Spagna-Italia tra storia, Juve, mugugni e futuro

Quello tra furie rosse ed azzurri, non può mai essere un confronto banale. Innumerevoli le amichevoli mentre a livello continentale ha segnato il nostro cammino all'Europeo nelle ultime due edizioni
MADRID - Spagna-Italia non può mai essere un confronto banale. Innumerevoli le amichevoli mentre a livello continentale ha segnato il nostro cammino all'Europeo nelle ultime due edizioni. Vienna, 22 giugno 2008. De Rossi e Di Natale sbagliano i due rigori decisivi, azzurri fuori ai quarti al termine di una partita finita senza reti e giocata senza gli squalificati Pirlo e Gattuso. Si decide il destino di Roberto Donadoni, di lì a poco giubilato per fare posto al rientrante Marcello Lippi come ct. Cambiano le prospettive della Spagna, eterna e splendida perdente. Luis Aragones la porta alla conquista del titolo, primo gradino verso il salto al Mondiale 2010 in Sud Africa. Kiev, 1° luglio 2012. La rinata Nazionale di Cesare Prandelli stupisce tutti, arrivando all'atto finale del torneo. Ma quel giorno gli azzurri sono troppo stanchi, spossati da un torneo dispendioso a livello mentale e fisico. Vengono irretiti nella ragnatela della Furie Rosse, che vincono 4-0 una partita senza storia, ma che hanno rispetto di quanto la controparte ha saputo fare fino a quel giorno, come si vede sul campo e come si ascolta nel dopopartita.

ASSENZE - Manca da tempo - invece - l'appuntamento mondiale, da quel 1994 in cui Mauro Tassotti mise fine alla propria carriera azzurra spaccando il setto nasale a Luis Enrique con una gomitata a Foxborough, negli States. Anche per questo Prandelli non avrebbe voluto disputare l'amichevole di Madrid (in campo alle 22 del mercoledì internazionale, stadio Vicente Calderon, casa dell'Atletico), perché troppo vicina all'appuntamento brasiliano. E qualcuno, teme il ct, potrebbe ricamare eccessivamente sui destini azzurri: negativi, in caso di sconfitta; positivi, in caso di vittoria. Comunque troppo anticipati nel tempo. «Mi interessa la crescita complessiva della squadra», ha detto alla vigilia. E dovrà analizzarla senza avere la coppia d'attacco titolare studiata per il Mondiale: il lungodegente Giuseppe Rossi e il dolorante Mario Balotelli, lasciati a casa. Prandelli ha portato con sé ben sei attaccanti, con la novità Immobile e il rientrante Destro. Dovrebbe dare fiducia all'esperienza di Gilardino.

CODICE E MUGUGNI - Ma non si tratta del solo settore menomato. A centrocampo manca De Rossi, non convocato per applicazione del codice etico dopo il pugno rifilato a Icardi. Chiaro su questo punto Prandelli: «A Daniele voglio bene come un figlio, ma non posso accettare simili comportamenti. In Brasile non possiamo permetterci di giocare in 10 se uno non è capace di reggere la tensione». E in difesa non ci sarà Chiellini, convocato ma non utilizzabile se non part-time. Con parecchi mal di pancia degli juventini, che avrebbero preferito vedere il difensore allenarsi a Vinovo. Ma anche su questo punto il ct non transige: «Se uno è convocato e va in campo, o in panchina, nel match precedente la Nazionale, ho il diritto di chiamarlo». Tanti sassolini che Prandelli si è tolto alla vigilia, quasi un indizio di come la voglia di continuare l'avventura in azzurra sia più di un'ipotesi.

FUTURO - Il ct si è detto lusingato dalle nuove prospettive fatte balenare dalla Figc, cui occorre aggiungere un mercato bloccato per gli allenatori di alto livello. A Prandelli sono arrivate un paio di offerte soltanto dall'estero (no personale al Tottenham mentre l'Ucraina di questi tempi è poco consigliabile...), in Italia le panchine delle big sembrano tutte occupate anche per la prossima stagione. Lui in Federazione si è trovato bene con tutti, e la qualità della vita personale ne ha guadagnato. Lo attira l'idea di creare un progetto («Condiviso a tutti i livelli, Lega e Figc») che possa avere la Nazionale maggiore come punto di riferimento, condizionando positivamente tutte le altre rappresentative. Se ne parlerà tra una decina di giorni, con l'offerta di un biennale per arrivare fino a Francia 2016 oppure di un quadriennale per allungare fino al Mondiale russo nel 2018, prevedendo una clausola rescissoria in caso di una chiamata da un club. Ma prima ci sono una trasferta in Brasile da onorare. E la Spagna.

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