Marocco, la rivincita di Hakimi

Conte disse: "Bene sulle punizioni, ma dal dischetto…". E lui ha fatto il cucchiaio sul rigore decisivo con la Spagna. Cresciuto a Madrid, ha scelto il Marocco: "Voglio essere un esempio per i giovani. Adesso non ci poniamo limiti"

Chissà come si dice in dialetto berbero “mo je faccio er cucchiaio”. E chissà se l’eroe marocchino Achraf Hakimi, 24 anni, laterale destro del Psg stellare a capitale qatariota, ha sussurrato ai compagni di Nazionale che avrebbe battuto il rigore decisivo contro la Spagna con lo “scavetto”, proprio come fece Francesco Totti a Euro 2000 nella bolgia arancione di Amsterdam. Sta di fatto che l’ex interista ha mostrato un carattere e una personalità d’acciaio trafiggendo Unai Simon con un delizioso e beffardo pallonetto. Colpo di gran classe.

E ha colpito il mondo anche la sua curiosa e stravagante esultanza, ovvero il “ballo del pinguino”: dedicato al compagno nel Psg, amico e coetaneo Kylian Mbappé. Un modo che si sono inventati per festeggiare i gol in maglia blu su suggerimento di “nonno” Sergio Ramos (36 anni, 12 più di loro). C’è così chi ha anche interpretato questo gesto di giubilo come una stoccata al ct appena estromesso dal Mondiale, l’asturiano Luis Enrique, che aveva volutamente escluso dai convocati per il Qatar il formidabile difensore centrale andaluso. Del resto lo stesso Mbappé ha affibbiato ad Hakimi il nuovo soprannome di “Pingouin” mentre il marocchino si è sempre portato dietro il nomignolo di “Arra”, come da piccolo pronunciava il proprio nome Achraf, difficile da proferire per un bimbo. La superstar della Francia nonché capocannoniere di Qatar ’22 ha fatto i complimenti via “tweet” ad Hakimi celebrandone il rigore vincente con un “emoticon” del pinguino, insieme a un cuore e a una corona.

Una rivincita anche nei confronti di Antonio Conte, suo ex allenatore due stagioni fa nell’Inter scudettata, il quale aveva fatto una battuta non proprio azzeccata sull’asso marocchino: «Hakimi è okay sui calci piazzati, ma sui rigori proprio no: dal dischetto è veramente una “pippa”, peggio di me quando giocavo». Ma Achraf la sua... rivincita se l’era presa addirittura in anticipo, tre anni fa in Champions League, allorché vestiva la maglia del Borussia Dortmund (in prestito dal Real Madrid). Con una strepitosa doppietta ribaltò l’Inter in Germania. Il tecnico salentino non ci capì nulla, come del resto gli è successo anche troppe volte in Champions, pensando di frenare il marocchino mettendogli addosso sulla fascia il malcapitato, ma soprattutto inadeguato, Biraghi. Un disastro...

La sua corsa in tribuna per abbracciare e baciare mamma Saida

Dopo la festa in campo, hanno commosso le immagini della sua corsa in tribuna per andare ad abbracciare e baciare l’adorata mamma Saida, che indossava l’hijab, il tipico velo islamico. Nonostante sia nato a Madrid (cresciuto nel quartiere “El Bercial” a Getafe, una decina di chilometri a sud della capitale spagnola) e in possesso di doppio passaporto, Hakimi non ha mai voluto giocare neppure da ragazzo nelle selezioni giovanili spagnole, pur essendo una promessa nella “Fábrica” madridista, la “cantera” del Real. «Ho scelto di rappresentare il Marocco perché i miei genitori provengono dal Maghreb e mi hanno svezzato in un ambiente marocchino e musulmano - puntualizza -. Sono fiero d’essere marocchino, mi piace che il mio Paese si senta a sua volta orgoglioso, che si appassioni per me, che stia seguendo la mia carriera e che io possa essere un esempio per molti giovani marocchini».

Infanzia non delle migliori: papà Hassan, originario di Oued Zem (in arabo il Fiume dei Leoni) era venditore ambulante, mamma Saida, proveniente da Qasr al Kabir (il Castello Grande), faceva la donna delle pulizie. Achraf ha un fratello e una sorella: Nabil e Ouidad. A chi gli chiede se la sfida di sabato pomeriggio contro il Portogallo sarà la più squilibrata dei quarti, lui risponde con un sorriso: «Lo dicevano anche prima che affrontassimo la Spagna. Io credo che il Marocco abbia conquistato il diritto di non porsi limiti. Vogliamo entrare nella storia».

In arabo il suo nome si pronuncia “Àshraf Hakìmi”, marcando gutturalmente la “acca” iniziale del cognome. Nel mondo islamico si tratta di un nome proprio molto importante. Esattamente quello del sultano mamelucco d’Egitto (etnia circassa) Al Ashraf Sayf ad Din Barsbay vissuto nel tredicesimo secolo e a cui è dedicata la sontuosa moschea omonima del Cairo. Nonostante abbia appena compiuto 24 anni, Hakimi è già padre di due bambini che gli ha regalato la sua seducente compagna Hiba Abouk, 36 anni (ben dodici più di Achraf), attrice spagnola nata come lui a Madrid ma di origini libiche e tunisine.

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