Francia? Una Linea Maginot. E la fortuna di Deschamps fa gol...

Mbappé, Griezmann e Thuram steccano, ma il ct che ama la praticità ha sempre la soluzione giusta: anche con l’ingresso di Kolo Muani ci ha visto di nuovo giusto

Brutta ma vincente. Terribilmente vincente. La nazionale francese che ha staccato il pass per i quarti di finale all’Euro 2024 è una squadra più efficace che divertente. E questo nonostante un materiale umano e qualitativo di primissimo livello, come dimostrato dai tanti ottimi giocatori a disposizione del tecnico Didier Deschamps. Un allenatore, anzi un commissario tecnico nel vero senso del termine, cresciuto in una Juventus storicamente anch’essa vincente ma che non rubava particolarmente l’occhio. Idem per la Francia con la quale, da calciatore, ha vinto il Mondiale del 1998 e l’Europeo del 2000. La filosofia del fine che giustifica i mezzi è chiaramente la sua preferita, e dopo aver incassato un’eliminazione inaspettata agli ottavi della scorsa competizione continentale ai rigori contro la Svizzera partendo da un vantaggio di 3-1, si è rinforzata ulteriormente. Primo, dunque, tenere serrate le fila della retroguardia e partire da una solida difesa per poi lanciarsi in avanti, mordere e fuggire. E il morso velenoso di Kolo Muani, favorito dal tocco di Vertonghen, è stato nuovamente mortifero per un rivale che ci aveva provato ma senza mai scalfire né il muro dei difensori né la parete eretta da un Mike Maignan sempre più leader. E il portiere del Milan è la principale cartina di tornasole della nazionale transalpina attuale, dato che si è definitivamente calato nella parte del trascinatore mentale assoluto, così come accade in rossonero. Il tutto con la pesante eredità di un’ icona come Hugo Lloris che, nonostante tutto, non spiccava particolarmente per il carisma che emanava. Magic Mike, invece, ha fatto il passo avanti che doveva fare per prendersi la difesa e una parte solida della squadra che da prima dell’inizio del torneo vantava lo status di grande candidata per vincere o quantomeno arrivare in fondo.

Una Francia molto 'italiana'

Insieme a lui, però, vanno elogiati tutti i componenti di un quartetto difensivo ormai impossibile da cambiare. Partendo da destra, con Koundé, eletto miglior giocatore della vittoria col Belgio dalla Uefa, che oltre a fermare Doku è andato spesso anche in affondo avanti. Upamecano e Saliba sembrano ormai aver raggiunto un’intesa assoluta come ultimi guardiani, con il secondo capace anche di uscire molto bene palla al piede. Entrambi capaci di giocare molto alti per via della loro velocità di punta molto elevata, sono insostituibili come sentinelle di Maignan. Per ultimo c’è Theo Hernandez, che contro i Diavoli Rossi oltre a spingere come al solito ha anche messo in curriculum un intervento miracolo in scivolata su un Carrasco lanciato da solo verso Maignan. Una diagonale da manuale che serve ad allontanare le critiche verso la sua solitamente poco propensa attitudine a ripiegare, lasciando troppi spazi alle sue spalle. In attacco, invece, è arrivato lo squillo, seppur indiretto, di uno dei meno quotati in questo momento, quel Kolo Muani che ancora si porta sul groppone il peso del mancato gol della vittoria ai Mondiali di Qatar, quando fu murato clamorosamente dal portiere argentino Emiliano Martinez. L’attaccante che fa la riserva al Paris Saint Germain è passato così da Carneade a eroe nazionale, dimostrando inoltre che il commissario tecnico Didier Deschamps ci aveva visto giusto un’altra volta. Nella giornata di ieri, è arrivato anche un piccolo sfottò da parte di Eric Roy, tecnico del Brest, squadra rivelazione della stagione scorsa di Ligue 1 dopo essere finita terza in classifica. «Cosa si pretende, che la Francia giochi come noi?», ha detto in modo scherzoso l’allenatore dei bretoni, una squadra che ha fatto del gioco virtuoso la sua filosofia di vita per riuscire a ottenere un risultato storico. Del resto, accostare i vice campioni del mondo a una realtà provinciale sarebbe troppo, anche se si parla di gioco. Ma, alla fine, questa Francia così poco aggraziata e molto ‘italiana’ sono anni che fa la sua fortuna giocando in modo sparagnino ed essenziale. E per il momento, quella che a Parigi è ormai conosciuta come “chatte a Dedé”, tradotta in modo leggero come la fortuna di Deschamps, raramente ha tradito. Venerdì contro il Portogallo, però, il test sarà ancora più impegnativo. Per la difesa e per la fortuna stessa.

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