L’Italia di Spalletti e il ko Spagna: conseguenza di quanto vale il movimento

Così come gli azzurri non erano geni dopo la vittoria contro l’Albania altrettanto non sono deragliati a pippe dopo la partita contro Morata e compagni

Intanto serve lucidità e, come sostiene Buffon, ogni tanto sarebbe opportuno azzardare valutazioni meno emozionali ed estreme. La razionalità, per chi si occupa di analisi per mestiere, è sempre la bussola a cui affidarsi: così come gli azzurri non erano geni dopo la vittoria contro l’Albania (una squadra tenace ma che, presi uno per uno, alla lunga farebbe fatica a salvarsi in Serie A), altrettanto non sono deragliati a pippe dopo la partita contro la Spagna.

Non è solo una semplicistica questione di “via di mezzo” di categoria democristiana, ma di tener conto dei percorsi e della complessità del calcio. Per dire: se Barella va in finale di Champions, ci va con una squadra il cui valore è aumentato dalla presenza di forti stranieri; se l’Atalanta (che peraltro ha sempre meno italiani) vince una Coppa, vince quella che rappresenta il valore medio di un movimento; se la Fiorentina va in finale di Coppa, ci riesce in quella specchio del livello medio-basso.

Non è un caso che Spalletti abbia subito solo 2 ko: con Inghilterra e Spagna

E sono i giocatori italiani (peraltro pochi: meno del 30 %) di quei club lì che arrivano in Nazionale. Molti di quelli che convoca la Spagna invece stanno in club che giocano la Champions. Magari per vincerla. Quindi i valori sono importanti e non è un caso che Spalletti, nella sua gestione, abbia subito solo due sconfitte e che entrambe siano arrivate contro Nazionali di prima fascia: Inghilterra a Wembley nelle qualificazioni e Spagna qui a sostanziare il fatto che la distanza dalle “grandi” resta considerevole. Perché la crescita arriva dal sistema e la Nazionale ne deve essere la conseguenza e non la portabandiera. Lo sostenemmo anche nei confronti di Mancini dopo il ko per 5-2 proprio in Germania, a Mönchengladbach, durante le qualificazioni Nations League: la Nazionale maggiore dell’Italia non deve sperimentare, ma cercare sempre la vittoria attraverso i migliori giocatori che il campionato propone e che il sistema fa crescere. La lezione resta quella (che del resto la Spagna ha imparato bene) impartita da Cruyff: «Il talento è ovunque. Il talento può essere sviluppato e l’ambiente influenza lo sviluppo». La Nazionale ne è la conseguenza, non la partenza.

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