Inter, incubo commissariamento: il pm che indaga lo ottenne per un club

Il primo e unico caso in Italia ha visto protagonista proprio chi indaga sulle milanesi: successe nel 2018, i dettagli

MILANO - Paolo Storari, sostituto procuratore che sta indagando sulle infiltrazioni criminali nel tifo organizzato milanese è già stato protagonista di un “unicum” nel mondo del calcio: il commissariamento del Foggia, disposto dai magistrati milanesi proprio su richiesta di Storari. Precedente che dimostra come il “cartellino giallo” rivolto ai dirigenti di Inter e Milan, non sia un semplice avvertimento. Alle pubbliche dichiarazioni di collaborazione dovranno seguire i fatti. I club dovranno ora dimostrare di aver chiuso i loro legami con le curve, altrimenti rischiano l’amministrazione giudiziaria, vale a dire che uomini scelti dal tribunale affianchino i dirigenti per far sì che le società calcistiche vengano gestite correttamente. È la possibile conseguenza del “procedimento di prevenzione” attivato dalla Procura di Milano in seguito all’inchiesta sulle infiltrazioni criminali nel tifo organizzato milanese. Provvedimento applicato in Italia soltanto una volta sola, al Foggia, per una vicenda che risale al 2018 quando fu arrestato Fedele Sannella, patron del club, perché accusato di aver riciclato 380mila euro per pagare in nero procuratori, calciatori e allenatori. Il club - che all’epoca dei fatti giocava in Serie B - per sei mesi fu amministrato da un commercialista barese: Nicola Giannetti.

Il cold case del 1992

Ieri intanto è scattato un nuovo arresto per uno dei capi ultras dell’Inter. Si tratta del calabrese Giuseppe Caminiti, detto “Pino”, finito in manette lunedì nell’inchiesta sul tifo organizzato. Questi è ritenuto dalla Procura di Milano anche “l’esecutore materiale” di un omicidio irrisolto da 32 anni: quello di Fausto Borgioli detto ‘Fabrizio’, luogo tenente dello storico boss della mala milanese Francis Turatello, avvenuto nel 1992. I militari della guardia di finanza di Milano hanno eseguito la nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip nei confronti del 55enne ritenuto vicino a esponenti di spicco della ‘ndrina degli Staccu di San Luca in provincia di Reggio Calabria e coinvolto nei business illeciti sulla gestione dei parcheggi del Meazza (in un’intercettazione di definisce “gli occhi” dell’azienda che li gestisce) anche grazie al suo ruolo di anello di congiunzione con il ‘direttivo’ della Curva interista. Le indagini del Gico e dello Scio della gdf hanno permesso di accertare il coinvolgimento di Caminiti nell’omicidio dell’ex appartenente alla banda criminale di Turatello, ucciso il 19 ottobre 1992 con 5 colpi d’arma da fuoco nei pressi dell’oratorio ‘Don Orione’, nel quartiere di Lorenteggio. Le indagini successive a quei fatti avevano già permesso all’epoca di individuare Caminiti come uno dei tre possibili soggetti calabresi vicini ad ambienti malavitosi e indagati per traffico di droga responsabile dell’omicidio ma gli elementi non erano stati sufficienti a sostenere l’accusa in aula.

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