Al 50 del Koning Leopold III-laan si trova il Jan Breydel, stadio da quasi 30mila posti che all’inizio si chiamava Olympia Park, impianto del Club Brugge, o Bruges nella dizione abbreviata, e del Cercle, seconda squadra della città fiamminga. Uno stadio dove la Juventus, nel 1978, ha lasciato un pezzo di fegato e di storia bianconera, arricchendo quella leggendaria e malinconica legata alla coppa dalle grandi orecchie, costellata di infiniti rimpianti. Quella era la Juventus di Trapattoni, di Zoff e Gentile, di Furino e Scirea, di Tardelli e Benetti, di Causio e Bettega. La Juve tutta italiana che l’anno prima aveva vinto lo scudetto dei 51 punti contro il Torino e la sua prima coppa europea: l’Uefa nella doppia finale contro l’Athletic Bilbao di Koldo Aguirre. Una squadra fortissima che in quella seconda metà degli anni Settanta, con il Trap in panchina, conquista quattro trofei, raggiungendo la semifinale in Coppa dei Campioni e in Coppa delle Coppe.

Il cammino nella Coppa dei Campioni 1977/78
Nella stagione 1977-78, in campionato, prende la testa della classifica alla tredicesima giornata per non lasciarla più, perdendo una sola partita, arrivando cinque punti davanti al L.R. Vicenza del capocannoniere Paolo Rossi e bissando il successo dell’anno precedente. In Coppa Italia è eliminata al secondo turno dal Napoli di Savoldi e dal Milan di Bigon, mentre in Coppa dei Campioni macina i ciprioti dell’Omonia Nicosia, i nordirlandesi del Glentoran e l’Ajax di Ivic, che non aveva più Cruijff, ma poteva contare su giocatori del calibro di Ruud Krol e Søren Lerby. All’andata, in Olanda, Causio risponde a van Dord nei minuti finali. Il ritorno si gioca a Torino il 15 marzo, Tardelli fa sognare i bianconeri, ma La Ling li porta prima ai supplementari e infine ai rigori. L’Ajax li sbaglia tutti e tre, così come Gentile per la Juve, ma Benetti, Cabrini e Causio la portano in semifinale.