TORINO - Vale per Blaise Matuidi come per Axel Witsel: «Il giocatore voleva la Juventus». Impossibile contraddire Beppe Marotta su entrambi i fronti: gli accordi con i rispettivi entourage erano già in archivio, ma Paris Saint-Germain e Zenit San Pietroburgo hanno fatto fronte comune nell’opporsi all’avanzata juventina. Resta il fatto che in vista della sessione di gennaio i dirigenti juventini torneranno alla carica con i russi, seppur non alle condizioni di fine agosto: 18 milioni più bonus per un giocatore in scadenza di contratto cinque mesi dopo, in tutta franchezza, sono cifra esagerata. E va data per scontata la disponibilità del nazionale belga, che difficilmente riuscirà a dimenticare le 13 ore trascorse il 31 agosto a Torino nella vana attesa del definitivo sì dello Zenit. Il mancato arrivo di un degno sostituto di Witsel fece tramontare l’affare: vero in parte, perché evidentemente i russi hanno giocato le proprie carte in maniera anomala, facendo sfumare una trattativa ormai chiusa. L’ex Benfica, peraltro, rispetto a Matuidi che potrebbe ancora correre il “rischio” Champions, potrebbe comunque giocare la Coppa a Torino, perché lo Zenit disputerà solo l’Europa League.
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