TORINO - Magari è stata semplicemente una scelta obbligata, per carità. Anche se c’è il dubbio che un fine conoscitore di dinamiche calcistiche come Andrea Pirlo un pensierino in merito (propedeutico alla scelta) l’avesse maturato. Fatto sta, comunque, che Juventus-Lazio ha consegnato potenzialmente al riotrno degli ottavi di finale di Champions League il Ronaldo più motivato e famelico che potessimo immaginare. Giacché, si intende, sabato sera ha trascorso, più o meno suo malgrado, in qualità di spettatore la maggior parte della sfida che ha in un certo senso rimesso la Juve in carreggiata per la rincorsa scudetto. Previa una vittoria in rimonta ottenuta in modo esemplare, arcigno, prepotente. E per una volta in questi ultimi anni, appunto, non è stato Ronaldo a griffare la grande impresa.
Ronaldo e la smisurata voglia di tornare
Le immagini parlano chiaro: il portoghese ha tifato, caricato, gioito e goduto dell’impresa di sabato. Epperò, chiaramente, ha maturato dentro una smisurata voglia di tornare, anche lui, a fare la sua parte sin dal 1’. Di rimettersi al centro della scena insieme come gli altri, più degli altri. Ché del resto se non hai un ego e una forza di volontà grossi quanto iceberg certi record non riesci mica a raggiungerli e men che meno - cosa ancor più straordinaria e sovraumana - non riesci a continuare a volerli migliorare, e migliorare, e migliorare.
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