hai Vip season ticket però quando poi hai da vendere 2000 posti gli abbonati chi va? Poi la curva cosa fai?”.

Interlocutore: “Pufff la curva è impossibile”.

Innocenti : “Esatto... per cui già alla curva non gli puoi offrire niente anche se sono abbonati poi però quando fai un’azione per gli abbonati e non c’è la curva attenzione poi questi ti vengono a prendere a casa... secondo me è meglio dire che non c’è niente per gli abbonati… quest’anno è andato così... abbiamo pochissimi posti che diamo ai nostri clienti di primo rosso, (poi facendo l’esempio dei settori dello stadio Olimpico di Roma) tribuna Monte Mario vip... un po’ vanno in tribuna Tevere un po’ vanno lì così non hai polemica se sono pochi pochi pochi posti perché se poi devi tirare fuori la curva quello è un altro problema... poi vediamo se ci danno 20 mila posti...”.

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Da Romelu Lukaku fino a Marcus Thuram, passando per Achraf Hakimi, Henrikh Mkhitaryan, Kristjan Asllani e Raoul Bellanova. Sul web c’è ancora ampia traccia del “comitato di benvenuto” che gli ultrà nerazzurri riservavano a ogni nuovo acquisto. Non solo foto ricordo: c’è addirittura la t-shirt che il direttivo della Curva Nord fa indossare a Big Rom, straordinario veicolo per pubblicizzare il merchandising del gruppo dichiarato oggi fuorilegge in quanto «associazione per delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa». Documento eccezionale, quello. Per la presenza al fianco del belga di Vittorio Boiocchi, il “capo dei capi” (il cui scettro, dopo la sua morte per omicidio, sarà raccolto da Beretta che poi formerà il “triumvirato” con Bellocco e Ferdico) e perché la prima foto del centravanti pagato dall’Inter 78 milioni, bonus compresi, al Chelsea non è stata fatta con la maglia nerazzurra bensì con quella della Curva.

Boiocchi che, scrive la Procura inquadrando intercettazioni datate gennaio 2020: “non ha esistato a fare dell’intimidazione uno degli strumenti utilizzati per far pressione su rappresentanti della società ogni qualvolta egli abbia ricevuto netti dinieghi alle proprie richieste. E’ il caso della conversazione telefonica avuta con Claudio Sala (Responsabile della Sicurezza della prima squadra). Nella circostanza il primo si lamenta con veemenza del fatto che la Curva non venga avvisata dal club dell’arrivo dei nuovi giocatori, affinché gli ultras possano degnamente accoglierli con il consueto calore. I toni del Boiocchi si fanno sempre più aspri, fino ad essere – verso la conclusione – apertamente minacciosi. “Ascolta... ma che ca*** sta succedendo che noi non sappiamo come e quando arrivano i giocatori e non andiamo a prendere i calciatori? Adesso cambiamo tattica...adesso le cose ce le prendiamo per forza e poi vediamo cosa succede”. La conversazione - prosegue il gip - è estremamente eloquente del clima di intimidazione nei confronti di colui che è il responsabile della sicurezza dell’Inter, lasciato solo a fronteggiare una situazione di pesante pressione”. 

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