Pagina 1 | Rigori e rigorini, polemiche in A: quando l’arbitro si allontana dal calcio

Rigori e rigorini, polemiche in A: quando l’arbitro si allontana dal calcio© Getty Images

La lettura del fallo di mano di Luperto che genera il calcio di rigore in favore della Juventus per gli arbitri è molto semplice. Perché il VAR è nato anche per semplificare la vita degli arbitri, soprattutto su episodi complessi come il fallo di mano, su cui sussiste una parte di soggettività. Anche ad Open VAR è stato confermato che era rigore. Ma semplificare alcune situazioni difficili, come il contatto tra il braccio sopra le spalle e il pallone, e standardizzare alcuni aspetti del fallo di mano (e non solo) aiuta veramente a dissipare i dubbi? Stando a quanto dichiarato ogni settimana dagli addetti ai lavori, assolutamente no. Da Paulo Fonseca, che ha criticato le scelte dell’arbitro di Pairetto in Fiorentina-Milan, fino a Marco Baroni, a cui non sono piaciuti i rigori concessi da Marcenaro in occasione di Fiorentina-Lazio, arrivando a Gotti, per tornare più indietro, da Mourinho, che spesso e volentieri ha espresso il suo dissenso nei confronti dei direttori di gara, fino a a Daniele De Rossi. Se anche persone competenti, calciatori e cronisti pensano che l’arbitraggio moderno si stia allontanando dal mondo del calcio allora dovremmo preoccuparci. E io, personalmente, sono d’accordo con loro.

Arbitri, c'è bisogno di maggior sensibilità

Nella mia vita ho avuto la fortuna di avere grandi maestri: Collina, Rizzoli, Rosetti (finalisti di Mondiali ed Europei) e non ho mai sentito parlare a Coverciano di “imprudenza” o di “imperizia”, se non nei quiz! Queste sono standardizzazioni che possono andar bene per un livello arbitrale che non è quello della Serie A. Nei massimi campionati c’è bisogno di sensibilità e conoscenza calcistica. Non è un caso quindi se, spesso, gli addetti ai lavori rinnovano l’idea di inserire i calciatori, cioè quelli che effettivamente possono cogliere le dinamiche di gioco e le reali intenzioni di un calciatore quando compie un fallo, dinamiche che oggi sembrano sfuggire agli arbitri.

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Due pesi e due misure

Il calcio è fatto di precedenti: se in occasione di Como-Verona una pizzicata di Sergi Roberto sullo scarpino di Lazovic è degna di essere richiamata dal VAR, mentre il rigore su Baldanzi non viene concesso, è ovvio che qualcosa scricchiola. Sento parlare di “step on foot” o di “giallo per imprudenza”, o addirittura di un piede “preso pieno o non pieno”. Proviamo ancora a far chiarezza. L’episodio dello scorso anno tra Piccoli e Thiaw in Lecce-Milan (gol annullato ai salentini per fallo nell’azione d’attacco), per esempio, non ha nulla a che vedere con il classico step on foot: entrambi lottano lecitamente per guadagnarsi uno spazio, guardando il pallone che è in alto. Così come Baldanzi e Kyriakopoulos: non c’è una contesa a terra, lottano e guardano il pallone, con lo stesso obiettivo. In questi due casi non possiamo parlare propriamente di “step on foot”, che si configura solo quando c’è una contesa rasoterra per il pallone, uno dei contendenti arriva per primo e viene poi colpito dall’avversario con un pestone.

Manca la qualità tecnica della lettura degli episodi

Così come bisogna dare agli addetti ai lavori la possibilità di dire che ci sia uniformità su due episodi simili. Le spinte ricevute da Kvaratskhelia e Conceiçao si somigliano molto, perché non generano un calcio di rigore e dal campo non hanno una grande intensità (per quanto con minime sfumature sulla tempistica o se fatte con una mano oppure due), ma non possono essere trattate come niente o come un altro giallo che genera un rosso. Dunque credo che ci stiamo allontanando troppo dal gioco del calcio perché manca la qualità tecnica della lettura degli episodi, che non può essere standardizzata. Altrimenti sarebbero tutti bravi ad arbitrare in Serie A.

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La lettura del fallo di mano di Luperto che genera il calcio di rigore in favore della Juventus per gli arbitri è molto semplice. Perché il VAR è nato anche per semplificare la vita degli arbitri, soprattutto su episodi complessi come il fallo di mano, su cui sussiste una parte di soggettività. Anche ad Open VAR è stato confermato che era rigore. Ma semplificare alcune situazioni difficili, come il contatto tra il braccio sopra le spalle e il pallone, e standardizzare alcuni aspetti del fallo di mano (e non solo) aiuta veramente a dissipare i dubbi? Stando a quanto dichiarato ogni settimana dagli addetti ai lavori, assolutamente no. Da Paulo Fonseca, che ha criticato le scelte dell’arbitro di Pairetto in Fiorentina-Milan, fino a Marco Baroni, a cui non sono piaciuti i rigori concessi da Marcenaro in occasione di Fiorentina-Lazio, arrivando a Gotti, per tornare più indietro, da Mourinho, che spesso e volentieri ha espresso il suo dissenso nei confronti dei direttori di gara, fino a a Daniele De Rossi. Se anche persone competenti, calciatori e cronisti pensano che l’arbitraggio moderno si stia allontanando dal mondo del calcio allora dovremmo preoccuparci. E io, personalmente, sono d’accordo con loro.

Arbitri, c'è bisogno di maggior sensibilità

Nella mia vita ho avuto la fortuna di avere grandi maestri: Collina, Rizzoli, Rosetti (finalisti di Mondiali ed Europei) e non ho mai sentito parlare a Coverciano di “imprudenza” o di “imperizia”, se non nei quiz! Queste sono standardizzazioni che possono andar bene per un livello arbitrale che non è quello della Serie A. Nei massimi campionati c’è bisogno di sensibilità e conoscenza calcistica. Non è un caso quindi se, spesso, gli addetti ai lavori rinnovano l’idea di inserire i calciatori, cioè quelli che effettivamente possono cogliere le dinamiche di gioco e le reali intenzioni di un calciatore quando compie un fallo, dinamiche che oggi sembrano sfuggire agli arbitri.

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