Buffon, i motivi del possibile addio. Spunta la novità Bonucci

Gigi parlerà con Gravina: ha il timore di non poter incidere sugli Azzurri. L’ex difensore sulle orme di De Rossi

Gigi Buffon aspetta. Aspetta che Gabriele Gravina lo convochi per discutere anche del proprio futuro e del proprio ruolo dentro la Nazionale. Il team manager azzurro ha manifestato il proprio malessere con la linearità di comportamento che lo contraddistingue, per evitare che si costruiscano retroscena o che si trascinino incomprensioni dentro al gruppo di lavoro. Ha manifestato e aspetta, ben consapevole che in questi giorni il presidente federale ha altre urgenze cui far fronte. Quando arriverà il momento, allora Gigi ribadirà le proprie perplessità a cominciare da quella più grande: la sensazione che con queste modalità di gestione lui non possa incidere sul gruppo azzurro in termini di motivazioni e di aiuto.

Non ha nessuna intenzione - lui che come modello ha Gigi Riva - di restare per recitare il ruolo del “monumento vivente” da esibire nelle occasioni pubbliche, come si fa con l’argenteria nelle famiglie decadute che vogliono però rinverdire i fasti del passato. Gigi, nel ferreo rispetto dei ruoli, vuole poter incidere e contribuire alla crescita morale del gruppo. L’atteggiamento abulico dei giocatori contro la Svizzera, così, ha colpito molto anche lui, che si pone domande e che aspetta un confronto da cui arrivino risposte e prospettive.

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Italia, ecco Bonucci

Per un bianconero che riflette sull’addio, ce n’è un altro che spera nel rientro azzurro. Galeotta la presenza alla Red Bull Arena di Lipsia e nel ritiro della Nazionale. Pare che il blitz in occasione di Croazia-Italia abbia significato qualcosa di più di una semplice visita di cortesia. Leonardo Bonucci, infatti, potrebbe tornare presto in azzurro. Non nei panni da calciatore, anche se forse a Euro 2024 uno come lui avrebbe potuto fare ancora comodo nello spogliatoio, bensì in quelli di tecnico. L’ex capitano della Juventus, infatti, ha annunciato a maggio la decisione di ritirarsi dal calcio giocato per intraprendere una nuova carriera.

Quella in panchina come allenatore. Per farlo, però, serve fare prima un po’ d’esperienza. Una sorta di master nel quale imparare il mestiere. Sul campo e da un totem del ruolo. Sulla falsa riga di quanto fatto dall’amico Daniele De Rossi tra il 2021 e il 2022 nello staff di Mancini. Per Bonucci ci potrebbe essere l’effetto deja-vù con Luciano Spalletti. Tra i due c’è stima reciproca, se lo sono detti anche di persona nei giorni scorsi tra un saluto e l’altro. Ecco perché l’idea fluttua nell’aria e può assumere consistenza nelle prossime settimane. Da parte di Leo ci sarebbe, certamente, grande entusiasmo e orgoglio dinanzi a questa possibilità.

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A Spalletti l'ultima parola

Esperienza e senso di appartenenza al servizio di quella maglia azzurra che ha indossato e onorato al massimo per 121 volte (quarto nella classifica all-time) con pure 8 gol segnati, tra cui quello nella finalissima di Euro 2020 in cui ci siamo laureati Campioni d’Europa. Insomma, il supporto ideale per aiutare i giovani calciatori italiani a maturare senza farsi travolgere dalle pressioni che gravitano intorno alla nazionale. Al tempo stesso Bonucci potrebbe scoprire e imparare il mestiere di allenatore, collaborando da vicino con uno dei migliori in circolazione. L’ultima parola spetterà proprio al tecnico di Certaldo.

Quel Luciano Spalletti che scartò l’opzione di avvalersi al suo insediamento di uno storico componente della BBC juventina. Andrea Barzagli, infatti, era appena sbarcato da qualche giorno a Coverciano (voluto da Roberto Mancini) e rimase tagliato fuori dalla rivoluzione azzurra dopo l’addio del Mancio volato in Arabia Saudita e il conseguente arrivo di Spalletti. Adesso invece Luciano potrebbe gradire un innesto come quello di Bonucci. Riflessioni in corso. Uno degli eroi delle notti magiche dell’estate 2021 è pronto a rimettersi in gioco per l’Italia. Aspetta solo una telefonata…

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Gigi Buffon aspetta. Aspetta che Gabriele Gravina lo convochi per discutere anche del proprio futuro e del proprio ruolo dentro la Nazionale. Il team manager azzurro ha manifestato il proprio malessere con la linearità di comportamento che lo contraddistingue, per evitare che si costruiscano retroscena o che si trascinino incomprensioni dentro al gruppo di lavoro. Ha manifestato e aspetta, ben consapevole che in questi giorni il presidente federale ha altre urgenze cui far fronte. Quando arriverà il momento, allora Gigi ribadirà le proprie perplessità a cominciare da quella più grande: la sensazione che con queste modalità di gestione lui non possa incidere sul gruppo azzurro in termini di motivazioni e di aiuto.

Non ha nessuna intenzione - lui che come modello ha Gigi Riva - di restare per recitare il ruolo del “monumento vivente” da esibire nelle occasioni pubbliche, come si fa con l’argenteria nelle famiglie decadute che vogliono però rinverdire i fasti del passato. Gigi, nel ferreo rispetto dei ruoli, vuole poter incidere e contribuire alla crescita morale del gruppo. L’atteggiamento abulico dei giocatori contro la Svizzera, così, ha colpito molto anche lui, che si pone domande e che aspetta un confronto da cui arrivino risposte e prospettive.

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