Morata, ansia Spalletti e intrigo Juve: per i gol, ma soprattutto per i figli

Il bomber spagnolo è fortemente criticato in patria e si sente scaricato dall’Atletico Madrid: l’Europeo è una vetrina e l'ha detto chiaramente. "Non lo capiscono..."

Alvaro Morata, il carissimo nemico. Ancora una volta l’attaccante spagnolo incrocerà la strada dell’Italia e in questa occasione avrà almeno tre obiettivi per lasciare il segno: di squadra, personale e di mercato. Tutti e tre, ovviamente, si incrociano e si compenetrano partendo da una base: segnare ancora per battere l’Italia e per (ri) mettersi in mostra. Intendiamoci, non è che Alvaro sia da scoprire ora, nemmeno per quanto riguarda le imprese con la Roja: il gol che ha aperto la goleada contro la Croazia al debutto lo ha issato al terzo posto, con sette reti, della classifica marcatori di tutti i tempi nelle fasi finali degli Europei, dietro a due fenomeni come Michel Platini e Cristiano Ronaldo.

Un traguardo che gli ha permesso di sopire le molte critiche che avevano accompagnato la scelta del ct Luis De La Fuente. Che, per sottolinearla e rinforzarla, gli ha pure assegnato la fascia di capitano. Lui, Morata, trascina la Nazionale ma la verità è che si sente sempre più a disagio in Spagna sia a livello umano sia a livello professionale. Clamoroso, a livello personale, il suo sfogo di pochi giorni fa sull’emittente Cadena Ser: "Per me la cosa più semplice sarebbe non giocare più in Spagna. Per la mia vita e per quello che devo vivere ogni volta che esco nel nostro Paese. La cosa più semplice sarebbe andare a giocare fuori. Molte volte i miei figli, che hanno cinque anni, non capiscono perché ci sono tante persone che provano quella rabbia contro il loro padre. Quando finiranno gli Europei parlerò di tutto questo. Adesso non è il momento, non voglio dare l’impressione di essere un piagnucolone".

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Atletico Madrid alla ricerca di un sostituto

Ora, in attesa che lui stesso approfondisca la questione, è davvero singolare pensare a come venga criticato un attaccante che in Nazionale ha segnato ben 36 reti (quarto posto assoluto), mentre il centravanti di riferimento dell’Italia (Scamacca, giustamente celebrato per come si sta disimpegnando) di gol in azzurro ne ha segnati appena 2. Un abisso. Eppure, anche all’Atletico Madrid stanno ragionando su un “post morata”, tanto è vero che sono alla ricerca di attaccanti e che, anche in questo caso, Alvaro non ha celato il proprio disappunto: "La cosa più semplice l’estate scorsa sarebbe stata lasciare l’Atletico Madrid, avevo offerto migliori a livello economico, grandi squadre, ma ho l’illusione di vincere con i Colchoneros...Questa parte di pensieri pesa molto per me".

"Immagino che quello che esce sulla stampa sia ciò di cui parlano i dirigenti, così lo dico chiaramente. Non ho parlato con nessuno, ma se vedo che l’Atleti vuole prendere 8 attaccanti ho l’impressione di non essere la priorità del club. Ho 31 anni, ne faccio 32 a ottobre, non posso rimanere a Madrid per non giocare!". E, insomma, i messaggi che lancia l’attaccante sono fin troppo chiari, ma resta la difficoltà di realizzare una trattativa di mercato che lo riporti in Italia non tanto per la clausola rescissoria (12 milioni), quanto per l’ingaggio che si aggira intorno ai sei milioni di euro netti.

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Morata preoccupa Spalletti e intriga la Juve

Ecco, dunque, che la sfida di giovedì contro l’Italia sarà una luccicante vetrina per mettersi in mostra e solleticare i club italiani che ne scrutano le mosse. Se le notizie che circolano in ambito Roma sono via via sempre più fredde, resta in piedi l’ipotesi del terzo ritorno alla Juventus nell’ambito di uno scambio con Moise Kean, che già in inverno era stato a un soffio dal trasferimento all’Atletico Madrid, poi saltato per problemi fisici.

Che Morata, a dispetto delle critiche dei tifosi spagnoli, rappresenti uno spauracchio lo testimonia anche il fatto che lo stesso Spalletti stia ragionando su un cambiamento nel reparto arretrato con l’inserimento di un difensore con caratteristiche più da “marcatore” (il favorito è Mancini) proprio per controllare Morata. Che sarà contestato, che l’Atletico pensa di sostituire, che ha un mercato che non decolla. Ma che qualche ansia, all’Italia, la suscita eccome.

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Alvaro Morata, il carissimo nemico. Ancora una volta l’attaccante spagnolo incrocerà la strada dell’Italia e in questa occasione avrà almeno tre obiettivi per lasciare il segno: di squadra, personale e di mercato. Tutti e tre, ovviamente, si incrociano e si compenetrano partendo da una base: segnare ancora per battere l’Italia e per (ri) mettersi in mostra. Intendiamoci, non è che Alvaro sia da scoprire ora, nemmeno per quanto riguarda le imprese con la Roja: il gol che ha aperto la goleada contro la Croazia al debutto lo ha issato al terzo posto, con sette reti, della classifica marcatori di tutti i tempi nelle fasi finali degli Europei, dietro a due fenomeni come Michel Platini e Cristiano Ronaldo.

Un traguardo che gli ha permesso di sopire le molte critiche che avevano accompagnato la scelta del ct Luis De La Fuente. Che, per sottolinearla e rinforzarla, gli ha pure assegnato la fascia di capitano. Lui, Morata, trascina la Nazionale ma la verità è che si sente sempre più a disagio in Spagna sia a livello umano sia a livello professionale. Clamoroso, a livello personale, il suo sfogo di pochi giorni fa sull’emittente Cadena Ser: "Per me la cosa più semplice sarebbe non giocare più in Spagna. Per la mia vita e per quello che devo vivere ogni volta che esco nel nostro Paese. La cosa più semplice sarebbe andare a giocare fuori. Molte volte i miei figli, che hanno cinque anni, non capiscono perché ci sono tante persone che provano quella rabbia contro il loro padre. Quando finiranno gli Europei parlerò di tutto questo. Adesso non è il momento, non voglio dare l’impressione di essere un piagnucolone".

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