Bergomi: Italia, Chiellini erede perfetto di Vialli

"Giorgio ha empatia con il nostro ct e conosce le dinamiche di spogliatoio. Mancini? Ho rivisto l’allenatore che ci ha portato a Wembley"
Bergomi: Italia, Chiellini erede perfetto di Vialli© /Agenzia Aldo Liverani Sas

MILANO 
L’obiettivo è tornare a Berlino dove, il 14 luglio 2024, si giocherà la finale degli Europei. Nell’ambito dei festeggiamenti per i vent’anni di Sky Italia, è un attimo pensare al Mondiale 2006 e a quella coppa alzata al cielo da Fabio Cannavaro. A commentare la finale per la tv satellitare c’erano Fabio Caressa e Beppe Bergomi che - dopo essere stati testimoni pure del trionfo di Wembley - sognano di chiudere il cerchio con un’altra grande estate azzurra.  
  
Beppe, in Germania l’Italia si presenterà agli Europei da campione in carica. Cosa cambia? 
"Poco perché nel frattempo non siamo andati al Mondiale. Innanzitutto dobbiamo qualificarci, ma sarebbe incredibile non riuscirci, poi le aspettative saranno quelle di fare un grande torneo. Io continuo a pensare che abbiamo una buona Nazionale in assoluto: magari manca qualcosa in alcuni ruoli ma, in altri, abbiamo abbondanza di giocatori bravi".  
 

Per te e Fabio si chiude un cerchio: da Germania 2006 a Germania 2024... 
"Ci abbiamo pensato anche noi... Sarebbe bello celebrare un’altra grande impresa del nostro calcio". 
 
A proposito del 2006, Buffon è a un passo dall’addio: è davvero stato il più grande portiere di sempre? 
"A me risulta difficile fare classifiche di campioni che hanno giocato in epoche diverse, certo è che Gigi ha fatto una carriera incredibile, mentre è unica la sua longevità e la sua continuità di rendimento negli anni. Se penso che è partito nel 1995 ed è ancora lì tra i pali...". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 
L’Italia cerca un club manager che prenda il posto occupato da Gigi Riva nel 2006 e da Gianluca Vialli agli ultimi Europei: Giorgio Chiellini può essere l’uomo giusto per raccogliere un’eredità tanto pesante? 
"Ci sono calciatori che, pur giocando in una squadra, incarnano lo spirito della nazione. E, se penso a Giorgio, vedo la persona giusta. Conoscendolo, può essere la figura ideale perché esprime valori importanti, conosce Mancini, è in empatia con lui e sa cosa vuol dire indossare quella maglia. In più ha smesso da poco e quindi conosce le dinamiche dello spogliatoio, i ragazzi che lo popolano, può dire sempre la parola giusta: l’ha fatto da calciatore e lo potrebbe sicuramente fare da dirigente".  
 
È fresco il ricordo del flop dell’Under 21: che è successo? 
"Ho sentito una dichiarazione di Carnesecchi “Ci sentivamo forti”. Ecco, i risultati arrivano nella sofferenza, nella fatica, nel rispetto dell’avversario e non vorrei che questo “sentirsi forti” non abbia fatto stare la squadra al 100% con la testa sulle partite. Peccato perché, mai come stavolta, c’era tutto per fare bene". 
 
Condividi l’idea di far giocare l’Under 21 come la Nazionale? 
"L’Under finisce il suo percorso quando i ragazzi hanno 23 anni, quindi sono già pronti per il salto in Nazionale maggiore. Per questo l’idea di Mancini non è affatto sbagliata". 
 

Come ti poni verso la ricerca degli oriundi? 
"Faccio un po’ fatica a pensare che sia utile. Perché si tratta di giocatori che fanno un certo tipo di percorso e bussano alla porta dopo che non sono riusciti ad andare nella loro di nazionale. E questo mi lascia sempre un po’ di perplessità". 
 
L’Italia è reduce dal 3° posto in Nations: cosa ci lascia di buono la campagna olandese? 
"Il fatto di aver rivisto dopo la seconda partita il Mancini “cazzuto”, l’allenatore visionario e che si arrabbia dopo una domanda. Quando lui è stato così, ci ha portato a vincere. In più la Nations ha confermato che va scelto un sistema di gioco, nel caso della Nazionale il 4-3-3 mi sembra quello più funzionale, e poi fare su questo degli aggiustamenti. Ma soprattutto, come ho detto, bisogna ripartire dallo spirito mostrato dall’allenatore dopo la vittoria sull’Olanda: lì ho rivisto il Mancini che mi piace tanto".  
 
La ferita per il Mondiale perso però sanguina ancora... 
"Mancini arrivava da un Europeo vinto dopo più di cinquant’anni ed era giusto permettergli di lavorare. Vero è che non siamo andati in Qatar per due rigori sbagliati e un po’ di sfortuna, ma la storia della nostra Nazionale insegna che dopo una grande vittoria bisogna fare qualcosa in più, e parlo di tutte le componenti, non solo dell’allenatore. Che però mi sembra tornato quello che conoscevo".  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

MILANO 
L’obiettivo è tornare a Berlino dove, il 14 luglio 2024, si giocherà la finale degli Europei. Nell’ambito dei festeggiamenti per i vent’anni di Sky Italia, è un attimo pensare al Mondiale 2006 e a quella coppa alzata al cielo da Fabio Cannavaro. A commentare la finale per la tv satellitare c’erano Fabio Caressa e Beppe Bergomi che - dopo essere stati testimoni pure del trionfo di Wembley - sognano di chiudere il cerchio con un’altra grande estate azzurra.  
  
Beppe, in Germania l’Italia si presenterà agli Europei da campione in carica. Cosa cambia? 
"Poco perché nel frattempo non siamo andati al Mondiale. Innanzitutto dobbiamo qualificarci, ma sarebbe incredibile non riuscirci, poi le aspettative saranno quelle di fare un grande torneo. Io continuo a pensare che abbiamo una buona Nazionale in assoluto: magari manca qualcosa in alcuni ruoli ma, in altri, abbiamo abbondanza di giocatori bravi".  
 

Per te e Fabio si chiude un cerchio: da Germania 2006 a Germania 2024... 
"Ci abbiamo pensato anche noi... Sarebbe bello celebrare un’altra grande impresa del nostro calcio". 
 
A proposito del 2006, Buffon è a un passo dall’addio: è davvero stato il più grande portiere di sempre? 
"A me risulta difficile fare classifiche di campioni che hanno giocato in epoche diverse, certo è che Gigi ha fatto una carriera incredibile, mentre è unica la sua longevità e la sua continuità di rendimento negli anni. Se penso che è partito nel 1995 ed è ancora lì tra i pali...". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Bergomi: Italia, Chiellini erede perfetto di Vialli
2
Pagina 2