Neanche il tempo di festeggiare la salvezza aritmeticamente centrata domenica pomeriggio al Mapei Stadium che Sir Claudio dice basta. «È giusto lasciare adesso, a malincuore perché è una decisione dura e sofferta ma credo sia giusto così dopo la promozione in A dell’anno scorso e la salvezza». All’età di 72 anni l’allenatore di Testaccio ha scelto di annunciare l’addio al mondo del calcio. Sul più bello e dopo un biennio fantastico al timone del Cagliari, che fino all’ultimo ha provato a fargli cambiare idea. Nulla da fare. E così ieri sera le parti hanno ufficializzato la decisione.
Le parole di Claudio Ranieri, postate sui social del club in un video, sono così diventate immediatamente virali, catalizzando l’attenzione di milioni di tifosi che gli hanno dedicato una marea di like e migliaia di commenti affettuosi. Un tecnico gentiluomo entrato nel cuore delle piazze dove ha allenato, ma capace anche di essere rispettato e apprezzato da quelle rivali.
Il miracolo Leicester porta la firma di Sir Claudio
Porta la sua firma una delle imprese più grandi della storia, ovvero la vittoria della Premier League col Leicester nel maggio 2016. Quel suo celebre «diliding dilidong» pronunciato nel corso di una conferenza stampa divenne iconico. Una sorta di training autogeno per svegliare i giocatori e diventato poi lo slogan di quella cavalcata fantastica. Il calcio, però, non ha riconoscenza e qualche mese dopo le Foxes lo esonerano. Incredibile ma vero. Un licenziamento accolto con l’eleganza che ha sempre contraddistinto Claudio Ranieri durante la sua carriera. Allergico alle polemiche, preferisce rispondere con sorriso o una frase sarcastica a critiche e punzecchiature. Impossibile avercela con lui, tanto che pure Josè Mourinho, che ai tempi dei duelli Inter-Juve gli diede del «70enne che non aveva vinto nulla», è poi diventato un suo caro amico. In bacheca vanta trofei pure alla guida di Fiorentina (Coppa Italia e Supercoppa Italiana 1996) e Valencia (Copa del Rey 1997 e Supercoppa Europea 2004), ma l’ultima impresa è stata col Cagliari. Nella sua isola del cuore.
Da Cagliari a...Cagliari: la carriera da allenatore di Ranieri
Proprio dalla Sardegna aveva spiccato il volo, pilotando i rossoblù dalla C alla Serie A tra il 1988 e il 1990. Poi il passaggio al Napoli del post Maradona, in cui lancia Zola e Fonseca. La prima tappa di un lungo giro d’Europa che l’ha visto sedersi sulle panchine di Fiorentina, Valencia (due volte), Atletico Madrid, Chelsea, Parma, Juventus, Roma (due volte), Inter, Monaco, Nazionale greca, Leicester, Nantes, Fulham, Sampdoria e Watford. L’ultima prima del ritorno a casa nel dicembre 2022 al capezzale di un Cagliari che annaspava a metà classifica in B. L’arrivo di “Er Fettina”, come lo chiamavano gli amici da ragazzo, rivitalizza i sardi fino ad acciuffare la promozione in A. Con un epilogo clamoroso: il gol di Pavoletti che stende il Bari in finale arriva a 10 secondi dalla fine dei minuti di recupero. Quasi un segno del destino. Anche quest’anno e più volte il suo Cagliari ha saputo realizzare rimonte epiche nei minuti finali, conquistando punti preziosi per raggiungere il traguardo della permanenza in A. L’ultimo obiettivo centrato di una carriera con un unico rimpianto: aver soltanto sfiorato e non vinto lo Scudetto alla guida della sua squadra del cuore, la Roma, nel 2010. Poco male, si sarebbe rifatto con gli interessi a Leicester 6 anni dopo. Adesso il Cagliari non dovrà sbagliare l’erede: le prime idee portano a Paolo Zanetti e Alessio Dionisi; si farà un tentativo anche con Ivan Juric del Torino, ma la ricerca è appena iniziata.