Serve Kean per la Juve e per l'Italia

Serve Kean per la Juve e per l'Italia© Marco Canoniero

Gli scudetti si vincono prendendo meno gol possibile, predica Massimiliano Allegri, ma le qualificazioni a una qualsivoglia fase finale di un torneo si giocano sulla differenza reti. E bisogna realizzarne tante, particolare mancato all’Italia, nella sua corsa - per ora frenata - verso Qatar 2022. È il particolare emerso clamorosamente nel confronto a distanza con la Svizzera, che di suo non è una gioiosa macchina da guerra offensiva, ma che ha saputo compiere il suo dovere fino in fondo: a parità di gol incassati (2) avrebbero pesato quelli segnati. Per raggiungere i 15 altrui, gli azzurri avrebbero dovuto battere almeno 2-0 l’Irlanda del Nord e, per qualificarsi, avrebbero dovuto vincere con tre reti di scarto, fermo restando il 4-0 rossocrociato sulla Bulgaria.

Sono state appena 13 le reti degli uomini di Roberto Mancini in 8 partite di qualificazione. Soltanto con la Lituania (5-0) si è registrata una vittoria ampia, per il resto tante occasioni e poca gloria, cui aggiungere una serie di punti interrogativi sul potenziale offensivo azzurro: manca sempre un centravanti che aiuti a fare la differenza. Il ct ha operato le sue scelte, il numero 9 è Ciro Immobile. Nulla da dire se si guarda al rendimento in Serie A ma, quando esce da questa comfort zone, l’attaccante della Lazio va spesso in difficoltà. Nell’ultimo doppio impegno dell’Italia, poi, non c’era neppure causa infortunio, una assenza che ha pesato tra il tentativo di risolvere l’astinenza con il falso nove e un Andrea Belotti già in difficoltà nel Torino, figuriamoci in azzurro.

E qui emerge il problema perché Mancini si guarda intorno e, dietro al duo Immobile-Belotti, non scorge vie di fuga. Lo si vede quando si analizzano le classifiche marcatori recenti, dominate dagli stranieri (Ronaldo-Lukaku-Muriel l’ultimo podio). C’è chi li contrasta, come l’Immobile 2019-20 con 36 gol oppure come Fabio Quagliarella nel 2018-19, nome che apre un altro fronte: quello della carta d’identità. Il sampdoriano è un 1983, mentre un altro centravanti presenza fissa in classifica è Francesco Caputo, un 1987. Si è affacciato anche Andrea Petagna, che è un 1995 ma che nel Napoli attuale ha collezionato 9 partite, tutte da riserva. Un passaggio che ci permette di entrare nell’ultimo capitolo: quali sono i centravanti italiani titolari in Serie A. Immobile, ovviamente. Poi? Gioca spesso Mattia Destro nel Genoa, ma è un 1991, come gioca spesso Giacomo Raspadori nel Sassuolo. Lui era già nel gruppo che vinse l’Europeo ed è un 2000, ma ora si muove più da esterno e l’esito è un gol in 12 presenze. Ne ha fatti di più il compagno Gianluca Scamacca, un anno di meno, e buttato in campo da Mancini a Belfast: sono pur sempre solo 2 in 12 partite (appena 3 da titolare). Nell’Empoli, infine, Patrick Cutrone (1998) ha qualche spazio, non la titolarità fissa. Si finisce così per invocare Lorenzo Lucca come l’uomo del destino: non si è ancora affacciato alla Serie A, gli sono bastate alcune ottime prove nel Pisa per mettersi in evidenza. Come tutti i giovani, però (2000 anch’egli), va soggetto a pause e, se segna nell’Under 21, in campionato l’ultimo segnale di vita è stato un rigore il 2 ottobre.

In vista del playoff mondiale Mancini può solo sperare che il tempo gli dia una mano, con il salto di qualità da parte di qualcuno dei giovani citati oppure con il risveglio di altri. Come Moise Kean, per esempio. Allegri non aveva avuto paura a farlo debuttare sedicenne nel 2016. Sul declinare dell’ultimo mercato estivo il centravanti è tornato alla Juventus, dopo aver accumulato esperienze internazionali (Everton e, soprattutto, Paris Saint Germain) che i suoi coetanei non possono vantare. Finora è apparso schiacciato tra l’eredità di Cristiano Ronaldo - insieme con Alvaro Morata - e una condizione fisica che non ha aiutato. Allegri ha la pazienza di aspettarlo in bianconero dove, tra alti e bassi, è in grado di fare la differenza: vedi la rete decisiva contro la Roma. La Juventus può dare una mano all’attacco azzurro, come non accade da troppo tempo. Il commissario tecnico conta su questo.

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