Leader Scaloni: mai vista un’Argentina vincere così

In tre anni il tecnico ha guidato l’Albiceleste al trionfo nelle ultime due edizioni di Copa América e del Mondiale in Qatar: nessuno ha saputo collezionare successi come lui con la Nazionale

Bicampione del Sudamerica e campione del mondo in carica. Nessun ct nella storia del calcio argentino ha vinto come lui. Meglio dei suoi colleghi che avevano conquistato la Coppa del Mondo prima nel 1978 (“El Flaco” César Luis Menotti, scomparso a 85 anni due mesi fa) e poi nel 1986 (“El Narigón” Carlos Salvador Bilardo, ora 86enne). Mai però la “Copa América” che invece “El Toro” Lionel Sebastián Scaloni, classe 1978, ha addirittura bissato domenica all’alba italiana contro la Colombia all’Hard Rock Stadium di Miami Gardens (circa 25 chilometri a nord-ovest di Miami Beach) dopo averla alzata una prima volta tre anni fa al Maracana di Rio de Janiero contro gli anfitrioni e arcirivali del Brasile. Allora decise un acuto di Di María dopo 22’, stavolta una stoccata del subentrato Lautaro Martínez a 8’ dalla fine del secondo tempo supplementare. E così il ritornello è sempre lo stesso: alla fine vince sempre lui, il commissario tecnico dal doppio passaporto, argentino e italiano, nato a Pujato (dipartimento di Lorenzo a sud di Santa Fe dove gli hanno anche dedicato una strada) ma con bisnonni e trisnonni nati nelle Marche tra Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.

Anche il "Fifa the Best"

Uno degli allenatori più bravi, quotati e vincenti del pianeta, meritatamente trionfatore del prestigioso premio “FIFA The Best” 2022 in qualità di miglior “coach” dell'anno. Davanti a due mostri sacri del calibro di Ancelotti e Guardiola. Scaloni, domiciliato a Palma di Maiorca non è però un “platista” come si dice dalle sue parti, cioè una persona avida di denaro e attaccata alla “grana” tipo i suoi ben più vecchi colleghi nonché connazionali Bielsa, 69 anni, e Sampaoli, 64, che lo precedettero alla guida della Nazionale “albiceleste”. Il primo ora guida l’Uruguay e vent’anni fa vinse le Olimpiadi di Atene con l'Argentina Under 23 (più 3 fuoriquota), il secondo è disoccupato e non ha mai vinto nulla con l’Argentina (curiosamente la sconfisse ai rigori nella finale di Coppa America 2015 a Santiago quando era ct del Cile mentre sull'altra panchina c'era Gerardo Martino, il quale riperse poi la finale dell'edizione “Centenario” l’anno dopo a East Rutherford sempre contro il Cile in quella circostanza allenato dall'ispano-argentino Juan Antonio Pizzi, oggi disoccupato).

Stipendio da 2,5 milioni

Dicevamo del contratto rinnovato con il presidente dell’Afa (federcalcio di Buenos Aires, calle Viamonte 1366) Claudio Fabián “Chiqui” Tapia a inizio 2023 e valido fino al 31 dicembre 2026. Un salario modesto rispetto ai rivali continentali messi tutti, di nuovo, in fila in Coppa America. Scaloni guadagna “appena” 2,7 milioni di dollari all'anno (poco meno di 2,5 in euro). È quinto nella classifica degli stipendi dietro a Bielsa e al brasiliano Dorival Júnior (entrambi a quota 4 milioni di dollari) e ad altri due argentini: Ricardo Alberto Gareca ct del Cile (3,7) e Fernando Ariel Batista allenatore del Venezuela (3 milioni). Se consideriamo anche i tecnici protagonisti nel bene o nel male di Euro 2024, Scaloni uscirebbe addirittura dalla “top ten” trovandosi davanti Southgate (appena dimessosi dall'Inghilterra) con 5,8 milioni di euro, il tedesco Nagelsmann (4,8), il catalano Roberto Martínez ct del Portogallo (4), il francese Deschamps (3,8) e ancora l’olandese Koeman e l’azzurro Spalletti entrambi a quota 3. Dicono che il “seleccionador” italo-argentino si consolerà con i ricchi premi legati agli sponsor e alla Conmebol (confederazione sudamericana) promessi dal presidente federale. E intanto già pregusta la “Finalissima”, la sfida contro la Spagna del prossimo anno che vedrà di fronte i campioni d'Europa a quelli sudamericani. Per chi l’avesse scordato, nel 2022 la “Finalissima” si disputò a Wembley e l’Argentina di Scaloni umiliò l’Italia con un perentorio 3-0. Sulla panchina azzurra sedeva l’attuale superpagato ct dell’Arabia Saudita (25 milioni di euro netti all’anno), quel Mancini protagonista in negativo della vergognosa eliminazione mondiale a Palermo per mano dei “carneadi” della Macedonia del Nord...

Un gol 3x3

La rete vincente a 4’ dalla fine del secondo tempo supplementare è giunta con tre tocchi decisivi arrivati da altrettanti giocatori che lo stratega d’origine marchigiana aveva inserito contemporaneamente al 7’ del primo tempo supplementare: Lo Celso, Paredes e appunto Lautaro Martinez. Un triplo cambio visionario. Giovani Lo Celso ha preso il posto di Enzo Fernández, il romanista ha sostituito Mac Allister e l’interista (capocannoniere del torneo) ha rimpiazzato Álvarez. E in quest’ordine di passaggi è arrivato cinque minuti dopo il gol del trionfo biancoceleste. Pazzesco. Forse il miglior triplice cambio simultaneo nella storia di una grande manifestazione calcistica internazionale.

"Lautaro ha ragione"

Scaloni ha voluto spendere parole d’elogio per il “top scorer” della manifestazione, il nerazzurro Lautaro Martinez: «Non ha mai smesso di lavorare e ha meritato il gol perché ha sofferto per l’esclusione dai titolari nonostante fosse il capocannoniere. Sicuramente non sarà contento di me e ha ragione perché vuole giocare, ma è quello che deve fare. Noi crediamo che la squadra dovesse giocare così e abbiamo vinto. Un tandem con Alvarez? Perché no». Quanto a Lautaro, ha commentato sinteticamente: «Mi sentivo in debito per non aver potuto dare tutto nel Mondiale. Ho fatto una grande stagione con l’Inter e mi sentivo pronto per la Coppa America».

Conforto a Dybala

A margine del trionfo, il ct ha voluto spendere parole speciali di sostegno anche per il romanista Dybala: «Non voglio parlare solo di Messi, che è il miglior giocatore della storia. Sarebbe ingiusto nei riguardi di tutti quelli che sono stati convocati e anche di coloro che non sono stati convocati proprio pensando al bene della squadra, come Dybala. Paulo è un giocatore super-speciale e mi ha spezzato il cuore non averlo convocato. Non portare questi ragazzi in Nazionale è la peggior decisione che ti possa toccare perché siamo molto vicini a loro ed è un vero problema per noi come staff tecnico».

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