La classe di Prandelli e la Nazionale catatonica

Le parole dell'ex ct post disfatta del 2014 e le decisioni prese dopo l'indegno finale di quest'Europeo la dicono lunga
La classe di Prandelli e la Nazionale catatonica© ANSA

Gioco della memoria d'inizio luglio perché, ammoniva Oscar Wilde, la memoria è il diario che ognuno di noi porta sempre con sé. Trovate la differenza tra la prima e la seconda dichiarazione, separate fra loro da dieci anni. Dichiarazione 1: "Dopo l'eliminazione ho parlato con il presidente. Trovo giusto prendersi le responsabilità del progetto tecnico: ho deciso di rassegnare le mie dimissioni irrevocabili. Mi prendo le responsabilità di quanto è successo qui. Il calcio italiano non produce più alcuni tipi di giocatori. Mi dimetto perché il mio non è stato un progetto tecnico vincente. Il progetto tecnico è responsabilità mia, così come l'organizzazione e la preparazione. Se non abbiamo avuto occasioni da gol è perché abbiamo limiti tecnici che non sono strutturali, ma di qualità. La responsabilità è mia: sulle decisioni, sui cambi, su tutto".

Dichiarazioni a confronto

Dichiarazione 2: "È un giochino che non faccio quello di tornare indietro perché, nella mia vita, sono sempre stato attento a guardare ciò che devo fare nel mio futuro. Per quel che si è visto, qualcosa ho sbagliato. Ho cercato di ringiovanire la squadra e siccome rimango qui. questo sarà fatto ancora di più in futuro. Non siamo cresciuti nel mini percorso di quattordici partite e abbiamo fatto un passo indietro importante che non si può accettare, ma io so che cosa bisogna fare e voglio metterlo in pratica". La dichiarazione 1 appartiene a Cesare Prandelli, l'ha rilasciata il 24 giugno 20214. immediatamente dopo l'eliminazione dell'Italia dal Mondiale, stadio Arena Das Dunas, Natal, Brasile. La dichiarazione 2 appartiene a Luciano Spalletti, l'ha rilasciata il 29 giugno 2024, immediatamente dopo l'eliminazione dell'Italia dall'Europeo, Olympiastadion, Berlino, Germania. Prandelli era vicecampione d'Europa in carica ed era arrivato terzo nella Confederations Cup. Ognuno di noi, evidentemente, ha il diritto di comportarsi come meglio crede, anche se, parafrasando Manzoni, il coraggio di dare le dimissioni se uno non ce l'ha non se lo può dare. Qui, oltre a evidenziare la differenza di comportamento fra il ct del 2014 e il ct del 2024, si vuole rimarcare anche la profonda asimmetria fra la delusione di dieci anni fa perché al Mondiale ci eravamo arrivati e, da allora, non ci siamo mai più andati e lo scioccante disastro di dieci anni dopo.

Le parole di Prandelli

Palpabile, nell'aria del Palazzo si respira la sensazione che, in fondo, il 29 giugno non sia successo quasi nulla. Maddai, cosa volete che sia: è andata a casa anche la Germania e pazienza se scippata di un rigore dal peggior arbitro della Via Lattea; è andato a casa anche il Portogallo degli immortali Ronaldo e Pepe; a casa andrà, dopo la semifinale, una tra Francia e Spagna. E poi il mercato impazza, i raduni incombono, i calendari sono stati compilati, le elezioni del presidente federale sono state anticipate al 4 novembre, come se contro Francia, Israele e Belgio in Nations League andasse in campo il capo della Figc presente o futuro e non temessimo, invece, di rivedere la squadra morta dentro, senza gioco, senz'anima, senza orgoglio, senza niente di niente, presa a pallate dalla Svizzera. Con la classe che lo contraddistingue, ha confidato Prandelli ricevendo nei giorni scorsi il Premio Fair Play Menarini: "Rivolgo un pensiero di grande solidarietà verso Luciano Spalletti, so che cosa vuol dire. Diventiamo tutti grandi tifosi, esperti quando arrivano i grandi eventi della Nazionale, eppure durante le stagioni, durante i mesi della programmazione, nessuno sa nulla. Stiamo discutendo di difficoltà, però ne discutevamo anche 15 anni fa. Abbiamo avanzato proposte: nessuno ha fatto niente. Ora è il tempo di fare, è inutile fare tanti discorsi, altrimenti diventa tutto complicato, la realtà è molto seria. Chi ha visto la partita con la Svizzera, ha avuto una sensazione di impotenza; a noi che eravamo a casa veniva quasi voglia di entrare in campo, erano catatonici". L'hai detto, Cesare.

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