La Danimarca vuole rovinare il lungo addio di Kroos

Il leader della Germania insegue l’ultimo trionfo prima di chiudere la carriera, ma i danesi hanno un bilancio in parità nei grandi tornei
La Danimarca vuole rovinare il lungo addio di Kroos© Getty Images

Quando lo scorso 21 maggio Toni Kroos ha annunciato che Euro 2024 in casa sarebbe stata la sua ultima competizione da professionista prima del ritiro, in molti sono stati legittimamente colti alla sprovvista, considerando l’altissimo livello di gioco che ancora oggi il 34enne nativo di Greifswald propone quando scende in campo. In fondo prendere decisioni personali senza guardare in faccia nessuno è parte del suo essere, come quando nel 2014 voltò le spalle al ‘suo’ Bayern per passare al Real Madrid. Col senno di poi dargli torto è difficile, considerando tutto quello che ha costruito. La sua ultima partita con la camiseta blanca è stata quella di Wembley, terminata con la sesta Champions League della sua vita tra le mani: aveva fissato l’obiettivo, sapeva che quei novanta minuti sarebbero stati l’atto finale della sua militanza nel club. Toni è uno da sempre abituato a ottenere ciò che si prefigge e in effetti poter giocare al Bernabéu in questo senso rende meno difficile poter far collezione di trofei, considerando il livello medio abituale della rosa. Con la Germania però è diverso. Inevitabilmente.
Il trionfo di Brasile 2014 in realtà è ancora lì, da ricordare come se fosse ieri, come del resto quell’1-7 inflitto ai padroni di casa in cui Kroos segnò una doppietta. Da lì in avanti però sono state più delusioni che gioie, l’ultima all’Europeo giocato nel 2021, prima di mettere un punto sulla sua avventura. La chiamata di Nagelsmann a marzo lo ha convinto a rivestire la divisa della Mannschaft per un ultimo ballo e così il numero 8 per antonomasia ha preso la palla al balzo, rendendolo davvero il capitolo conclusivo della sua storia da calciatore professionista. Certo, può essere un boomerang a guardarla bene: c’è una motivazione in più per tutta la squadra per fare bene, ma anche più pressione, perché ogni partita potrebbe mettere la parola ‘fine’. E non è una frase fatta come quella che dice che “sono tutte finali” o che bisogna “vivere come se ogni partita fosse l’ultima”, ma la pura verità, a cui si somma il rischio che l’epilogo potrebbe essere una sconfitta. Sarebbe incoerente per un uomo che se apre la sala trofei a casa conta 36 allori complessivi in 17 anni di carriera.

Euro 2024, il tabellone

Attenzione alla Danimarca

Eppure di fronte c’è una squadra che sa guastare davvero le feste agli altri. La Danimarca è una delle poche, insieme all’Italia, che nei grandi tornei ha un bilancio non negativo contro la Germania: 2 vittorie a testa. Una sola ‘secca’, storica: Euro 1992, quando in finale gli scandinavi vinsero una manifestazione che nemmeno dovevano giocare. In quella serata svedese non c’era Rudi Völler, che di quel gruppo era il capitano: l’attuale direttore sportivo della Mannschaft era in tribuna con una braccio rotto. Lo sarà anche stavolta, pur con una veste diversa. Potrebbe avere qualche brivido lungo la schiena vedendo che in porta c’è un altro Schmeichel, non Peter ma il figlio Kasper.
E sapendo che la Germania deve battere una squadra forte, oltre che abituata ad essere la sorpresa. Ai Mondiali del 2002 ai gironi mandò a casa la Francia campione d’Europa e del mondo in carica trascinata dall’ex Milan Tomasson, che con questo gruppo ha lavorato da assistente tra il 2016 e il 2020. A Messico 1986 il compianto John Eriksen - morto di Alzheimer a 44 anni - fece a pezzi l’allora Germania Ovest nella fase a gruppi. 12 anni dopo sfiorò il miracolo col Brasile di Ronaldo il Fenomeno. Nell’84 e nel 2021 è andata ad un passo dalla finale europea, fermata solo ai rigori dalla Spagna e ai supplementari dall’Inghilterra. Nulla è scontato.
 

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