Più istinto che studio: parola di Diogo Costa

Il portiere del Portogallo è diventato il primo nella storia degli Europei a parare tre rigori nello stesso match e a tenere la porta inviolata

Sinistra. Destra. Destra. Tutto studiato a tavolino dopo ore e ore di analisi video? No, istinto: «Incredibile», per sua stessa ammissione. Ebbene sì, nonostante abbia ammesso di aver studiato nei minimi dettagli le preferenze dei rigoristi della Slovenia, Diogo Costa ha assicurato che, mentre si dirigeva verso la porta dove si sarebbe celebrata la lotteria finale, ha deciso di affidarsi all'istinto. E così, con le braccia protese verso l'alto come se fosse un uomo vitruviano e lo sguardo fisso verso il rivale, il portierone del Porto ha deciso di lanciarsi a sinistra quando sul dischetto si è presentato Josip Ilicic, mentre ha scelto la destra quando è stata la volta di Jure Balkovec e Benjamin Verbic. E ha fatto bene: «È stata la miglior partita della mia vita, sicuramente quella in cui sono riuscito in maggior misura ad aiutare la mia squadra. Questa volta ho seguito ciecamente il mio istinto. Facciamo anche noi le analisi dei rivali, ma i calciatori cambiano e, oggi, ho preferito seguire il mio istinto».

Il record di Diogo Costa

Nella storia degli Europei non era mai successo che un portiere parasse tre rigori in una stessa serie e che lasciasse la propria porta inviolata: «Per quanto mi riguarda, partite del genere sono le più difficili perché sto molto tempo senza toccare la palla. Ed è per questa ragione che mi sono concentrato su un unico aspetto: farmi trovare pronto nel caso in cui fosse stato necessario intervenire». E la verità è che nemmeno lui avrebbe potuto immaginare quanto sarebbe stato necessario. Lo sa bene Cristiano Ronaldo che, sino all'irruzione devastante del proprio compagno di squadra, aveva consegnato il premio di Mvp dell'incontro a Jan Oblak. E già, perché il 24enne canterano del Porto non si è solo reso protagonista di una delle performance più decisive per un portiere che si ricordi, ma lo ha fatto anche di fronte a un mostro sacro, un venerabile maestro come lo sloveno, al quale non è bastato parare il rigore di CR7 durante i tempi supplementari per trascinare la Slovenia ai quarti di finale.

Le parole di Martinez e Diogo Costa

«Il segreto del Portogallo è Diogo ed è il segreto meno conosciuto del calcio europeo. Oggi, però, si è rivelato a un livello assoluto», ha sottolineato Roberto Martínez alla fine dell’incontro. Il commissario tecnico della nazionale lusitana è stato l’unico a ricordare a caldo che, probabilmente, il miracolo più importante, il suo estremo difensore l’aveva fatto prima della fine del secondo tempo supplementare, quando ha ipnotizzato un Benjamin Sesko in versione Randal Kolo Muani: «È stato incredibile nell’uno contro uno e, poi, ha avuto la capacità di concentrarsi e la qualità necessaria per parare tre rigori consecutivi. Dobbiamo essere molto orgogliosi di lui». Subito dopo il penalty decisivo trasformato da Bernardo Silva, Ronaldo ha dimostrato di esserlo, correndo ad abbracciare chi lo aveva salvato dal più amaro degli addii: «Cristiano ha una grandissima personalità e anche lui è stato decisivo segnando il primo rigore della serie e indicandoci, così, la strada che dovevamo seguire. È lui il nostro leader», ha assicurato Diogo l’umile. Lo stesso che in carriera ha parato, a partita in corso, 10 dei 24 rigori che gli hanno tirato contro: più del 41%. Più o meno la stessa percentuale che ha, da lunedì sera, nelle serie finali. Prima della Slovenia, infatti, ne aveva disputato soltanto una, contro l’Arsenal negli ottavi di finale dell’ultima edizione di Champions League. Ebbene, in quell’occasione, non riuscì a intercettare nemmeno uno dei quattro rigori calciati dai Gunners. Probabilmente perché si era fidato più dell’analisi video che non del suo istinto. Un errore che, difficilmente, commetterà di nuovo.

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