Il pentalogo Spalletti: in Nazionale l'unica trasgressione è l'obbedienza alle regole

Il ct ha dettato agli azzurri le norme di comportamento :zero ritardi, uso limitato dei cellulari, meglio il ping pong e il bigliardino che tirare notte con la playstation, banditi lazzi e schiamazzi
Il pentalogo Spalletti: in Nazionale l'unica trasgressione è l'obbedienza alle regole© Getty Images for FIGC

Il pentalogo Spalletti, riservato a ogni giocatore che abbia la fortuna di essere chiamato in Nazionale, conferma quanto il ct sia convinto del principio secondo il quale l'unica trasgressione è l'obbedienza alla regole. Il paradosso s'attaglia allo spirito di attaccamento alla maglia azzurra che l'allenatore non si stanca di riaffermare, ora portando a esempio Sinner e presentandolo agli azzurri in occasione della tournée americana, ora citando l'etica del lavoro degli All Blacks propalata da James Kerr e riassunta nel prosaico titolo del suo libro ("Niente teste di cazzo"), ora ammonendo di non tollerare  giocatori fasciati dalle loro cuffie bighellonanti lungo i vialetti di Coverciano. Nel ritiro tedesco di Iserlohn i ritardi non sono ammessi; è meglio giocare a ping pong e bigliardino nella zona appositamente allestita che tirare notte con la playstation o le serie tv; bandite le cuffie, il cui uso origina "sguardi da ebete"; limite all'uso dei cellulari, compulsabili prima dei pasti; frizzi, lazzi e schiamazzi rinviati alle vacanze.

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La Nazionale è una cosa seria

Tradotto in soldoni: la Nazionale è una cosa troppo seria per non essere presa troppo sul serio. Riecheggiano le frasi di Spalletti pronunciate il primo giorno del raduno: "L'Italia ci ha scelto per rappresentare la nostra nazione, ma soltanto durante le partite capiremo se saremo all'altezza del compito. Dobbiamo dimostrarlo. Dobbiamo convincere noi stessi, non solo i tifosi. In un certo senso, siamo di fronte a noi stessi, non al mondo esterno. Dobbiamo mostrare di che pasta siamo fatti, mostrare ciò che abbiamo dentro". Parole che vogliono essere  una sorta di naturale continuazione dell'indimenticabile intervento pronunciato da Gianluca Vialli davanti agli azzurri, prima della finale di Wembley, citando un discorso del presidente americano Theodore Roosevelt: "L’uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta. L’uomo che, quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato. Quest’uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”.

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