La consacrazione agli Europei: Sabitzer è il trascinatore dell'Austria

Il mediano del Dortmund a trent'anni sta vivendo il suo momento di gloria dopo il grande exploit con il LIpsia e la delusione al Bayern. E Rangnick...
La consacrazione agli Europei: Sabitzer è il trascinatore dell'Austria© EPA

Se in un universo parallelo esistesse il primo di miglior giocatore della fase a gironi di un Europeo, a vincerlo per quest’anno non potrebbe essere nessun altro se non Marcel Sabitzer. Leader tecnico e trascinatore dell’Austria, la vera sorpresa della competizione, prima nel gruppo C, il girone di ferro, mettendosi dietro Francia, Olanda e Polonia, rigorosamente in quest’ordine, con il triplo dei gol segnati di chi in attacco ha Mbappé, Giroud, Dembelé, Griezmann e via dicendo. 

A guidarla in panchina c’è Ralf Rangnick, il ‘professore’ che doveva allenare il Milan prima del dietrofront, in campo invece c’è il classe 1994, jolly del centrocampo come ce ne sono pochi, in grado di ricoprire ogni ruolo con successo grazie ad un’intelligenza tattica sopraffina. Tutte doti che stanno emergendo in Germania, il campionato in cui ha fatto le migliori cose della sua carriera. Non a caso, con un allenatore tedesco che lo conosce come forse nessun altro.

Sabitzer-Rangnick, sodalizio vincente

Quando nel 2014, appena ventenne, Sabitzer passò dal Rapid Vienna alla galassia Red Bull, partendo da un anno al Salisburgo, il regista dell’operazione era proprio Rangnick, che copriva il doppio ruolo di direttore sportivo sia nella sezione austriaca che in quella tedesca a Lipsia. Dove nel giugno 2015 è sceso in panchina, richiamando proprio Sabitzer per condurre il cammino che dalla Zweite Liga ha portato alla prima promozione in Bundesliga. 

L’allora talento ventunenne, che aveva esordito con la nazionale a 18 anni e in campionato a 17, era un trequartista che giocava sia centralmente che sulla fascia del 4-2-3-1. Nel biennio successivo con Hasenhüttl alla guida si è messo in luce come esterno alto del 4-2-2-2, ma quando poi Rangnick è tornato ad allenarlo, nella stagione 2018/19, ha rimesso il suo uomo più per vie centrali. Dove di fatto è rimasto una volta giunto Nagelsmann in panchina, come accaduto anche nel biennio tra Bayern e Manchester United, dove non ha brillato.

E poi è arrivato il Dortmund, l’estate scorsa, in cui ha fatto la spola tra mediana al fianco di Can e trequarti, libero di muoversi tra le linee per andare a trovarsi la miglior posizione per agire. Perché Sabitzer sa impostare come del resto sa anche rifinire, ha il senso dell’assist come quello del gol: non è un caso se in entrambe le categorie statistiche nella sua carriera è praticamente in tripla cifra.

Reduce dalla finale di Champions League persa contro il Real Madrid in cui è stato comunque tra i migliori in campo, si è subito messo a disposizione di Rangnick, che nel frattempo lo ha ritrovato per la terza volta in carriera, pur se in una veste diversa, da ct. Non è cambiato però il trend: a trent'anni Sabitzer è il leader, è il più maturo, è l’uomo delle responsabilità, quello da cui passa il gioco offensivo. Risultato? Consacrazione. Austria agli ottavi da prima nel girone. Con uno così è impossibile non sognare.

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