Questa gigantesca, eroica, bellissima Italia, entra in semifinale per la quinta volta nella storia degli Europei con pieno, totale merito. Inanella il trentaduesimo risultato utile consecutivo, firma la quindicesima vittoria consecutiva (dieci nelle gare di qualificazione, cinque nella fase finale). E ancora: vince per la prima volta cinque partite su cinque nel torneo conclusivo di un Europeo, elimina il Belgio numero uno del ranking mondiale, corona uno sforzo reso ancora più immane dal grave infortunio di Spinazzola. E’ nel suo nome, nel nome di uno fra i migliori azzurri le cui lacrime hanno toccato tutti, che la Nazionale ha firmato un’altra, pazzesca impresa, tale da collocarla fra le prime quattro squadre del continente. Una volta di più, esalta la forza del Gruppo che Mancini ha costruito e le scelte di Mancini sta premiando. Novantasette minuti pieni di tutto: le parate decisive di Donnarumma; le prodezze di Barella e Insigne, magnifico solista (e meno male che gli analfabeti del calcio sostengono quanto il tiro a giro sia un preziosismo scontato del suo repertorio, invece di prim’ordine); il rigore accordato da Vincic che definire generoso è un eufemismo poiché non doveva essere fischiato; il muro eretto da Chiellini e Bonucci, contro cui Lukaku è andato sistematicamente a sbattere; la resilienza finale in quegli interminabili, ultimi minuti di recupero che non passavano mai.
Questa è davvero una Grande Italia. Il Belgio ha cercato inutilmente di riagguantarla, ma non c’è riuscito perché è stato respinto dalla forza di una squadra che non molla mai, sino all’ultimo respiro. L’entusiasmo dei tifosi scatenato dalla vittoria sul Belgio nasce dalla consapevolezza di avere una Nazionale che coniuga la qualità del gioco all’orgoglio di chi non sa che cosa significhi arrendersi, con un rendimento che lievita di partita in partita. Sì, una Grande Italia, capace di essere ancora più forte nel momento più delicato della partita, quando si fa male Spinazzola, sempre protagonista sin dall’inizio del torneo, malauguratamente costretto a fermarsi sul più bello. Fra tre giorni, la Nazionale tornerà a Wembley. Sfiderà la Spagna in semifinale: con gli iberici c’è un conto aperto dalla finale persa con loro nell’Europeo 2012, solo parzialmente saldato nel 2016 quando la squadra allenata da Conte era riuscita a eliminarli negli ottavi, uscendo poi nei quarti dopo i calci di rigore. Cinque anni sono stati lunghi da passare. Eppure il bello deve ancora venire. Nel nome di Spinazzola.