Italia-Spagna, differenza imbarazzante. E quelle strane valutazioni di mercato…

Impariamo la lezione e ripartiamo con umiltà: cosa possiamo prendere di buono dalla terrificante serata di Gelsenkirchen

Non bastasse l’imbarazzante differenza tecnica, ci abbiamo messo del nostro con un approccio timido, sfiduciato nello spirito, confuso nel pensiero. Così l’indiscutibile superiorità degli spagnoli è apparsa più brutale e schiacciante, seppure ristretta in un risultato reso bugiardo da quattro miracoli di Donnarumma e un salvataggio sulla linea di Cambiaso. Poteva essere un’umiliazione, è stata una lezione di calcio che ci ha schiaffato in faccia il nostro livello. Nulla che non sapessimo già, ma vederlo con i propri occhi è peggio e, magari, fa riflettere sulle valutazioni che gli strani giri del calciomercato attribuiscono a certi giocatori.

Il commento

È, sicuramente, perfido giudicarli nella partita di ieri sera, che è nata male pietrificando i muscoli e le idee degli azzurri, tuttavia, messi davanti a una prova internazionale di rilievo la maggioranza dei nostri, da Chiesa a Di Lorenzo (che forse non meritava l’accanimento dei 90’ e andava sostituito prima), da Scamacca a Jorginho, passando per Frattesi e Pellegrini, si sono sgretolati, scomparendo dal campo o, vedi Jorginho, quasi nascondendosi nella mattanza in cui gli spagnoli avevano trasformato il centrocampo. Attenzione, però, in questa sconfitta meritata e urticante non è bugiardo solo il risultato, rischia di esserlo anche il giudizio sui singoli, le cui performance sono state condizionate da quella generale della squadra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cosa prendere di buono

Forse è troppo impietoso svalutare giocatori che ieri hanno sbagliato l’atteggiamento collettivamente, finendo risucchiati dal gorgo di paura, imprecisione e insicurezza. Però eravamo tutti d’accordo nel definire la partita contro la Spagna come l’esame di maturità per il nostro gruppo e, a fine partita, possiamo dire che se ai nostri giocatori avessero dato la versione di Platone (toccata ieri ai maturandi classici) forse ci avrebbero capito qualcosa di più. Fine della critica, perché se no si finisce per autodistruggersi. E perché qualcosa di buono dalla terrificante serata nella ridente Gelsenkirchen si può tirare fuori.

Primo: non siamo fuori, anzi ci basta un pari con la Croazia per andare agli ottavi, dove dovremmo incrociare la Svizzera. Insomma, non uno scenario apocalittico. Secondo: la lezione di umiltà non ci può che fare bene. Già da lunedì contro Modric e compagni potrebbe esserci la forza dell’orgoglio ferito che può rivitalizzare quello che ieri sera sembrava morto. Terzo: qualche sprazzo di idea, agonismo e calcio lo abbiamo tossito nella ripresa (quando gli spagnoli tiravano il fiato), a dimostrazione che forse non siamo quelli dell’imbarazzante primo tempo e del traballante finale di gara, ma qualcosina di meglio e su quello dobbiamo ricostruire il morale. L’Europeo non è finito ieri sera, anche se adesso sognare risulta un po’ più difficile.

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Non bastasse l’imbarazzante differenza tecnica, ci abbiamo messo del nostro con un approccio timido, sfiduciato nello spirito, confuso nel pensiero. Così l’indiscutibile superiorità degli spagnoli è apparsa più brutale e schiacciante, seppure ristretta in un risultato reso bugiardo da quattro miracoli di Donnarumma e un salvataggio sulla linea di Cambiaso. Poteva essere un’umiliazione, è stata una lezione di calcio che ci ha schiaffato in faccia il nostro livello. Nulla che non sapessimo già, ma vederlo con i propri occhi è peggio e, magari, fa riflettere sulle valutazioni che gli strani giri del calciomercato attribuiscono a certi giocatori.

Il commento

È, sicuramente, perfido giudicarli nella partita di ieri sera, che è nata male pietrificando i muscoli e le idee degli azzurri, tuttavia, messi davanti a una prova internazionale di rilievo la maggioranza dei nostri, da Chiesa a Di Lorenzo (che forse non meritava l’accanimento dei 90’ e andava sostituito prima), da Scamacca a Jorginho, passando per Frattesi e Pellegrini, si sono sgretolati, scomparendo dal campo o, vedi Jorginho, quasi nascondendosi nella mattanza in cui gli spagnoli avevano trasformato il centrocampo. Attenzione, però, in questa sconfitta meritata e urticante non è bugiardo solo il risultato, rischia di esserlo anche il giudizio sui singoli, le cui performance sono state condizionate da quella generale della squadra.

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