"Rivince l'Inter, ma Conte è pericolosissimo. Motta? Gli servirà un anno..."

Scudetto, sorprese, attese e ritorni: le previsioni del volto Sky fanno discutere. "Alla Juve serve più tempo che al Milan"

Buongiorno Alessandro Costacurta: chi vince lo scudetto? «L’Inter, perché è la squadra più forte». Inzaghi però ha citato le difficoltà avute da Milan e Napoli dopo aver vinto il campionato... «Di certo non credo che l’Inter possa ripetere il cammino dell’anno scorso, ma ora non è che sia diventata una regola il fatto che chi ha lo scudetto sul petto l’anno dopo faccia male. Tra l’altro Milan e Napoli non partivano come favorite dopo aver vinto il campionato: il Milan perché l’anno prima lo scudetto l’aveva perso l’Inter, mentre il Napoli aveva perso Spalletti che era stato un po’ l’artefice di quel miracolo. Io piuttosto credo che l’Inter sia la più forte da tre-quattro anni e dovrebbe sorprenderci non che abbia vinto l’ultimo scudetto, ma che ne abbia persi un paio».

È più importante partire bene per Thiago Motta o per Paulo Fonseca?
«Nessuno dei due può permettersi di partite male. Fonseca per qualche dubbio che aleggia sulla sua scelta, mentre su Thiago Motta le aspettative sono molto, molto alte e una falsa partenza metterebbe dei dubbi che io in questo momento non vedo. Detto questo ritengo che Thiago Motta abbia da fare un lavoro che necessita più tempo rispetto a quello di Fonseca: lui lo vedo molto simile a Pioli per modo di porsi e metodologie, mentre Motta ha cambiato tutto alla Juve. Per questo quello che rischia di più è Thiago».

Quanto tempo è giusto dargli?
«Un anno. Le somme vanno tirate alla fine della prossima stagione».

Conte senza Coppe quanti punti in più può portare al Napoli?
«Antonio è pericolosissimo... Pericolosissimo: sono stato chiaro?».

Chiarissimo.
«Io ho tanta stima di Antonio e credo che il Napoli possa essere veramente terreno fertile per lui, trovando giocatori con la voglia di rimettersi in gioco e non avendo impegni nelle coppe europee. In una situazione così può veramente provare a fare il colpaccio».

Il suo sì al Napoli l’ha sorpresa?
«No, anzi. Antonio ha detto sì a tante squadre in carriera: a lui piace allenare. Un po’ è anche rompiscatole, ma porta i risultati e il primo anno ha sempre un rendimento favoloso».

Con De Laurentiis prevede scintille?
«L’anno scorso è stata sbagliata la gestione del dopo Spalletti, ma con Luciano non mi sembrava che De Laurentiis avesse avuto tanti problemi se non alla fine della storia».

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Scudetto, Inter e Atalanta

L’Atalanta può davvero lottare per lo scudetto? «Fino a due anni fa non era possibile perché non aveva giocatori della qualità necessaria per poter reggere i ritmi che all’Atalanta stessa servono per giocare bene. Nelle ultime stagioni ha alzato tantissimo la qualità della rosa e credo che mai come quest’anno possa provare a vincere lo scudetto dopo aver dominato in quel modo il Bayer Leverkusen in finale di Europa League. Anzi, dico o quest’anno, o mai più».

In tal senso insegna la parabola dell’Inter: lì il click è arrivato con la finale di Champions persa, giocando però benissimo, a Istanbul...
«Bravissimo, è molto giusto legare queste due esperienze: la consapevolezza presa dall’Inter contro il City è stata quella che le ha fatto dominare l’ultimo campionato».

A proposito dell’Inter: dopo lo scudetto è stato giusto non ringiovanire ma “battere il ferro” aggiungendo al motore Taremi e Zielinski?
«Per me hanno migliorato tantissimo la loro rosa. Io l’anno scorso non ero così convinto che avessero due squadre e probabilmente non lo era neanche Simone altrimenti non avrebbe gestito così il girone di Champions. Quest’anno invece può davvero mettere una squadra in campionato e una in Europa: Marotta e Ausilio secondo me sono stati fenomenali. In rosa sono tutti davvero intercambiabili, tranne forse Lautaro e Calhanoglu».

Per De Rossi arriva il difficile?
«Sono d’accordissimo. L’anno scorso ci siamo tutti innamorati di Daniele, mentre quest’anno deve dimostrare di essere davvero all’altezza della situazione. E lo dico anche perché gli stanno mettendo a disposizione una bella squadra. Personalmente gli consiglio di puntare su una competizione perché la Roma è forte in tredici giocatori e per questo non credo possa reggere il doppio impegno».

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Il Toro, Dovbyk e il Bologna

Qual’è l’acquisto che la stuzzica di più? «Direi Dovbyk: l’anno scorso mi avevano molto colpito i due esterni del Girona, mentre il centravanti mi sembrava uno che la buttasse solo dentro. Poi però ho cominciato a notare che c’erano delle qualità in lui. Naturalmente dico Morata che è un giocatore che ha un’attitudine pazzesca e può spingere tanto un Milan che da quando ha smesso Ibrahimovic non ha più avuto un giocatore con quella leadership».

C’è spazio per un’altra sorpresa come quella prodotta dal Bologna nell’ultimo campionato?
«Sono curioso di vedere la Fiorentina, però davanti ha almeno sei squadre più forti, Milan, Inter, Juve, Napoli, Atalanta e Roma. Anzi piuttosto, se ne parla poco ma ci sarà una bella lotta per entrare in Champions che è l’obiettivo minimo per tutte quelle squadre».

Cosa manca al Torino per fare il salto?
«Sono rimasto davvero male quando Cairo ha venduto Buongiorno, per me è stata una sorpresa perché pensavo che un giocatore così dovesse rimanere per tanti anni e intorno a lui crescesse tutta la squadra. Il fatto di decidere di vendere il miglior giocatore che si ha in casa dà un messaggio. E il messaggio è che questo sarà il Torino per i prossimi anni: a me spiace dirlo perché sono un ammiratore di Cairo per una serie di motivi, ma la cessione di Buongiorno proprio non l’ho capita».

Via Juric, è arrivato Vanoli, altro uomo nuovo nella nostra Serie A...
«L’anno scorso a Venezia ha dimostrato di essere un grande allenatore. E poi Paolo è un uomo di Conte e quando arrivi da quella scuola secondo me qualcosa hai. Magari io sono un po’ “deviato” dall’ammirazione che ho per Antonio e di conseguenza per i suoi discepoli».

Qual è infine il giocatore che pensa possa esplodere nel prossimo campionato?
«Io, per una serie di motivi, faccio il tifo per Zaniolo: perché è un ragazzo italiano, perché torna a casa e perché ci serve qualche talento che prenda in mano la Nazionale. Noi non possiamo finire un Europeo come accaduto quest’anno, noi abbiamo bisogno di sognare, come ci ha fatto sognare Mancini a Wembley. E poi Zaniolo è una bella scommessa pure per Gasperini: se riesce a rilanciare anche lui dopo Scamacca, bisogna dargli il premio di allenatore del secolo».

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Buongiorno Alessandro Costacurta: chi vince lo scudetto? «L’Inter, perché è la squadra più forte». Inzaghi però ha citato le difficoltà avute da Milan e Napoli dopo aver vinto il campionato... «Di certo non credo che l’Inter possa ripetere il cammino dell’anno scorso, ma ora non è che sia diventata una regola il fatto che chi ha lo scudetto sul petto l’anno dopo faccia male. Tra l’altro Milan e Napoli non partivano come favorite dopo aver vinto il campionato: il Milan perché l’anno prima lo scudetto l’aveva perso l’Inter, mentre il Napoli aveva perso Spalletti che era stato un po’ l’artefice di quel miracolo. Io piuttosto credo che l’Inter sia la più forte da tre-quattro anni e dovrebbe sorprenderci non che abbia vinto l’ultimo scudetto, ma che ne abbia persi un paio».

È più importante partire bene per Thiago Motta o per Paulo Fonseca?
«Nessuno dei due può permettersi di partite male. Fonseca per qualche dubbio che aleggia sulla sua scelta, mentre su Thiago Motta le aspettative sono molto, molto alte e una falsa partenza metterebbe dei dubbi che io in questo momento non vedo. Detto questo ritengo che Thiago Motta abbia da fare un lavoro che necessita più tempo rispetto a quello di Fonseca: lui lo vedo molto simile a Pioli per modo di porsi e metodologie, mentre Motta ha cambiato tutto alla Juve. Per questo quello che rischia di più è Thiago».

Quanto tempo è giusto dargli?
«Un anno. Le somme vanno tirate alla fine della prossima stagione».

Conte senza Coppe quanti punti in più può portare al Napoli?
«Antonio è pericolosissimo... Pericolosissimo: sono stato chiaro?».

Chiarissimo.
«Io ho tanta stima di Antonio e credo che il Napoli possa essere veramente terreno fertile per lui, trovando giocatori con la voglia di rimettersi in gioco e non avendo impegni nelle coppe europee. In una situazione così può veramente provare a fare il colpaccio».

Il suo sì al Napoli l’ha sorpresa?
«No, anzi. Antonio ha detto sì a tante squadre in carriera: a lui piace allenare. Un po’ è anche rompiscatole, ma porta i risultati e il primo anno ha sempre un rendimento favoloso».

Con De Laurentiis prevede scintille?
«L’anno scorso è stata sbagliata la gestione del dopo Spalletti, ma con Luciano non mi sembrava che De Laurentiis avesse avuto tanti problemi se non alla fine della storia».

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