Pagina 1 | Inter e Milan, curve decapitate: arrestati i capi ultras in una maxi operazione

Inter e Milan, curve decapitate: arrestati i capi ultras in una maxi operazione

MILANO - Gli agenti del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, della Squadra Mobile e della S.I.SCO di Milano stanno eseguendo decine di misure cautelari e decreti di perquisizione nei confronti di persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere, con l'aggravante del metodo mafioso, estorsione, lesioni ed altri gravi reati. Gli indagati sono quasi tutti riconducibili alle tifoserie ultras di Inter e Milan e i reati connessi al giro d'affari legato al contesto calcistico.

La conferenza stampa

L'operazione è in corso dalle prime ore di questa mattina da parte della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano. Oltre all'attività degli agenti della Polizia altre misure sono state eseguite da militari del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata (Scico) e del Nucleo Polizia Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Milano - Gico. I dettagli dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alle ore 11 e 30 negli uffici della Procura della Repubblica di Milano alla presenza del procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, del procuratore di Milano Marcello Viola, del questore di Milano Bruno Megale, del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Milan, Andrea Fiducia, del direttore del Servizio Centrale Operativo Vincenzo Nicolì, del comandante del Servizio Centrale Investigazioni Antonio Quintavalle e di investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza.

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Gli utras coinvolti

Oltre alle 19 misure cautelari, tra carcere e domiciliari, firmate dal gip Domenico Santoro, sono più di 50 gli ultras delle curve di Milan ed Inter destinatari delle perquisizioni nell'inchiesta di Polizia e Gdf, coordinata dalla Procura di Milano guidata da Marcello Viola. Indagine che ha smantellato i business illeciti degli ultrà, contestando l'associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso e le infiltrazioni della 'ndrangheta nei traffici, oltre ad estorsioni e pestaggi. Tra le persone coinvolte, anche come destinatari di perquisizioni, nel maxi blitz figurano Gianfranco Ferdico, padre di Marco, molto legato ad Antonio Bellocco, lo 'ndranghetista ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, anche lui al vertice della curva nerazzurra e in carcere per omicidio, Mauro Nepi, anche lui della curva interista, Islam Hagag della curva milanista e vicino a Christian Rosiello, bodyguard di Fedez coinvolto nel presunto pestaggio ai danni di Cristiano Iovino, Francesco Lucci, fratello del capo ultrà milanista Luca,  già condannato per droga e noto perché si fece fotografare nel 2018 con l'allora vicepremier Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud, Alessandro Sticco, anche lui ultrà rossonero. E poi ancora Rosario Calabria, Antonio Trimboli, Nino Ciccarelli, storico capo ultrà interista, Domenico Bosa, Loris Grancini, capo ultrà della Juve, già con condanne alle spalle e da sempre vicino agli ambienti delle curve milanesi. Obiettivo delle perquisizioni anche Giancarlo Lombardi, ex capo ultrà rossonero. Perquisita anche la casa a Pioltello, nel Milanese, di Antonio Bellocco, l'erede dell'omonima cosca della 'ndrangheta, ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, capo ultrà nerazzurro. Tra i presunti traffici nel mondo delle curve, su cui la Procura di Milano stava indagando da tempo, ci sono, oltre a quello della droga, anche la gestione degli affari dell'indotto dello stadio di San Siro, dai parcheggi alla vendita di gadget e panini, fino a quello dei biglietti per le partite.

Estorsioni sul catering a San Siro

Tra le presunte attività estorsive, contestate nella maxi inchiesta di Polizia e Guardia di Finanza e della Procura di Milano, che ha delineato una "alleanza" tra le curve degli ultrà interisti e milanisti nei traffici illeciti anche con infiltrazioni della 'ndrangheta, c'è principalmente quella sui servizi di catering relativi allo stadio di San Siro. In più, da quanto si è saputo, dalle indagini dei pm Paolo Storari e Sara Ombra sono emerse anche estorsioni e richieste di "pizzo" nei confronti degli ambulanti che vendono panini e cibo fuori dal Meazza, oltre ad una serie di pestaggi e cosiddetti "reati da stadio". L'inchiesta non riguarderebbe, invece, traffici di droga. Diciannove le misure cautelari, 16 in carcere e tre ai domiciliari. I reati contestati sono associazione per delinquere con l'aggravante mafiosa, estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, accesso abusivo a sistemi informatici, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Come spiega il procuratore di Milano Marcello Viola in una nota si tratta di "una complessa indagine" delle Dda milanese "che ha riunito diversi filoni investigativi condotti da più articolazioni della Polizia di Stato, nonché dal Gico di Milano e dallo Scico della Gdf". Assieme "all'esecuzione delle misure cautelari sono state delegate ed eseguite decine di perquisizioni a carico di ulteriori indagati". Inoltre, la Divisione Anticrimine della Questura di Milano "ha applicato a più soggetti diversi divieti di accesso ai luoghi, ove si svolgono manifestazioni sportive", ossia dei Daspo, o "ha comunque avviato la relativa procedura nei confronti di numerose altre persone". Le indagini hanno consentito, secondo l'accusa, "di accertare l'esistenza di infiltrazioni criminali tra gli ultrà e hanno coinvolto i principali esponenti dei cosiddetti 'direttivi' delle tifoserie organizzate delle due principali squadre calcistiche milanesi".

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Fedez in 'rapporti' con capo curva Milan

Dall'inchiesta che ha azzerato le curve ultrà milanesi emerge "il rapporto tra Lucia Federico Leonardo (in arte Fedez)", che non risulta indagato, "e Lucci Luca", capo ultrà milanista e destinatario di ordinanza in carcere, e "con il gruppo di tifosi a questo facenti capo". Dall'ordinanza del gip Domenico Santoro vengono a galla intercettazioni su una richiesta di Fedez a Lucci su un "suo intervento per avere la possibilità di somministrare" una bevanda sponsorizzata dal cantante "all'interno dello stadio Meazza". Tra gli episodi contestati ad ultrà milanisti la nota "aggressione ai danni di Cristiano Iovino" dell'aprile scorso.

Le intercettazioni

"Ma se voi avete una società di consulenza o una società con la quale possiamo lavorare, ma se io vi appalto a voi la distribuzione di (nome della bevanda, ndr)? All'interno dello stadio…e vi prendete una percentuale…eh capito?", diceva intercettato Fedez, il 26 ottobre 2023, parlando con Lucci. E il capo della curva sud: "se vuoi mi muovo anche con l'Inter, perché lui fa anche quelli dell'Inter…quindi…io se vuoi, te le faccio mettere in entrambe le partite …va bene…per dentro lo stadio...per dentro lo stadio, non c'è problema!!". Nel dicembre scorso, poi, Fedez parlava sempre con Lucci anche "di una persona fidata" che "potesse occuparsi della sicurezza sua e della sua famiglia". Si parla anche di incontri tra i due per "tessere preliminari accordi in ordine all'acquisizione, in società tra di loro, del locale denominato 'Old Fashion'", nota discoteca di Milano. In questo contesto, scrive il gip Santoro, "si inserisce una vicenda di indubbio interesse per le indagini, non certo per la presenza di Fedez quanto piuttosto perché l'episodio comprova come una frangia degli ultras del Milan si sia trasformata in una sorta di gruppo violento dedito a spedizioni punitive, anche su richiesta". Ed è il pestaggio al personal trainer Cristiano Iovino. L'aggressione a Iovino è uno degli episodi contestati nell'accusa di associazione per delinquere ad otto ultras milanisti, tra cui il capo Luca Lucci, ma anche Christian Rosiello, bodyguard di Fedez.

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Incontro tra capo ultras del Milan e Calabria

Nel corso delle indagini, in particolare nella parte degli accertamenti sviluppata dopo "l'omicidio di Vittorio Boiocchi", storico capo ultrà interista ucciso nell'ottobre 2022, "è stato documentato un incontro" di Luca Lucci, capo ultrà milanista e tra gli arrestati oggi, "con il capitano del Milan, il calciatore Davide Calabria", in un bar di Cologno Monzese, l'8 febbraio del 2023. Negli atti, però, non viene riportato il contenuto di questo presunto incontro, ma si dà atto, sulla base delle intercettazioni, che Luca Lucci sarebbe stato "informato, in modo criptico" da Giancarlo Capelli, detto 'il Barone' e storico capo ultrà rossonero, "dell'arrivo da lì a poco" di un "soggetto che avrebbe dovuto incontrarlo", senza svelare il nome. Sulla base "delle immagini captate dagli investigatori - si legge nell'ordinanza - si ritiene di poter asserire che il soggetto in questione, indicato nella conversazione telefonica di cui sopra, sebbene dal contenuto inequivocabilmente criptico, sia da identificare in Davide Calabria, calciatore e capitano" del Milan.

Patto di non belligeranza tra le curve di Inter e Milan

Dalle indagini che hanno portato agli arresti dei capi ultras di Milan e Inter, secondo quanto riporta l'ordinanza di custodia cautelare per 19 persone, emerge "il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso ad una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera". In particolare, per quanto riguarda la Curva dell'Inter appare "un quadro fosco" nel quale "interessi di natura economica, speculazioni e condotte delittuose ascrivibili all'ordinaria dinamica degli stadi si coniugano con un fattore di recente emersione (ma già segnalato dalla relazione della Commissione Parlamentare Antimafia dell'anno 2017): le attenzioni della 'ndrangheta sul mondo del tifo organizzato".

Ecco come la Curva Nord favoriva il clan Bellocco

I principali indagati appartenenti alla Curva dell'Inter arrestati nell'operazione di oggi di Polizia e GdF sono accusati di aver dato vita a un'associazione, aggravata dal metodo mafioso, finalizzata a "commettere una pluralità indeterminata di reati di lesioni, percosse, resistenza a pubblico ufficiale, rissa, estorsione, intestazione fittizia". Estorsioni anche ai danni "dei gestori del catering all'interno dello Stadio di San Siro, dove la corresponsione della somma estorta è avvenuta attraverso l'emissione di fatture false" e ai danni "di gruppi organizzati del tifo interista al fine di obbligarli ad acquistare tagliandi di ingresso allo stadio a prezzi maggiorati". Gli indagati, inoltre, stando alle indagini, "contribuivano al pagamento delle spese legali per i componenti della Curva Nord indagati per fatti violenti commessi in occasione delle partite o sottoposti a Daspo". L'aggravante quindi è di aver commesso i fatti "anche al fine di favorire l'associazione mafiosa dei Bellocco, a cui Bellocco Antonio (ucciso di recente ndr), arrivato a Milano grazie a Ferdico, che gli procurava alloggio e occupazione lavorativa fittizia, riversava parte dei guadagni derivanti dalle attività illecite, anche ai fini del mantenimento in carcere dei detenuti". Come se tutto ciò non bastasse, le indagini "hanno evidenziato che la Società interista si trova in una situazione di sudditanza nei confronti degli esponenti della Curva Nord, finendo, di fatto, per agevolarli seppur obtorto collo". Indagini su questo fronte che si sono concentrate soprattutto negli anni "2019 e 2020, ma la situazione, ad oggi, non è per nulla mutata (se non peggiorata)". Lo si legge nell'ordinanza del gip di Milano Domenico Santoro, che oggi ha portato a 19 misure cautelari, sgominando gli affari illeciti delle curve interista e milanista. La Procura di Milano ha avviato anche un cosiddetto "procedimento di prevenzione" nei confronti di Inter e Milan, società non indagate ma che dovranno dimostrare, in un contraddittorio, di aver reciso i legami con il mondo ultrà, soprattutto sul fronte della gestione dei biglietti per le partite. Altrimenti si potrebbe arrivare, davanti alla Sezione misure di prevenzione del Tribunale, ad un provvedimento di amministrazione giudiziaria.

Milan e Inter disponibili a collaborare

Il Milan "si è immediatamente reso disponibile a collaborare con gli inquirenti per fornire qualsiasi documentazione e informazione richiesta". È questa la posizione del club rossonero, stando a quanto apprende LaPresse, in merito all'inchiesta della procura di Milano che questa mattina ha portato agli arresti di alcuni ultrà delle curve di Milan e Inter. Nessun commento ufficiale, ma totale disponibilità a collaborare con gli inquirenti per qualsiasi informazione e richiesta: è quanto filtra da ambienti vicini alla società nerazzurra.

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MILANO - Gli agenti del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, della Squadra Mobile e della S.I.SCO di Milano stanno eseguendo decine di misure cautelari e decreti di perquisizione nei confronti di persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere, con l'aggravante del metodo mafioso, estorsione, lesioni ed altri gravi reati. Gli indagati sono quasi tutti riconducibili alle tifoserie ultras di Inter e Milan e i reati connessi al giro d'affari legato al contesto calcistico.

La conferenza stampa

L'operazione è in corso dalle prime ore di questa mattina da parte della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano. Oltre all'attività degli agenti della Polizia altre misure sono state eseguite da militari del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata (Scico) e del Nucleo Polizia Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Milano - Gico. I dettagli dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alle ore 11 e 30 negli uffici della Procura della Repubblica di Milano alla presenza del procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, del procuratore di Milano Marcello Viola, del questore di Milano Bruno Megale, del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Milan, Andrea Fiducia, del direttore del Servizio Centrale Operativo Vincenzo Nicolì, del comandante del Servizio Centrale Investigazioni Antonio Quintavalle e di investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza.

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