Li ha messi tutti dietro di lui, a eccezione di Van Persie che però ha già inquadrato nel collimatore: Memphis Depay, 28enne attaccante dell’Olanda, si è portato a quota 43 gol (in 85 partite) con la Nazionale “oranje” e ora è secondo assoluto, gliene mancano solo 7 per raggiungere l’ex bomber dell’Arsenal (attualmente collaboratore tecnico al Feyenoord) che guida in solitario la classifica “all times” dei marcatori in maglia arancione. Da Huntelaar a Kluivert, da Bergkamp a Robben, da Wilkes a Van Nistelrooy, da Cruijff a Van Basten: nomi strepitosi, leggende del calcio, tutti superati come numero di gol.
«Io finalizzatore»
Ma lui rifiuta ogni confronto: «Non posso essere paragonato a Van Nistelrooy o a Van Basten né tantomeno a “Sua Maestà” Cruijff oppure a Kluivert. Sono campioni che hanno scritto la storia della Nazionale, autentici eroi, miti del calcio. Io sono un altro tipo di giocatore, mi rendo pericoloso e sono un finalizzatore. Per me è fantastico segnare e permettere alla squadra di vincere. E voglio continuare così: il mio obiettivo è raggiungere i migliori della storia». Messi è avvisato. Parola di colui che sarà il Messi olandese, o se preferite l’anti-Messi, venerdì sera al Lusail Iconic Stadium nel quarto di finale contro l’Argentina.
Bisogno di libertà
Figura a tutto tondo, oltre che uomo dotato di spiccata personalità, l’olandese non ha difficoltà ad ammettere di sentirsi un tipo speciale: «Sono credente, la fede mi dà una pace interiore e mi sento maturo per le esperienze che finora ho avuto nella vita. L’ultima cosa che faccio prima di andare a dormire è pregare. Dio mi ha dato un talento per divertirmi e per divertire gli altri. Sono un giocatore che ha bisogno di libertà. I creatori sono sempre liberi, soprattutto di testa, e io ritengo di possedere diversi talenti... ».
E subito vengono in mente i suoi “battibecchi” o quanto meno confronti con il “generale” Louis Van Gaal, ora ct dell’Olanda e prima suo allenatore al Manchester United. Nell’autobiografia “Heart of a Lion” Memphis ha criticato duramente l’ex “coach” dei “Red Devils” ma Van Gaal non gli ha risposto pubblicamente. Anzi, a Qatar ’22 lo ha blandito sebbene si sia presentato malconcio in ritiro a causa di un infortunio: «Memphis è un campione che fa la differenza, abbiamo bisogno della sua classe». Poi però l’ha invitato a un comportamento e più consono a un professionista allorché l’attaccante del Barça ha dichiarato di trovarsi meglio in coppia con Bergwijn piuttosto che con Gakpo. «Deve stare più attento: quando si apre la bocca, il cervello va azionato», ha tagliato corto il ct. Depay ama comunicare tramite le reti sociali. Su Twitter ha risposto a “Sir Charles” Barkley, uno dei più grandi cestisti nella storia della NBA, il quale s’era sbilanciato prima della gara fra olandesi e USA: «Vi garantisco che l’Olanda è nei guai». Eloquente la replica del centravanti: «Tanto abbaiare, nessun morso», corredato dal risultato del primo ottavo di finale, 3-1, con il faccione stupito di Barkley...
Leone sulla schiena
Padre ghanese (Dennis, ben presto separato dalla mamma olandese Cora), il “Tulipano Nero” ha il corpo “tappezzato” di tatuaggi: 15 in totale. «Fanno parte di me, della mia vita e della mia immagine – puntualizza – . Alcuni rappresentano frasi motivazionali, altri raffigurano persone che ho perso e altri ancora si riferiscono a momenti belli, come il mio debutto al Mondiale in Brasile». Il più grande e impressionante è quello che gli ricopre completamente la schiena, una vera opera d’arte riproducente la testa di un leone. Come il simbolo della Federcalcio olandese, ma ovviamente non stilizzato. Il prossimo giugno scadrà il suo contratto col Barcellona. E lo scaltro Mourinho, appoggiato dal connazionale Tiago Pinto, si sarebbe già mosso per convincerlo a firmare con la Roma. Ipotesi di prestito immediato, da gennaio, per poi sottoscrivere in estate un contratto a lungo termine. Nessuna violazione delle normative FIFA perché il procuratore del giocatore è... se stesso, ovvero l’agenzia denominata “Team Depay” che si appoggia alla “Cresta Firm” (sede a Bruxelles, capitale dell’Unione Europea) ed è imbottita di avvocati specialisti in diritto calcistico internazionale.