In campo, racconta il solista della radio Sandro Ciotti, «regna la calma, sugli spalti c’è un po’ di umore fervido e qualche cattiveria all’indirizzo della Juventus». È il 16 novembre 1969, i bianconeri passati da Carniglia a Rabitti, che ha scoperto Furino e Bettega, sono terzultimi in classifica e in svantaggio 1-0 all’Amsicora contro il Cagliari che avrebbe vinto il campionato. I tifosi cantano “Serie B! Serie B!” ma la partita non è finita. «Cuccureddu... tiro... rete! Sugli sviluppi del calcio d’angolo Cuccureddu, il ragazzo di Alghero, ha potuto raccogliere la corta respinta della difesa cagliaritana e indirizzare con un violento destro in fondo al sacco di Albertosi».
L’ARRIVO ALLA JUVE. Juventino da sempre, Cuccureddu ha segnato un gol decisivo all’esordio in Serie A con la squadra del cuore. Due mesi prima, a vent’anni non ancora compiuti, giocava con la maglia numero 10 al Comunale in Coppa Italia con il Brescia appena promosso in A. Marcava Luis Del Sol, uno dei centrocampisti più tecnici mai visti in Serie A, che dopo un po’ non lo tiene più. La Juve lo prende subito: è il primo acquisto di Giampiero Boniperti da ad della Juve.
LO SCUDETTO DEL ’73. Con quel cognome che ricorda l’espressione sarda per la cima delle montagne, “cuccuru” appunto, in bianconero rimane dodici stagioni, per 434 presenze complessive con 39 gol. È sua la rete che all’ultimo respiro decide lo scudetto 1973: firma il 2-1 sulla Roma mentre il Milan cade a Verona e cambia il finale di una stagione iniziata con il dolore per la morte del figlio dell’allenatore, Vycpalek, in un incidente aereo. Il ceco, zio di Zdenek Zeman, arrivato dopo la malattia di Armando Picchi, decide però di tenerlo fuori per la finale di Coppa Campioni contro l’Ajax. L’hanno convinto che il tridente sia la scelta migliore e serve togliere un difensore ma non sarà una grande idea. Sbaglia, a Roma, il rigore della finale di Coppa Intercontinentale che gli olandesi si rifiutano di giocare, poi cambia tutto.
POLIVALENTE. Cuccureddu, che nasce centrocampista e poi arretra ma alterna l’intervento risoluto e la giocata sciolta in quella che oggi si chiamerebbe l’uscita bassa del pallone, cambia ancora posizione. In panchina arriva Carlo Parola, l’icona della rovesciata delle figurine, che deve trovare un posto a un altro nuovo arrivato, un certo Gaetano Scirea. Parola lo inventa libero, e cambierà la storia, sposta Spinosi come stopper e Gentile come terzino destro. Manca un terzino sinistro, e Cuccureddu per la Juve farebbe anche il portiere. Lui, scoperto dal Brescia in un torneo nel paese di Facchetti, a Treviglio, in quella posizione arriva fino in nazionale e al Mondiale ‘78 in Argentina: nelle qualificazioni vince il duello con il futuro Pallone d’Oro Kevin Keegan, ala destra che ha fatto la storia del Liverpool e del calcio inglese.
DOPPIETTA DEL ‘77. È illuminante l’incontro con Giovanni Trapattoni, che sostituisce Parola. Da lui, dirà anni dopo una volta diventato allenatore capace di portare in B Grosseto e Crotone, ha assorbito voglia di vincere e capacità di trasmettere gli stimoli. È una Juve tutta italiana, in cui si innestano Benetti e Boninsegna mentre si affaccia Cabrini. Il Trap avanza Tardelli, inverte Gentile e Cuccureddu e vince scudetto con 51 punti e Coppa Uefa, il primo trofeo internazionale bianconero, dopo la doppia finale in apnea contro l’Athletic Bilbao. Il ritorno al San Mamés resta la partita più intensa che abbia mai giocato. Vince ancora uno scudetto, nel 1978, e una Coppa Italia l’anno successivo. Lascia la Juve con lo scudetto nel 1981 e un gol dei suoi, un tiro da trenta metri alla Pistoiese, per andare alla Fiorentina. Ma alla Juve tornerà, da allenatore della Primavera nel primo anno di Del Piero in bianconero. Insieme conquisteranno lo scudetto di categoria e il Torneo di Viareggio nel 1994. Il golden gol della finale lo segna Pinturicchio. L’avversario? Proprio la Fiorentina di “Cavallo Pazzo” Chiarugi, l’avversario di mille battaglie. In campo smette di regnare la calma. È nata una stella.