MILANO - È una Coppa europea, ma ormai ha come orizzonte il mondo. Quella di sabato a Istanbul tra Inter e Manchester City sarà la prima finale di Champions League tra due squadre con proprietà basate fuori dal nostro continente: l’Inter di Suning contro il Manchester City dell’Abu Dhabi United Group, Cina contro Emirati Arabi. Due proprietà asiatiche in un colpo solo dopo che finora era successo appena due volte nella storia della competizione: al Paris Saint Germain qatariota sconfitto dal Bayern Monaco nella finale dell’edizione 2019-20 e allo stesso Manchester City nella stagione successiva, fermato dal Chelsea. Quindi, comunque vada a finire, sarà la prima volta con una squadra controllata da un gruppo asiatico sul tetto d’Europa. Finora l’impresa di sollevare la Coppa Campioni pur non avendo il comando in Europa è riuscita solo a imprenditori statunitensi: al Manchester United di Malcolm Glazer nel 2008 e al Liverpool del Fenway Sports Group nel 2019. Gli stessi due club hanno conquistato due sconfitte in finale a testa sotto queste gesioni americane: i Red Devils nel 2009 e 2011, i Reds nel 2018 e 2022. Curiosamente sconfitti due volte dallo stesso avversario: il Manchester United dal Barcellona, il Liverpool dal Real Madrid. Andando ancora più nel dettaglio geografico Suning è la prima proprietà dell’Estremo Oriente ad arrivare in fondo alla Champions League (anche se c’è un forte correttivo finanziario americano, rappresentato dal maxi-prestito del fondo californiano Oaktree), visto che Psg e City hanno il loro quartier generale in Medio Oriente.
City-Inter, le spinte economiche alle spalle sono extracontinentali
Le ultime edizioni confermano che le squadre ai vertici del Vecchio Continente sempre più spesso devono essere sostenute dai soldi in arrivo dal resto del mondo. L’ultima finale tra due proprietà europee è stata Juventus-Real Madrid nel 2017. Poi non è più successo. Scorrendo i nomi delle successive 12 finaliste solo cinque avevano il loro controllo in Europa: Real Madrid (2), Tottenham, Bayern Monaco e Chelsea, all’epoca ancora in mano a Roman Abramovic prima del passaggio obbligato all’imprenditore americano Todd Boehly, in seguito alle sanzioni varate dal governo britannico dopo l’invasione russa in Ucraina. Il pallone della Champions continua a rotolare in Europa, ma le spinte economiche alle spalle non conoscono più confini.