Baresi, così il Piscinin divenne Kaiser Franz

Esordì in A con il Milan il 23 aprile 1978: non aveva neanche 18 anni. Per la personalità guadagnò presto il soprannome di Beckenbauer
Baresi, così il Piscinin divenne Kaiser Franz© ANSA

Quarto appuntamento con la rubrica dedicata ai Golden Boy targati XX secolo, i campioni del passato meritevoli di conquistare il trofeo internazionale di Tuttosport riservato al miglior Under 21 dell’anno. Siamo al giro di boa del nostro viaggio nel tempo cominciato a partire dal 1963, esattamente 40 anni prima della nascita ufficiale del Golden Boy Award. Il quinquennio che analizziamo nella puntata odierna va dal 1978 al 1982 incluso.

Förster, muro tedesco

Giocavano fuori dall’Europa (e non erano più Under 21 quando approdarono nel Vecchio Continente) i più famosi calciatori nati nel 1958, cioè ventenni nel ’78. Due provenienti dal Centro America, uno dal Nord Africa: il messicano Hugol” Sánchez, il salvadoregno “Mágico” González e l’algerino “Tacco di Allah” Rabah Madjer. Regolamento alla mano, tutti e tre ineleggibili per il Golden Boy. Così il prescelto sarebbe stato il biondo difensore centrale tedesco Karlheinz Helmut Förster, più giovane e più forte di suo fratello maggiore Bernhard – classe 1956 – con cui faceva coppia nello Stoccarda e nella Germania Ovest (81 presenze e 2 reti per “Kalle” contro le 33 e nessun gol di “Bernd” nella “Mannschaft”). Nel ’76-’77 era già titolare con lo Stoccarda che centrò la promozione in Bundesliga. A 19 anni, 8 mesi e 11 giorni esordì ad Amburgo (amichevole contro il Brasile) nella Nazionale tedesca agli ordini del ct Schön. Nel 1984 regalò allo Stoccarda il primo titolo dell’èra Bundesliga. Arcigno e implacabile marcatore, tipo il bavarese Schwarzenbeck, conquistò l’Europeo 1980 mettendo il bavaglio al temibile belga Ceulemans nella finale di Roma. Due medaglie d’argento consecutive ai Mondiali (’82 e ’86). Si trasferì poi a Marsiglia dove vinse due Ligue 1 e una Coppa di Francia nell’OM.

Schuster, "Don Bernardo"

La Germania è la sua patria, ma dopo aver giocato per 13 anni di fila nei 3 più grandi club spagnoli (Barcellona, Real e Atlético) ha deciso di mettere radici nella Penisola Iberica dove s’è anche risposato con l’avvocatessa Elena Blasco, nata nel 1980 a Salamanca. Ci riferiamo a Bernhard “Bernd” Schuster, splendido centrocampista nato ad Augusta, in Baviera, il 22 dicembre 1959. Già prodigioso talento a 16 anni nell’omonimo club della sua città, venne acquistato nel ’78 dai neocampioni del Colonia dove debuttò in Bundesliga il 21 ottobre di quello stesso anno sostituendo il difensore Prestin nel match perso in casa 0-2 contro l’Eintracht Francoforte. Non aveva ancora compiuto 19 anni. Nell’80 condusse la Germania Ovest alla conquista dell’Europeo a Roma e subito dopo si trasferì nel Barcellona di Simonsen, Krankl e Quini guidato dal “mago” Helenio Herrera. A dicembre, poco prima di compiere 21 anni, giunse 2° nel Pallone d’Oro dietro il connazionale Rummenigge. In Germania lo chiamavano “Der Blonde Engel”, l’Angelo Biondo, ma in breve il suo soprannome venne spagnolizzato in “Don Bernardo”, il Signore. Come Don Fabio Capello o Don Santiago Bernabéu. Nel suo palmarés 1 Coppa delle Coppe, 3 campionati spagnoli, 6 Coppe del Re, 3 Supercoppe di Spagna e 2 Coppe di Lega.

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Baresi, "Kaiser" italiano

Nel 1960 nasceva in Argentina il più grande calciatore della storia, Maradona, ma solo nell’estate ’82, a 21 anni e 9 mesi, approdò in Europa per giocare nel Barcellona mentre il paulista Antônio Careca varcò l’Atlantico a quasi 27 anni lasciando il Brasile per firmare con il Napoli. Nessuno dei due avrebbe potuto vincere il Golden Boy: non erano più Under 21 né erano ancora tesserati per un club europeo. Fra i nati nel 1960 eleggibili al Golden Boy quello col miglior “pedigree” sarebbe stato Franco Baresi, all’anagrafe Franchino, divenuto una bandiera nel Milan, club dove ha militato per vent’anni (prodotto del vivaio) e di cui è stato capitano per tre lustri. Tuttora vicepresidente onorario nonché “Brand Ambassador” rossonero. Nativo di Travagliato, una quindicina di chilometri da Brescia, ha esordito in Serie A il 23 aprile 1978, a 17 anni e 350 giorni, in Verona-Milan 1-2. In quella stagione anche 2 presenze in Coppa Italia. Il “Barone” svedese Liedholm lo schierò per il debutto al posto dello squalificato Maurizio “Ramón” Turone e il “bocia” non lo fece rimpiangere: fornì una prestazione più che positiva sfiorando pure il gol. All’inizio lo chiamavano “Piscinìn”, piccolino, ma in breve, per il magistero e la classe nell’interpretazione del ruolo di libero, Franco venne soprannominato “Kaiser Franz”, come Beckenbauer. Secondo nel Pallone d’Oro ’89 dietro al compagno Van Basten e davanti all’altro collega milanista Rijkaard. Oro mondiale con l’Italia nell’82 (era riserva, non entrò mai in campo), terzo nel ’90 e argento amaro nella finale “iridata” 1994 in Usa.

Matthäus, il "Panzer"

Un centrocampista universale, “box to box”, che eccelleva in qualsiasi posizione e sapeva disimpegnarsi alla grande pure in difesa. Regista e mediano al tempo stesso, dotato di un bagaglio tecnico vastissimo. Nerbo, tempra, carisma debordante, forza da vendere, preciso nei lanci, irriducibile nei contrasti, tiro terrificante. Lothar Herbert Matthaus, classe 1961, era un trascinatore. Il prototipo del “Panzer”, così com’era stato soprannominato dai “media”. E poi anche “Terminator”: spietato, inesorabile e “mascellato” proprio come l’attore austriaco Arnold Schwarzenegger. Capitano e indiscusso leader della Germania campione del mondo a Roma ’90 contro l’Argentina dell’amico-rivale Maradona. E a fine anno conquistò con merito il Pallone d’Oro “bissato” dal Fifa World Player nel ’91. È il recordman di presenze (150) in Nazionale con cui ha partecipato a 5 Mondiali. Debuttò 18enne in Bundesliga con la maglia del Borussia Mönchengladbach perdendo 4-2 a Kaiserslautern il 22 settembre ’79. Poi al Bayern per vincere 3 campionati tedeschi, una Coppa e una Supercoppa in Germania. Trasferitosi all’Inter, centrò uno storico scudetto, una Coppa Uefa e una Supercoppa di Lega. Tornò quindi al Bayern per mettere in bacheca ancora altri 4 campionati, una Coppa tedesca, 3 Coppe di Lega tedesca e una Coppa Uefa.

Gullit, "Tulipano Nero"

Ruud Gullit, nato Rudi Dil, era soprannominato “Il Tulipano Nero”, come il titolo del romanzo di Alexandre Dumas e il film con Alain Delon. Fisicità straripante (191 centimetri, 88 chili) uno dei più grandi “tuttocampisti” a cavallo fra gli Anni ’80 e ’90. Classe 1962, era un po’ il Cassius Clay dei calciatori: danzava in campo, saltellava anche se la palla ce l’aveva il portiere avversario oppure era finita in fallo laterale. Un moto perpetuo. Pallone d’Oro nell’87 quando il Milan l’aveva prelevato in estate dal Psv con cui aveva vinto gli ultimi due titoli olandesi. Debutto precocissimo in Eredivisie a 16 anni, 11 mesi e 18 giorni in Haarlem-MVV Maastricht 2-2 il 19 agosto ’79. Campione d’Europa ’88 con l’Olanda in Germania Ovest. Due Coppe dei Campioni, due Intercontinentali, due Supercoppe Uefa e tre scudetti in rossonero. E ancora una Coppa Italia con la Samp e una FA col Chelsea.

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Quarto appuntamento con la rubrica dedicata ai Golden Boy targati XX secolo, i campioni del passato meritevoli di conquistare il trofeo internazionale di Tuttosport riservato al miglior Under 21 dell’anno. Siamo al giro di boa del nostro viaggio nel tempo cominciato a partire dal 1963, esattamente 40 anni prima della nascita ufficiale del Golden Boy Award. Il quinquennio che analizziamo nella puntata odierna va dal 1978 al 1982 incluso.

Förster, muro tedesco

Giocavano fuori dall’Europa (e non erano più Under 21 quando approdarono nel Vecchio Continente) i più famosi calciatori nati nel 1958, cioè ventenni nel ’78. Due provenienti dal Centro America, uno dal Nord Africa: il messicano Hugol” Sánchez, il salvadoregno “Mágico” González e l’algerino “Tacco di Allah” Rabah Madjer. Regolamento alla mano, tutti e tre ineleggibili per il Golden Boy. Così il prescelto sarebbe stato il biondo difensore centrale tedesco Karlheinz Helmut Förster, più giovane e più forte di suo fratello maggiore Bernhard – classe 1956 – con cui faceva coppia nello Stoccarda e nella Germania Ovest (81 presenze e 2 reti per “Kalle” contro le 33 e nessun gol di “Bernd” nella “Mannschaft”). Nel ’76-’77 era già titolare con lo Stoccarda che centrò la promozione in Bundesliga. A 19 anni, 8 mesi e 11 giorni esordì ad Amburgo (amichevole contro il Brasile) nella Nazionale tedesca agli ordini del ct Schön. Nel 1984 regalò allo Stoccarda il primo titolo dell’èra Bundesliga. Arcigno e implacabile marcatore, tipo il bavarese Schwarzenbeck, conquistò l’Europeo 1980 mettendo il bavaglio al temibile belga Ceulemans nella finale di Roma. Due medaglie d’argento consecutive ai Mondiali (’82 e ’86). Si trasferì poi a Marsiglia dove vinse due Ligue 1 e una Coppa di Francia nell’OM.

Schuster, "Don Bernardo"

La Germania è la sua patria, ma dopo aver giocato per 13 anni di fila nei 3 più grandi club spagnoli (Barcellona, Real e Atlético) ha deciso di mettere radici nella Penisola Iberica dove s’è anche risposato con l’avvocatessa Elena Blasco, nata nel 1980 a Salamanca. Ci riferiamo a Bernhard “Bernd” Schuster, splendido centrocampista nato ad Augusta, in Baviera, il 22 dicembre 1959. Già prodigioso talento a 16 anni nell’omonimo club della sua città, venne acquistato nel ’78 dai neocampioni del Colonia dove debuttò in Bundesliga il 21 ottobre di quello stesso anno sostituendo il difensore Prestin nel match perso in casa 0-2 contro l’Eintracht Francoforte. Non aveva ancora compiuto 19 anni. Nell’80 condusse la Germania Ovest alla conquista dell’Europeo a Roma e subito dopo si trasferì nel Barcellona di Simonsen, Krankl e Quini guidato dal “mago” Helenio Herrera. A dicembre, poco prima di compiere 21 anni, giunse 2° nel Pallone d’Oro dietro il connazionale Rummenigge. In Germania lo chiamavano “Der Blonde Engel”, l’Angelo Biondo, ma in breve il suo soprannome venne spagnolizzato in “Don Bernardo”, il Signore. Come Don Fabio Capello o Don Santiago Bernabéu. Nel suo palmarés 1 Coppa delle Coppe, 3 campionati spagnoli, 6 Coppe del Re, 3 Supercoppe di Spagna e 2 Coppe di Lega.

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