"Italia, le imprese passano sempre dalla difesa"
C’è chi imputa questi cortocircuiti difensivi anche al poco tempo a disposizione da parte dei ct per assemblare le Nazionali.
"Allenare una Nazionale è una sensibile variante rispetto al lavoro che viene fatto in un club. Qui si va più nella direzione di assemblare giocatori con caratteristiche naturali considerate complementari. Questo però ha una controindicazione: quello di aumentare il rischio di trovare con più ritardo un livello di rendimento alto a livello collettivo".
Può esserci pure un problema di stanchezza mentale legata a una stagione tanto compressa, quanto infinita?
"Il tema degli impegni sta diventando serio, e la prossima annata con il Mondiale per Club sarà, se possibile, ancora più pesante per gli atleti. I calciatori che fanno parte di nazionali o di squadre d’élite rischiano di giocare un numero molto alto di gare ufficiali con tutto ciò che ne consegue sia da un punto di vista fisico come rischio infortuni, sia da un punto di vista mentale, perché non staccano praticamente mai".
Nell’ultimo Europeo l’Italia con Bonucci e Chiellini aveva una corazza. Ora come siamo messi?
"A loro aggiungerei il ricordo di Cannavaro, Materazzi e Nesta al Mondiale 2006... L’Italia ha sempre costruito le sue imprese grazie a grandi difensori e credo che il numero di convocati di Spalletti nel pacchetto arretrato ci dia una misura dell’attenzione riposta in lui su questo tema. I nostri ragazzi sono individualmente di valore, devono solo giocare insieme e accumulare 'battaglie' di campo dove crescere singolarmente e come reparto. Ma io sono fiducioso sia per le loro qualità, sia per il valore del 'manico' che li dirige".