«Il cambio di proprietà in questo momento un po’ cruciale ha ritardato tante cose, ma tutto in un clima idilliaco di rapporti. Non mi preoccupo molto del tema Maldini-Massara, non ho il minimo dubbio che si raggiungerà una intesa per cui questa coppia, che è stata così importante, continui con noi anche nei prossimi anni». Le parole di Paolo Scaroni, presidente del Milan a “La Politica nel Pallone” su Gr Parlamento suonano come una fresca limonata in giornate di afa sahariana. Resta però il paradosso di un Milan che, con i rinnovi, sembra proprio avere un rapporto conflittuale. Non bastassero i “polpettoni” legati a Donnarumma, Calhanoglu e Kessie, i tifosi si sono dovuti sorbire pure quello più incredibile, legato ai prolungamenti di chi - ovvero Paolo Maldini e Frederic Massara - è stato architetto di una squadra capace di vincere lo scudetto e ritrovare dignità pure in campo europeo. Elliott, dopo il passaggio di mano, ha delegato a Gerry Cardinale e a Redbird la questione. Nessuno ha dubbi su come finirà la vicenda, considerato quanto il neo-proprietario del club si rimasto ammaliato dal colloquio avuto con Maldini («Abbiamo trascorso tre ore e mezza insieme... è stato fantastico»), però risulta quanto meno singolare che al 20 giugno il dt e il suo braccio operativo non abbiano firmato alcunché e che - in linea teorica - tra undici giorni potrebbero essere due disoccupati. Una situazione che non fa onore a Elliott - Cardinale, dopo tutto, deve ancora farlo, il closing - considerato che la pratica andava gestita per tempo a meno che non fosse quella formalità come tutti hanno fatto credere. Perché è chiaro che la posizione di Maldini, forte dello scudetto, con il rinnovo sarà ancora più rinforzata nel sottile gioco di poteri che regolano i club calcistici, come è altrettanto chiaro che il capitano sia oggi sempre di più iconica figura del Milan. Ora si dovrà trattare pure il rinnovo di Leao, ecco la speranza è che non diventi un altro tormentone. Cardinale, anche su questo, dovrà fare un fioretto con i tifosi.