La vigilia dei grandi eventi è sempre strana, per chi la vive sul luogo e non attraverso i social media, imbuto nel quale si riversa di tutto, cancellando ogni forma di giudizio pacato: a furia di vedere le medesime immagini dei tifosi scozzesi, ripresi da 37 angolazioni diverse, uno da casa avrebbe potuto pensare che i residenti di Monaco e dintorni se li fossero ritrovati anche nell’armadio della camera da letto. Ma non era così: certo, presenza mai vista prima, si dice quasi 200.000 ovvero il triplo del record ufficioso precedente, Parigi 1998 per la gara d’apertura dei Mondiali contro il Brasile, ma erano perlopiù concentrati in zone di facile afflusso e riflusso, merce pregiata per smartphone e telecamere. Altrove, la percezione dell’avvicinarsi di Germania-Scozia non era così evidente, in giro, e lo stesso vale in tutte le città, nei primi giorni della vigilia. Da oggi, però, si entra nel vivo e soprattutto ci entra l’Italia, rendendo così rilevante l’aspetto ambientale.
I numeri del tifo azzurro
Tra chi in Germania risiede - e quello del tifo degli immigrati (italiani e non solo) è un tema fisso di ogni edizione di Mondiali ed Europei che si giochino in certe aree geografiche - e chi ci arriva o vorrebbe arrivarci, visto quel sondaggio secondo cui il 48% dei nostri connazionali rinuncerebbe alle ferie pur di essere qui, oggi ci sarà una bella marea azzurra, ma non è chiaro se il numero di 100.000 suggerito dal presidente federale Gravina sia riferisse al complesso delle gare o già ad oggi, e in ogni caso il rischio di una sconfitta cromatica c’è, visto che i tifosi albanesi dovrebbero essere ancora di più sia in giro sia allo stadio, provenienti da ovunque: anche perché nell’ultimo censimento della popolazione locale risulterebbe la presenza di meno di mille di loro. Per loro, dunque, la logica attesa di un evento raro, per i nostri invece la combinazione di due elementi: il ricordo abbastanza fresco del trionfo mondiale del 2006, raccontato magari da genitori a figli che ora sperano di rivivere emozioni simili, e il fatto che la Nazionale già allora aveva pensato alla sede di Iserlohn, scartandola poi per Duisburg e lasciando qualche delusione in loco. Un giro di pareri condotto dal Guerin Sportivo al momento della decisione sulla sede del ritiro aveva trovato pareri entusiasti ma anche chi si preparava ad accogliere gli azzurri con moderato ottimismo, temendo di infilarsi in attese destinate ad essere tradite. Quello che è certo è che, dopo gli arrivi alla spicciolata dei giorni scorsi, ancora a livello di curiosità cromatica e con un’acustica, a Dortmund, non molto diversa dal tran tran solito, da oggi cambieranno colori, suoni, odori, anche non a favore di telecamera. E chissà quanti, avvicinandosi allo stadio, si faranno condizionare dal ricordo, in prima persona o mediato, di quell’ultima volta di una partita ufficiale azzurra al Westfalenstadion la semifinale mondiale del 2006 contro la Germania.