TORINO - Massimiliano Allegri, le dice con una battuta. Quella di ieri pomeriggio su Douglas Costa è di quelle affilate come un bisturi e ha sezionato la controversa stagione del brasiliano, iniziata in modo promettente e finita in modo imbarazzante con infortuni più o meno misteriosi e quei venti minuti di Amsterdam, nei quali nonostante tutto poteva ancora cambiare la storia della qualificazione. Quel palo, un palo «bastardo» lo definirebbe Allegri, ha invece lasciato sul tavolo bianconero lo scottante caso Costa, giocatore di talento tanto indiscutibile quanto geniale, ma senza continuità e dannatamente fragile. Non solo nei muscoli, ma anche nel carattere e nell’attitudine.
«Douglas Costa è sparito, non so neppure se è biondo o moro», ha scherzato Allegri in modalità livornese, probabilmente digrignando dentro al sorriso il pensiero che nei momenti chiave della stagione gli sarebbero serviti come l’aria il suo dribbling secco, che ubriaca, e lo scatto da fermo che polverizza qualsiasi difensore.
L’annata di Douglas si è incrinata contro il Sassuolo, in un momento particolarmente felice, dopo una serie di prestazioni positive che stavano facendo maturare ad Allegri l’idea di un gioco diverso, nel quale sfruttare la dinamitarda imprevedibilità del brasiliano per innescare Ronaldo. In quel maledetto pomeriggio, però, Douglas Costa, forse provocato, non aveva trovato di meglio dafare che sputare addosso a Federico Di Francesco, meritandosi una severa reprimenda (con multa) della Juventus e una squalifica di quattro turni. [...]
E ora? La Juventus ha il dubbio: il suo talento è roba da Champions, il resto un po’ meno. Il risultato del ragionamento è che in presenza di un’offerta allettante (dai 50 in sù) l’idea di cederlo verrebbe presa in considerazione. In seria considerazione.
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