TORINO - Sulla strada che avrebbe dovuto imboccare Moise Kean l'uomo che ci ha visto più lungo di tutti è stato Massimiliano Allegri. Che in tempi non sospetti, fatti di panchina e pochissimo campo, lo blindò dalle voci del mercato invernale: «Giocatori giovani come Kean devono rimanere. Andando via rischia di giocare di più ma anche di perdere il suo percorso di crescita. I giovani vanno accompagnati in un percorso». La Juventus, in tal senso, lo ha accontentato. Così la stagione di Moise ha avuto uno sviluppo inaspettato e improvviso: il 2019 con gol a raffica (7 con Madama, 2 con l'Italia di Mancini) ha lasciato sensazioni estremamente positive. Senza dover guardare alla Juventus del futuro, ma badando già a quella del presente. Kean come Re Mida, in primavera: ogni pallone toccato puntualmente diventava oro. Sia in bianconero, sia in azzurro. Ma l'annata che verrà dovrà essere quella della consacrazione. I segnali che ci possa provare con la maglia della Juventus continuano a essere tanti, per svariate ragioni. A partire da quelle squisitamente tecniche: Maurizio Sarri, così come Allegri, valuta molto positivamente il giocatore.