La Nazionale tira un sospiro di sollievo: la linea “a tre” dell’Inter è salva e potrà garantire la titolarità durante il prossimo Europeo. E ne farà parte un giocatore, Francesco Acerbi, scagionato dalle accuse di razzismo per “mancanza di prove certe”. Un poco anomalo nelle dinamiche della giustizia sportiva per cui l’onere a discolpa spetta all’accusato e non viceversa, ma è sempre positivo vedere che si procede verso la certezza del diritto.
Acerbi, la posizione di Spalletti e della Figc
Su questa triste e grottesca vicenda, Luciano Spalletti espresse già idee chiare alla vigilia della partenza per la tournée dell’Italia negli Stati Uniti: «Per quello che mi ha detto Francesco non è un episodio di razzismo. Ma dobbiamo stare attenti a quello che facciamo, tanto più quando vestiamo questa maglia. Anche quando lo denunciamo dobbiamo stare attenti. Juan Jesus? Non mi ha risposto al telefono». Poi, comunque, il ct e la Figc decisero di non portare il difensore dell’Inter negli Usa. Scelta inevitabile e logica perché era troppo alto il rischio di immagine senza dimenticare che lo stesso Acerbi in quei giorni avrebbe dovuto affrontare le incombenze giudiziarie. È, però, interessante notare come già il comunicato con cui la Figc comunicava la decisione dell’esclusione di Acerbi dalla tournée contenesse i semi, se non proprio le indicazioni (ma chissà se è possibile non tenerne conto...), di un alleggerimento della posizione giudiziaria del difensore interista: «Dal resoconto del difensore nerazzurro, in attesa che venga ricostruito quanto avvenuto nel rispetto dell’autonomia della giustizia sportiva, è emerso che non vi è stato da parte sua alcun intento diffamatorio, denigratorio o razzista. Si è comunque convenuto di escludere Acerbi dalla lista dei convocati per le prossime due amichevoli in programma negli Stati Uniti, per garantire la necessaria serenità alla Nazionale e allo stesso calciatore, che oggi farà ritorno al club di appartenenza».