TORINO - Nulla ha detto che i tifosi del Toro - almeno quelli che non si abbeverano alla vulgata dell’editore Cairo - già non sapessero. Ma sentirlo mettere nero su granata direttamente da lui, anche se nel cuore di una notte disgraziata, ha fatto - farà, deve fare - sicuramente un altro effetto. Mandato a render conto pure a nome dei compagni di una prestazione ancor più inattesa che indecorosa, Andrea Belotti stavolta non ha fatto il pesce in barile. Ha evitato dribbling dialettici che a questo punto sarebbero risultati davvero stucchevoli, se non inopportuni, non avendone poco prima azzeccato uno - lui come il resto della squadra - di quelli che sarebbero serviti per far male a un Genoa in inferiorità numerica e tecnica ma non caratteriale. Ha detto le cose magari non proprio come stanno - per quello forse non basterebbe una conferenza stampa, altro che un’intervista flash di Sky a ore antelucane - tuttavia di sicuro ne ha finalmente riassunto di persona il senso. E cioè: se il Gallo smetterà la maglia granata da svincolato dopo sette anni d’amore reciproco, non sarà per soldi che non daranno a lui, ma per denaro che non metteranno nel Toro.
Torino, le parole di Belotti
«Sono sempre stato chiaro sul fatto - ha risposto a una domanda di Paolo Aghemo sul mancato rinnovo del contratto - che è una situazione che vorrò valutare alla fine della stagione per capire un po’ tutto con la società, il mister e lo staff. Da sette anni sono qui a Torino, voglio capire le ambizioni e gli obiettivi. Per me sarà una decisione importante e devo prenderla nel modo corretto. Se c’è uno spiraglio? Io ho sempre dato un mio spiraglio».
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