Quell'abbraccio fra Spalletti e Nosotti nel nome di Silvia

La bonomia dei suoi interventi, l'approccio educato all'interlocutore, la capacità di andare alla notizia, la solidissima preparazione, ne fanno un collega di prim'ordine
Quell'abbraccio fra Spalletti e Nosotti nel nome di Silvia

Luciano Spalletti abbraccia Marco Nosotti e tutti e due hanno gli occhi lucidi e Luciano sussurra a Marco: 'Visto? Silvia era con noi, ci ha fatto battere la Croazia". Fra le mille immagini che l'Europeo ci ha consegnato, questa, su tutte, rimane nel cuore di Marco e di tutti coloro che hanno amato e conosciuto Silvia, l'altra metà della mela di Marco che di cognome fa Nosotti, inviato di Sky Sport in Germania, giornalista nel senso più puro e più adamantino, uno al quale molti aspiranti alla professione non potrebbero nemmeno accendere il microfono. Marco e Silvia erano sposati da ventotto anni, dal loro matrimonio sono nati Giulio e Margherita. Marco ha 65 anni, Silvia ne aveva 59, di Formigine, come Marco;: per vent'anni, aveva lavorato alla scuola dell’infanzia Maria Ausiliatrice  del centro modenese, poi, per altri vent'anni all'asilo Malaguzzi dove era rimasta per altri vent’anni. Era anche un'allenatrice di pallavolo, la passione di famiglia. Ha raccontato Marco: "Silvia ha cresciuto intere generazioni di bambini. È stata maestra di molti che oggi sono genitori se non addirittura, perlomeno quelli più precoci, nonni. Silvia usava parole semplici, parole buone e importanti: con i bambini non puoi barare e questo è stato l’insegnamento che cercava di trasmettere loro. La semplicità. È stata lei che ha fatto crescere i nostri figli e mi dava dritte su come fare. Ci siamo conosciuti una vita fa: non è mai venuta con me a Milano, io dovevo lavorare lì, ma pensavamo fosse giusto crescere i nostri figli a Formigine, qui c’era la nostra famiglia e c’erano i legami importanti. Io sono stato molto fortunato, mi sono sentito libero, lei mi ha sempre appoggiato e assecondato. Riportava anche il mio ego a terra, quando ce n’era bisogno. Mitezza, gentilezza e disponibilità gratuita sono state le sue regole di vita, la vita meravigliosa che mi ha regalato".

Mitezza, gentilezza, disponibilità gratuita: le parole che Silvia ha sempre detto a tutti, le parole del cuore. Silvia si era ammalata quattro anni fa: leiomiosarcoma, un cancro dei tessuti molli. Ha combattuto sempre, si è arresa la sera di Spagna-Italia, il 20 giugno, mentre suonavano gli inni nazionali. Rientrato dalla  Germania, come quando, tante notti rientrava da un servizio per essere accanto alla moglie, Marco era lì, con lei, insieme con Giulio e Margherita. Marco ha confidato: "Fra un'iniezione e l'altra, mi guardava. Parlava con gli occhi. Le ho detto che l'avrei amata per sempre e lei ha accennato un bacio". Nosotti è uno dei volti più popolari di Sky: la bonomia dei suoi interventi, l'approccio educato all'interlocutore, la capacità di andare alla notizia, la solidissima preparazione, ne fanno un collega di prim'ordine. L'abbraccio di Spalletti è stato la dimostrazione della sensibilità dell'allenatore e della sua umanità. "In quel momento non eravamo il ct e un giornalista, ma due uomini uniti dal dolore e dalla comprensione sua di quanto profondo fosse il dolore mio". Dopo i funerali, Marco è voluto tornare all'Europeo, i figli l'hanno incoraggiato a farlo. Quanto sono forti, Giulio e Margherita. "Avevo lasciato il lavoro a metà e a Silvia non sarebbe piaciuto. Ricominciare a lavorare ti aiuta a fare a pugni con la sofferenza che ti porti dentro. È anche una questione di rispetto per chi ti segue, per chi segue il tuo lavoro, una questione  serietà". Rispetto, lavoro, serietà: il lessico familiare di Silvia e di Marco, con Silvia che, salutandolo a metà giugno, in partenza per la Germania, gli aveva detto: "Vai tranquillo, fai il tuo mestiere, io ti guarderò in tv". Silvia che raccomandava a Marco di non usare troppe incidentali. memore di ciò che scriveva Pulitzer: "Esprimi il tuo pensiero in modo conciso perché sia letto, in modo chiaro perché sia capito, in modo pittoresco perché sia ricordato e, soprattutto, in modo esatto perché i lettori siano guidati dalla sua luce". La luce di Silvia non si spegnerà mai, Marco. Mai,

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