Tra gli obiettivi della serata: ripensare al Barcellona. E dimostrare di avere imparato la lezione. Il Barcellona che ha messo in crisi il gioco bianconero lo scorso mercoledì, innanzitutto: il 2-0 subito in casa risuona ancora come un campanello d’allarme e di buono ha soltanto il fatto di esser capitato ad inizio stagione (nella seconda giornata della fase a gironi) eppertanto di essere potenzialmente privo di qualsivoglia effetto collaterale irreparabile in termini di classifica, qualificazione al turno successivo, prosieguo della stagione. A patto di non ripetersi questa era, ovviamente, tanto per cominciare.
Ma in realtà, attenzione: sottolineando che bisogna “ripensare” al Barcellona e dimostrare di avere impararto la lezione, si fa riferimento anche ad un Barcellona più datato, quello dei tempi di Guardiola, che più o meno sta alla base del calcio che ha in mente Andrea Pirlo (molto tiqui taqua style)e che deve essere ad esempio per i bianconeri chiamati ad attuarlo.
Anche in fase difensiva. Baricentro alto, intensità, immediata ricerca di recuperare il pallone in caso di perdita di possesso (entro 6 secondi, la regola magica).
Inoltre, sempre restando alle peculiarità della difesa ma passando alla fase di possesso, attenzione all’input di partecipare all’azione, di stare dentro al giro palla e mantenere costante la propenione all’attacco. Con tutti i rischi che la cosa comporta (le infilate prese ultimamente in Europa e in Serie A), ma anche con i vantaggi annessi: ripensare, ad esempio, al modo in cui Danilo ha propiziato il gol dell’1-0 di AlvaroMorata contro lo Spezia ma anche ai lanci per i vari Chiesa e, ancora, Morata.
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