Rai e Sky, gli Europei sono un successo: è party televisivo anche senza Italia

A milioni davanti al piccolo schermo per le semifinali: dagli assi degli altri campionati che incantano i giovani alla passione dei tifosi che non tramonta mai

Oltre 8 milioni di spettatori italiani hanno visto in televisione Olanda-Inghilterra. Su Rai 1 7.131.000 spettatori con il 40,1% di share, su Sky Sport 1,018 milioni e il 5,7% di share, per un totale di 8,149 milioni di spettatori e il 45,8% di share. Numeri pazzeschi se si pensa che l’Italia è uscita fuori agli ottavi di finale contro la Svizzera, bastonata nel gioco e nel risultato. Una delusione, però, che non sembra avare affievolito l’interesse per Euro 2024. Certo, i numeri delle prime partite della Nazionale erano diversi, considerando Rai 1 e Sky Sport insieme: più di 11 milioni di spettatori con l’Albania, quasi 13,5 con la Spagna, 15,5 con la Croazia, con uno share medio del 63,30 per cento, e oltre 13 con lo share del 73% con la Svizzera. Da constatare, però che la media spettatori degli azzurri ai gironi, dal 2016, passando per Euro 2020 e arrivando a oggi, è in diminuzione: da quasi 17 milioni ai 13,3 circa. Anche la prima semifinale, quella tra Spagna e Francia, è stata un successo, con più di 7,5 milioni di spettatori su Rai 1 e lo share del 41,3%, più 1,2 milioni circa su Sky Sport. In attesa della finale di domenica tra Spagna e Inghilterra, che presumibilmente ci regalerà un altro picco di pubblico. Leggere e, soprattutto, interpretare questi dati non è semplice. Una prima risposta potrebbe venire dalla programmazione estiva delle televisioni che è sempre sotto la media, insieme all’amore per uno sport che, per quanto bistrattato, resta il più seguito al mondo, con 3,5 miliardi di appassionati.

La crisi dell'Italia

Che la Nazionale non sia più il centro di gravità permanente - citazione non casuale visto che il disco di Battiato, “La voce del padrone”, fu colonna sonora dell’estate del 1982 - del tifo italiano è un dato di fatto, l’autonomia differenziata colpisce anche lì dove a ogni vittoria si rivendica l’appartenenza al club del cuore dell’eroe giornaliero, mentre a ogni sconfitta si rinfaccia agli ‘avversari’ il poco impegno e la scarsa tecnica. Ma c’è di più. Ci sono numerose generazioni, le prime cresciute a pane e Guerin Sportivo, che hanno sviluppato da decenni un amore forte e genuino per il calcio internazionale, squadre, giocatori, campionati ai più sconosciuti o tirati fuori solo per sentito dire. Un amore che giornalisticamente è diventato un genere, creato dai giornalisti del Guerino e capace, oggi, di spopolare ovunque. E se prima i tifosi dell’Aston Villa o dell’Athletic Bilbao, per fare due esempi noti, erano delle nicchie ora sono molto di più. Il calcio, negli ultimi vent’anni, è diventato globale e anche il pubblico si è allargato, non solo quello extra europeo verso i campionati più competitivi, ma anche quello degli europei per gli altri movimenti, dal Sud America, che non ha mai avuto bisogno di presentazioni, all’Asia, passando per l’Africa. Dove la storia del campione arriva e colpisce l’immaginario collettivo a prescindere dalla maglia che veste. Lo abbiamo visto con CR7 e Messi, lo vediamo oggi con Bellingham, Mbappé, Nico Williams, Lamine Yamal e Ollie Watkins che, per chi segue i Villans, gol come quello di mercoledì sera non sono certo una novità.

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