Stanno ammazzando la magia della Fa Cup

La Coppa più amata d’Inghilterra è in svalutazione costante. Può essere l’ultimo anno coi replay al 3° e 4° turno in caso di pari: una mazzata sugli introiti delle piccole

È, da qualche anno, il tormentone di inizio gennaio, ma è un tormentone che ha radici e motivazioni molto più che solide. Il tormentone lamentoso sul destino sempre più gramo a cui è condannata la Coppa d’Inghilterra, o Football Association Cup (FA Cup), svilita stagione dopo stagione da decisioni e modifiche regolamentari che l’hanno fatta retrocedere di parecchie posizioni nella classifica di gradimento del tifoso medio dell’English Football.

La storia

Nata nel 1872, la FA Cup dei tempi belli, durati per tutto il Novecento, era all’inizio di ogni anno solare, al terzo turno in cui entrano in scena i club delle prime due serie, l’occasione di rinascita e rilancio per quelli in situazione mediocre in campionato e possibilità di completare una stagione trionfale per quelli di vertice: era un’immersione in un mondo affascinante fatto di sfide con squadre di altre serie, spesso su campi infami, al tempo stesso una prova di tecnica, di forza, di resistenza codificate in riti particolari: nella sua forma più pura il regolamento prevedeva che in caso di parità si andasse direttamente alla ripetizione della partita, ad oltranza, fino a che una squadra non avesse prevalso sull’altra, cosa che adesso non vale più.

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Il declino

E capitavano episodi passati alla storia: nel novembre 1971 Alvechurch-Oxford City, del quarto turno di pre-qualificazione, richiese sei partite, e considerando le rose ridotte (mai più di 15) finivano per incontrarsi sempre gli stessi giocatori, tanto che ad un certo punto uno di loro disse «era come andare in ufficio la mattina, vedevi sempre le stesse persone». Tutte pratiche affascinanti ma incompatibili, man mano che si arrivava verso l’attuale secolo, con stagioni sempre più zeppe di impegni europei più remunerativi: da quando arrivare terzi o quarti in campionato porta alla qualificazione in Champions League e a garanzie economiche a lungo termine, a molti club interessa piu preservare energie per obiettivi di quel tipo che per una coppa, e lo stesso vale per i club di Championship in corsa per una promozione che ha un valore immenso, così come la salvezza per chi è in fondo alla massima serie. Per non parlare del 1999-2000, quando il Manchester United, detentore, scelse di non partecipare, preferendo il Mondiale per Club, manovra che avrebbe dovuto favorire anche la federazione nel suo desiderio di ospitare i Mondiali 2006.

Il turnover

Ecco allora formazioni zeppe di seconde linee, ecco, spessissimo, presenze di pubblico inferiori a quelle che, per la medesima partita se si gioca tra squadre della stessa serie, si sono verificate in campionato. Ed ecco club che fino al giorno prima della partita inviano email annunciando la disponibilità di biglietti o riducendone drasticamente il prezzo per portare gente, impensabile in campionato: per la sfida al Wolverhampton di stasera, grazie allo sponsor, il Brentford ha previsto ingresso gratis per bambini accompagnati da un adulto pagante… pagante però solo 20 sterline contro le 45 (minimo) per le partite di Premier League. La cosiddetta magia resta per i piccoli club che ospitano una grande, giornate magiche in cui una cittadinanza si mobilita sperando in una vittoria o almeno un pareggio che porti alla ripetizione nel grande stadio, con grande incasso da biglietti e tv: ma se, come pare, dal 2024-25 anche al terzo turno si andrà direttamente a supplementari e rigori la perdita non sarebbe solo quella della tradizione ma quella, più profonda, sul piano economico.

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È, da qualche anno, il tormentone di inizio gennaio, ma è un tormentone che ha radici e motivazioni molto più che solide. Il tormentone lamentoso sul destino sempre più gramo a cui è condannata la Coppa d’Inghilterra, o Football Association Cup (FA Cup), svilita stagione dopo stagione da decisioni e modifiche regolamentari che l’hanno fatta retrocedere di parecchie posizioni nella classifica di gradimento del tifoso medio dell’English Football.

La storia

Nata nel 1872, la FA Cup dei tempi belli, durati per tutto il Novecento, era all’inizio di ogni anno solare, al terzo turno in cui entrano in scena i club delle prime due serie, l’occasione di rinascita e rilancio per quelli in situazione mediocre in campionato e possibilità di completare una stagione trionfale per quelli di vertice: era un’immersione in un mondo affascinante fatto di sfide con squadre di altre serie, spesso su campi infami, al tempo stesso una prova di tecnica, di forza, di resistenza codificate in riti particolari: nella sua forma più pura il regolamento prevedeva che in caso di parità si andasse direttamente alla ripetizione della partita, ad oltranza, fino a che una squadra non avesse prevalso sull’altra, cosa che adesso non vale più.

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