Buongiorno, Andrea Barzagli. Adesso Pogba è tornato veramente alla Juventus, come nel 2012, quando c’era anche lei... Se ripensa al francese?
«Se penso a Paul, con cui ho sempre avuto un ottimo rapporto, mi vengono in mente i primi allenamenti. Aveva 18-19 anni e vedevi un ragazzo con qualità incredibili, che poi è migliorato divertendosi. Aveva tutto: tecnica, fisico, passaggio, corsa».
Che effetto le fa rivederlo in bianconero?
«È bello e affascinante, anche per i tifosi, riabbracciare Paul. Torna dopo sei anni al Manchester United. È un qualcosa in più per la squadra e anche per tutto l’ambiente: Pogba porterà entusiasmo».
Tecnicamente cosa aggiungerà il Polpo alla squadra di Allegri?
«Pogba è un giocatore di spessore internazionale e ha già giocato nella Juventus. Paul sa cosa vuol dire indossare questa maglia e sa cosa vuol dire vincere. E soprattutto porta personalità, qualità, gol e assist. Ma quello che conta di più è quel mix di personalità e qualità che negli ultimi anni è venuto un po’ a calare».
L’entusiasmo è tanto, ma gli scettici che pensano al Pogba di Manchester non mancano...
«A Manchester ha patito il peso di dover dimostrare di valere i 105 milioni investiti dallo United. Da fuori non si percepisce la pressione che deve sopportare un ragazzo, comunque giovane, quando le aspettative sono altissime. O sei un giocatore che segna 60 gol all’anno, altrimenti è dura far vedere di valere 105 milioni. Quello ha pesato moltissimo. Il giocatore, però, non si discute: è ancora giovane ed è uno che sposta gli equilibri. Avrà una gran voglia di rimettersi in pista. E vincere. Per la Juventus è un grandissimo colpo».
Oltre a Pogba, la Juventus ha acquistato a parametro zero anche Di Maria. Sensazioni?
«Di Maria l’ho affrontato quando era al Real Madrid. È un giocatore dotato di una qualità incredibile. Sono curioso di vederlo nel campionato italiano. È un super acquisto per la Juventus. Può inventare una giocata decisiva da un momento all’altro. Questa è una dote che nel calcio moderno hanno in pochi».
Come immagina i primi colloqui tra Allegri e Di Maria?
«Certi giocatori, e Di Maria è uno di questi, sono facili da allenare. Basta una parola e loro capiscono tutto al volo. Anzi, aggiungono pure qualcosa di più».
La Juventus ha ingaggiato Di Maria e ripreso Pogba. L’Inter ha riportato Lukaku a Milano. Chi sposterà di più gli equilibri in ottica scudetto?
«Spostano di più Pogba e Di Maria perché sono due. Lukaku ha dimostrato di fare la differenza in Serie A, però i due acquisti della Juventus portano quella personalità e quella qualità che un po’ mancava. Pogba e Di Maria faranno ritornare grande la Juventus».
Pronostico scudetto?
«Io non faccio i giochini di strategia come fanno gli allenatori nelle dichiarazioni. Metto Juventus e Inter alla pari, con alle spalle il Milan. E poi il Napoli».
Ci racconta un aneddoto su Allegri?
«Allegri è intelligente e lo ha dimostrato anche lo scorso anno. Nel momento di difficoltà ha capito che avrebbe dovuto fare di più, infatti abbiamo visto una buona Juve nella seconda parte. Quest’anno ha un compito ancora più complicato perché il club deve tornare a vincere lo scudetto. Ci saranno momenti da ridere, ma anche momenti in cui stare ben concentrati».
Lei ha avuto un gran feeling anche con Conte, protagonista di una strepitosa rimonta con il Tottenham.
«Non c’è nessuno in grado di valorizzare i giocatori come Antonio: è straordinario e lo ha dimostrato anche al Tottenham. Sono legato pure a Paratici, che mi venne a vedere spesso al Wolfsburg prima di prendermi alla Juventus. Lo dimostrano anche le operazioni Bentancur e Kulusevski, prima criticati e ora idoli degli Spurs. Conte e Paratici sanno di calcio».
Allegri e Conte: tanto diversi, però...
«Diversi sì, però hanno una cosa in comune: allenano per vincere. E sanno vincere. Poi uno ha una tecnica e uno un’altra».
Di Maria e Pogba hanno riacceso anche i sogni europei della Juventus. Quale percorso in Champions si aspetta per i bianconeri?
«Negli ultimi anni la Juventus è uscita contro squadre che, sulla carta, sembravano abbordabili. La Juve deve tornare almeno nei quarti di Champions, poi le variabili sono tante a quel punto. Le big, però, ai quarti arrivano sempre».
Zaniolo è da Juventus?
«Non lo so. Non so inquadrare bene Zaniolo in questa Juventus. E non lo dico per le qualità, perché quelle le vedono tutti. È normale, però, che il club stia puntando a prendere i migliori giovani italiani per creare una nuova base. Zaniolo può dare imprevedibilità in certi momenti, sarei curioso di vederlo in una squadra che gioca per la Champions».
Chiellini si è presentato a Los Angeles citando una frase: “Gli attaccanti fanno vendere i biglietti, i difensori fanno vincere i campionati”. Condivide?
«Che i difensori facciano vincere i campionati vale più in Italia che all’estero. Alla fine è una via di mezzo: una difesa forte aiuta. Ma l’attaccante, oltre a farti vendere i biglietti, se fa gol ti fa vincere le partite. In Serie A, però, statisticamente arriva primo chi difende meglio di squadra e subisce meno reti».
De Ligt è ai saluti, pressato da Bayern e Chelsea. Lei ha lavorato con l’olandese nell’anno di Sarri: è più stupito che possa già andare via dalla Juventus o che si parli di 100 milioni per lui?
«Matthijs non ha fatto vedere il suo massimo potenziale nonostante l’ottimo campionato dello scorso anno, nel quale ha cominciato a prendersi la responsabilità di guidare la difesa e la squadra. È un po’ il discorso di Pogba al Manchester United, ma con un aspetto in più. De Ligt è arrivato alla Juventus giovane con la pressione di essere stato pagato tantissimo e con due grandi difensori davanti come Chiellini e Bonucci. Non è facile quando vieni pagato così e ci sono aspettative. È difficile trovare continuità e avere la fiducia giusta con due mostri del genere davanti. Se dovesse davvero andare via, sarebbe una grande perdita per la Juventus e anche per il campionato italiano. È normale che poi, nel caso, andrà sostituito con un difensore di spessore. I centrali top sono rari».
In caso di addio di De Ligt, che tipo di centrale serve ai bianconeri?
«Un difensore forte fisicamente, aggressivo e veloce. Che trasmetta sicurezza a guardarlo. La base di una squadra comincia da dietro con giocatori forti e di grande personalità».
Il primo nome nella lista della Juventus è Koulibaly. È d’accordo?
«Dovessero prendere Koulibaly, il problema difensore sarebbe già risolto perché Kalidou è veramente forte. Bremer sarei curioso di vederlo: non metto in dubbio le sue qualità, che sono evidenti, però nel suo caso ci sarebbe da capire come reagirebbe al salto di qualità e al dover giocare ogni tre giorni per vincere, senza poter sbagliare nulla».
A bruciapelo: un difensore che apprezza all’estero?
«Koundé del Siviglia. Anche mio figlio stravede per lui».
In questi giorni di aste milionarie per i difensori non si chiede mai quale sarebbe il suo prezzo nel calcio attuale?
«Erano tempi diversi... Io mi sono affermato a trent’anni. Diciamo che adesso almeno 50 milioni li varrei. Spesso scherzavo con i compagni nello spogliatoio: noi difensori facciamo il lavoro più sporco, non ci divertiamo mai e poi guadagniamo pure meno degli altri... Anche se sia chiaro: ovviamente siamo stati super privilegiati anche noi! A mio figlio dico sempre di giocare davanti, che per arretrare c’è tempo».
Se la chiamasse Gatti per qualche consiglio?
«Sono onesto: quando fai un salto del genere è perché hai potenziale e te lo sei meritato. Per cui eviterei discorsi del tipo: goditi il momento. No, Federico deve andare lì e giocarsela. E credo che lo farà: quando parti da certe categorie e arrivi in alto, significa che hai fame e voglia di affermarti. In Nazionale mi ha trasmesso buone sensazioni, fisicamente è forte. Lo valuteranno bene in ritiro, ma se lo hanno scelto è perché ha qualità».
Della storica BBC è rimasto soltanto Bonucci. Che capitano sarà?
«Leo è sempre stato un capitano. La fascia può contare, ma poi dentro lo spogliatoio ci sono i leader che fanno la differenza. E Bonucci lo è sempre stato, con personalità».
In attacco la Juventus riparte da Vlahovic. A quale categoria appartiene il serbo?
«Dusan ha ottime potenzialità, ma deve dimostrare ancora tanto. Deve migliorare nel gioco con la squadra. È un finalizzatore top e ha una mentalità notevole. Sono convinto che Di Maria e Chiesa, quando rientrerà, daranno a Vlahovic una grande mano: un po’ quello che è mancato nel finale di stagione».
Dybala è ancora svincolato: se lo sarebbe mai aspettato?
«No. E mi fa strano vedere Paulo senza squadra al 10 luglio. Strano è tutto il mercato, con giocatori importanti in scadenza e a spasso. Sono curioso di vedere dove potrà andare la Joya. A me piacerebbe vederlo all’estero, in un campionato con maggiori spazi per lui. Sarebbe anche una esperienza nuova. Ma Dybala è Dybala: lo vedrei bene ovunque».
Pirlo è ripartito dalla Turchia (Karagumruk). Anche Tevez ora è in panca: se lo sarebbe aspettato subito allenatore?
«Andrea si è rimesso in gioco e ha fatto bene. Alla Juventus ha dovuto fare un anno non facile per via del Covid e sarebbe stato complicato per qualsiasi esordiente. Bravo Pirlo, gli faccio un grande in bocca al lupo. Tevez al Rosario Central? Carlitos è un trascinatore nato, ha una personalità pazzesca. Lo vedo alla grande in panchina».
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