Luciano Spalletti ha fatto benissimo a convocare Nicolò Fagioli per la fase finale dell'Europeo. E, la sua, non è stata soltanto una scelta tecnica, peraltro didascalicamente motivata: "Lo juventino ha qualità, creatività, estro. L'ho chiamato per completare il reparto e avere più possibilità di gestione della partita e del pallone. L'ho incontrato il giorno della finale di Coppa Italia a Roma e mi ha fatto una buonissima impressione. A proposito dei suoi peccati, penso meriti comprensione. Ha detto delle belle cose, non aveva scommesso sulle sue partite, ma era rimaso in preda di un momento di difficoltà, durante il quale non ce la faceva a difendersi dalla tentazione". Ecco il valore assoluto della mossa del ct: se è vero che tutti hanno diritto alla seconda possibilità, Fagioli ha l'opportunità di coglierla, subito, com'è giusto che sia, addirittura in Nazionale, addirittura in una circostanza tanto importante, spesso unica nella carriera di un calciatore, qual è l'Evento che scatterà in Germania fra dodici giorni.
Fagioli e la squalifica: "Ero senza controllo"
Il centrocampista bianconero ha scontato la squalifica di sette mesi. Non ha cercato né alibi né si è appigliato a concioni sociopsicopedagoigche per giustificare i gravi errori che ha commesso. A Walter Veltroni, che l'ha incontrato per la Gazzetta, ha confessato: "Ero senza controllo. Sono finito nel vuoto a causa della noia. Lotto ogni giorno contro demoni, ma vincerò io. MI facevo schifo per quello che stavo vivendo, ma non potevo farne a meno. Il centro della mia vita erano le scommesse, non più il calcio. Vorrei dire a tutti i ragazzi che soffrono che non bisogna avere paura di chiedere aiuto". Si capisce perché il disvelamento della sua vicenda sia stato una liberazione, il punto di ritorno dall'inferno, l'inizio di un nuovo cammino, lastricato dalla smania di rivincita, di riprendersi il tempo perduto, stringendo la mano tesa da Spalletti che, quanto a spessore umano, conferma ogni giorno di essere l'allenatore ideale della Nazionale e non soltanto per l'eccellenza professionale, ma per avere indicato la strada dei valori che, chiunque indossi la maglia azzurra, deve percorrere. Altrimenti vada dove vuole, ma lontano dal Club Italia.
Spalletti, il discorso a Coverciano
Il discorso ad ampio respiro con il quale il ct ha accolto gli azzurri a Coverciano è stato emblematico. Di certo, Fagioli ne ha compreso lo spirito: "Nella Nazionale si riconosce un Paese intero. Ci vuole lo stesso respiro di chi ci segue. Una promessa va fatta agli italiani: si lotta per la medesima causa. Dovremo essere degni della fortuna che ci è toccata. Voglio giocatori degni della maglia". Il respiro, la dignità, la fortuna. Si può star certi che Fagioli farà di tutto per esserlo. Sulla sua pelle, ha sciolto l'enigma amletico che l'attanagliava: "Sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere". Ora Nicolò lo sa. In bocca al lupo. E viva il lupo sempre.