Scusate il ritardo. Matteo Cancellieri ha fretta e voglia di recuperare il tempo perduto. Sabato a Marassi si è finalmente sbloccato, tornando a segnare in Serie A dopo un digiuno di ben 622 giorni. Praticamente 2 anni nei quali il promettente attaccante classe 2002 non era riuscito a replicare nella massima serie le giocate espresse con l’Under 21, dove la via del gol l’aveva trovata con una certa continuità (4 reti in 14 apparizioni). L’ultima segnatura in Serie A l’aveva realizzata - fatalità del destino - contro la sua attuale squadra. Quell’Empoli trafitto tra le mura amiche del Castellani il 20 marzo 2022, quando Matteo vestiva ancora la maglia del Verona. Sembra passata una vita.
Nell’estate di quell’anno, infatti, Cancellieri lascia i gialloblù e vola alla Lazio per 8 milioni di euro. Mica poco. A credere in lui soprattutto l’allora direttore sportivo Igli Tare, che brucia la concorrenza di Sassuolo e Fiorentina convinto che il ragazzo (cresciuto nel vivaio della Roma e passato agli scaligeri nell’ambito dell’operazione Kumbulla) possa esplodere sulla sponda biancoceleste del Tevere. Con Sarri, però, il feeling non scatta: tanti spezzoni come vice Immobile nel 4-3-3, ruolo in cui Cancellieri fatica a mettersi in luce.
Cancellieri, la fiducia ritrovata a Empoli
Adesso in Toscana è tutta un’altra storia. Alle dipendenze di Andreazzoli gioca esterno nel tridente e prima della sfida sul campo del Genoa aveva già lasciato il segno con un paio di assist. Il segnale di una rinascita che può riportarlo in auge. D’altronde a 21 anni si è ancora giovanissimi e con un’intera carriera davanti. Matteo lo sa e per questo ha ponderato bene la scelta della squadra in cui andare a giocare durante l’ultima sessione di mercato. C’era infatti la fila: oltre all’Empoli lo volevano pure Bologna e Salernitana. Alla fine Cancellieri e il suo agente Michelangelo Minieri hanno optato per il prestito al club toscano, storicamente palestra ideale in cui crescere ed emergere per un giovane. La soluzione giusta, verrebbe da dire alle luce di questi primi mesi. Anche perché il suo talento non è mai stato in discussione. A Matteo serviva solamente fiducia e un po’ di continuità. Quella che gli ha dato fin dal primo momento proprio Andreazzoli, che l’ha subito impiegato con continuità e (quasi) sempre come titolare.