Juventus, Di Maria tentazione Rosario? Precedente Tevez

L'argentino torna nella sua città per la festa Mundial, bianconeri in ansia. Ha già detto di voler chiudere la carriera dove è iniziata

Un po’ di clamore e un po’ di riflessioni l’hanno creato quelle immagini lì, da ritorno al futuro, in cui El Fideo Angel Di Maria e La Pulce Lionel Messi atterravano - con tanto di elicottero privato - a Rosario, laddove tutto ebbe inizio. Nonché, tendenzialmente, laddove tutto avrà fine. Calcisticamente parlando, claro.  I neocampioni del Mondo - ebbri di festeggiamenti e tronfi di gloria - sono stati accolti da Kily Gonzalez, ex centrocampista dell’Inter, tra le altre, e recentemente allenatore del Central. E orgogliosamente hanno ricalcato quelle vie, quelle strade, quelle piazze in cui hanno - circa trent’anni fa - preso il via le carriere di due tra i calciatori più forti e vincenti del pianeta. Sono arrivati e si sono diretti alle rispettive case, accolti dalla gente, dai conoscenti, dai parenti.

I natali del Fideo, una storia rosarina

Proprio a Rosario (città più grande e popolosa della provincia argentina di Santa Fe, situata nella parte nord-orientale dell’Argentina) è infatti nato Di Maria: era il 14 febbraio del 1988. Poco meno di un anno prima era stato Messi ad emettere i primi vagiti. A differenza di Messi, Di Maria ha avuto modo di forgiarsi in tutto e per tutto in città, facendo la trafila nelle giovanili del Central (tra il 1992 e il 2005 )e debuttando in prima squadra, in cui ha collezionato 39 presenze e 6 marcature prima di essere ceduto - nel 2007 - al Benfica. Da lì in poi, l’approdo nei top club di tutte le principali leghe europee: Real Madrid, United, Paris Saint Germain e ora Juventus. Mantenendo tuttavia sempre forte il legame con le proprie origini. Sbandierando, peraltro, i suoi propositi di chiudere il cerchio: «Il mio sogno è tornare e finire la mia carriera al Rosario Central», aveva detto ad esempio lo scorso maggio.

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Ieri, al proposito, il tecnico Miguel Angel Russo a Radio Dos de Rosario ha spiegato: «Angel non ha bisogno di essere convinto, è un qualcosa di più grande. C’è solo da dargli un club in condizioni adeguate ad una figura come la sua».  Non è un caso, del resto, che Di Maria abbia fortemente insistito, la scorsa estate, per firmare un contratto di un solo anno con la Juventus. Cercava una squadra di livello che gli permettesse di prepararsi al meglio per i Mondiali, ma non era nelle condizioni di prendersi impegni a medio termine. 

In casa Juventus, peraltro, s’è già avuto modo di capire quanto possa essere forte il legame tra un calciatore argentino e la sua squadra natale. Ripensare, per credere, a quanto accaduto con Carlos Tevez che pur avendo firmato un contratto triennale con la Juventus (nel 2013) al termine della seconda stagione s’è impuntato per andare via, per tornare al suo Boca Juniors del corazon mettendo l’ad Marotta (visto che il Boca non poteva sborsare una lira per il cartellino dell’Apache) nelle condizioni di dover dare fondo alla creatività: Tevez venne ceduto in cambio del diritto di prelazione su alcuni giovani del vivaio del Boca (si puntò felicemente su Rodrigo Bentancur). Per la cronaca, dopo due stagioni di Boca, Tevez trovò bene di salutare la compagnia per andare a riscuotere fior di soldoni allo Shanghai Shenhua, ma questo è un altro discorso... 

Fatto sta, comunque, che ora in molti si chiedono quanta voglia abbia Di Maria fresco campione del mondo di lasciare subito la sua Rosario e rimettersi a disposizione di Massimiliano Allegri . Fin qui, prima del Qatar, si è visto poco, bloccato dagli infortuni. Un paio di lampi e basta. Con i bianconeri è legato fino a giugno: potrebbe essere l’arma in più. Lui, Chiesa e Pogba. Ma Di Maria sarà concentrato sulla Juve? La sua serietà non è in discussione e in finale ha dimostrato, una volta di più di essere un fuoriclasse. La Juve medita addirittura di tornare alla carica per un prolungamento, ma chissà cosa accadrebbe se arrivasse una offerta già a gennaio... 

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Un po’ di clamore e un po’ di riflessioni l’hanno creato quelle immagini lì, da ritorno al futuro, in cui El Fideo Angel Di Maria e La Pulce Lionel Messi atterravano - con tanto di elicottero privato - a Rosario, laddove tutto ebbe inizio. Nonché, tendenzialmente, laddove tutto avrà fine. Calcisticamente parlando, claro.  I neocampioni del Mondo - ebbri di festeggiamenti e tronfi di gloria - sono stati accolti da Kily Gonzalez, ex centrocampista dell’Inter, tra le altre, e recentemente allenatore del Central. E orgogliosamente hanno ricalcato quelle vie, quelle strade, quelle piazze in cui hanno - circa trent’anni fa - preso il via le carriere di due tra i calciatori più forti e vincenti del pianeta. Sono arrivati e si sono diretti alle rispettive case, accolti dalla gente, dai conoscenti, dai parenti.

I natali del Fideo, una storia rosarina

Proprio a Rosario (città più grande e popolosa della provincia argentina di Santa Fe, situata nella parte nord-orientale dell’Argentina) è infatti nato Di Maria: era il 14 febbraio del 1988. Poco meno di un anno prima era stato Messi ad emettere i primi vagiti. A differenza di Messi, Di Maria ha avuto modo di forgiarsi in tutto e per tutto in città, facendo la trafila nelle giovanili del Central (tra il 1992 e il 2005 )e debuttando in prima squadra, in cui ha collezionato 39 presenze e 6 marcature prima di essere ceduto - nel 2007 - al Benfica. Da lì in poi, l’approdo nei top club di tutte le principali leghe europee: Real Madrid, United, Paris Saint Germain e ora Juventus. Mantenendo tuttavia sempre forte il legame con le proprie origini. Sbandierando, peraltro, i suoi propositi di chiudere il cerchio: «Il mio sogno è tornare e finire la mia carriera al Rosario Central», aveva detto ad esempio lo scorso maggio.

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