Partiamo un po’ da lontano e diciamo che la conferma - se così si può dire - è arrivata lunedì sera da Cagliari. Al novantesimo Maran ha mandato in campo Alberto Cerri, con il suo metro e novantacinque di altezza, e dopo pochi minuti, all’ultimo tuffo, o meglio ancora all’ultimo salto, è stato proprio lui a firmare la rete che ha coronato una rimonta pazzesca. Insomma, è proprio l’anno dei centravanti classici, finalmente riscoperti dopo un periodo di divagazioni, strane e originali discussioni, sull’importanza del falso nove, della punta centrale di manovra, a dispetto del classico uomo d’area di rigore. Un’originalità inserita in quel discorso complessivamente ancora più originale sulla supremazia dei cosiddetti «giochisti» su quelli che invece badano al risultato. Un confronto surreale che - ci avete fatto caso? - non viene più tirato in ballo neppure dagli alfieri del calcio spettacolo a tutti i costi. Perché anche Sarri, intelligentemente, ha capito che bisogna ascoltare il vento e - in attesa di momenti più propizi - badare al sodo; e dritto per la sua strada va spedito Antonio Conte, uno che non si fa certo trascinare dalle mode.
La moda, dicevamo, aveva anche finito per decretare anticipatamente la fine del centravanti classico, spodestato dal centravanti alla... Messi. Come se in quel caso a fare la differenza non fossero le qualità piuttosto che le caratteristiche. Ma che il centravanti «di una volta» sia tutt’altro che scomparso ecco - dicevamo - arrivare la conferma da un campionato italiano all’insegna dell’uomo d’area di rigore indispensabile per andare a dama. Centravanti che saranno, con le loro qualità, protagonisti dei due big match di venerdì e sabato. Da una parte Lukaku contro Dzeko, dall’altra Higuain contro Immobile. Un intreccio di storie incredibili tra quattro uomini d’oro. A San Siro, pensate un po’, si affrontano due giocatori che sarebbero dovuti essere compagni nella nuova Inter di Conte, perché non è un mistero e non è mai stato negato il fortissimo interesse manifestato dal club nerazzurro per il romanista. (Che poi Lukaku abbia trovato un partner stellare in Lautaro è un altro discorso, che sarà bene fare in un’altra sede a proposito delle migliori coppie in circolazione). All’Olimpico invece si affrontano due centravanti di cui si si intrecciano i destini e di cui si parla in virtù di un record fantastico, 36 gol in un campionato, stabilito dall’argentino a suon di prodezze. Una cifra impressionante a cui però, senza sbandierarlo, mira adesso il laziale, a bersaglio già diciassette volte in appena 14 partite. Di sicuro stiamo parlando, come detto, della riscoperta di un ruolo e di una figura che secondo alcuni doveva essere sostituita dal centravanti di manovra. Invece… Invece la differenza la fanno ancora loro, con altri esempi illuminanti: Zapata protagonista dell’Atalanta, a cui il bomber è mancato moltissimo, Belotti indispensabile uomo in più del Torino. Esempi a cui fanno da contraltare - perché chi fa gol è essenziale - le crisi che dipendono proprio dalle difficoltà dei centravanti. Così il Napoli è alle prese anche con una sterilità offensiva sconosciuta, così il Milan sta pagando l’involuzione di Piatek, che l’anno scorso era l’emblema del goleador e adesso sta finendo per soffrire troppo.
Tornando a noi, tra venerdì e sabato la doppia sfida sarà spettacolare, tutta da gustare. La potenza pazzesca di Lukaku, contro la strepitosa duttilità di Dzeko; la cristallina classe di Higuain contro la freddezza straordinaria di Immobile. La scelta è complicata, quasi impossibile, anche se - parere strettamente personale - con una condizione impossibile da esercitare (la parità di anagrafe) il mio preferito sarebbe Higuain. Ma il dibattito è aperto e si presta a una legittima votazione, in cui ogni preferenza è comunque insindacabile visto il valore degli interpreti: ma voi, chi prendereste?