MILANO. La prima scelta era Massimiliano Allegri («L’abbiamo contattato perché in quel momento era libero e rappresentava sicuramente un profilo interessante», ha ammesso a posteriori Marotta), ma oggi Steven Zhang mai cambierebbe Simone Inzaghi con l’attuale allenatore della Juve. L’empatia con il presidente è ai massimi livelli: Inzaghi piace perché è giovane, vincente ed è anche un sano aziendalista. Atteggiamenti che hanno portato risultati tangibili proprio in queste settimane dedicate al mercato (con Inzaghi sempre presente di persona a ogni vertice), come prova il sorpasso di Romelu Lukaku su Paulo Dybala: quando la Joya era a un passo, l’allenatore ha indicato le sue priorità e il club le ha accettate, mentre Ieri sempre Inzaghi, è andato in pressing sul presidente perché accettasse l’offerta arrivata dal Chelsea per ridare Big Rom all’Inter.
Non è un fatto legato semplicemente alla fiscalità (il belga godrà del decreto crescita se tornerà a Milano entro il giorno 30), ma è una scelta di campo dettata dalla necessità di reperire sul mercato un centravanti in grado di andare nella profondità, di “fare reparto da sé”, di permettere alla squadra di restare col baricentro basso e ripartire, fatto impossibile con Dzeko, attaccante che andava “accompagnato” nella fase offensiva. Se non arrivasse Dybala, Inzaghi sarebbe a posto così: con Lautaro Martinez - determinante, come ha sottolineato l’allenatore e rimarcato Marotta lunedì ai microfoni di Radio Rai - in tandem con Lukaku più Correa - un fedelissimo, ma pure attaccante perfetto per creare superiorità nell’uno contro uno - e il vecchio Edin che potrebbe essere comunque determinante part-time. Questo, sia ben inteso, non vuol dire che non arriverà Dybala, ma prova quanto sia centrale nel progetto il pensiero di Inzaghi al di là del rinnovo appena firmato con piena soddisfazione di tutti.